• 31 Ottobre 2024 2:18

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Sinner & Co. vincono, ma le tenniste italiane stanno a guardare

Apr 9, 2021

AGI – Che ne è stato dello squadrone femminile che ha vinto quattro Fed Cup, l’ultima otto anni fa, e pure due titoli Slam, Francesca Schiavone a Parigi e Flavia Pennetta a New York dopo una finale giocata contro Roberta Vinci? Se nel settore maschile abbiamo dieci tennisti fra i primi 100 del mondo e quasi tre fra i primi 20 (il neo idolo Sinner è 23), il piatto del tennis rosa oggi piange parecchio, con solo due tenniste fra le prime cento: una, la Giorgi, è n.80 e l’altra, la Trevisan, è 99. Con la Paolini che è 103, tra la centesima e la duecentesima posizione della classifica Wta, le tenniste azzurre sono appena quattro: la  Trevisan più Cocciaretto (111), Errani (112), Gatto Monticone (177).

E adesso che la povera Giorgi è risultata positiva al Covid (è in isolamento a Charleston, dove ha dovuto dare forfait al torneo) per sostituirla nel proibitivo match con la Romania (che schiera Simona Halep, numero 3 del ranking) in programma il 16 e il 17 aprile, la capitana di Fed Cup Tathiana Garbin ha dovuto raschiare il fondo della classifica, convocando al suo posto la ventitreenne Bianca Turati, numero 281 del ranking, al suo esordio in azzurro.

Dell’agguerrito ma ormai antico team capeggiato da Schiavone e Pennetta resta in gioco Sara Errani, reduce da dolorose vicende di doping, che ha disputato un buon Australian Open ed è determinata a uscire di scena solo dopo aver cancellato quella pagina buia. Ma il resto? Quella eredità è andata perduta.

Certo: l’attuale boom del tennis maschile dimostra che esiste un movimento ondulatorio del talento tennistico.Quando Pennetta and Co vincevano tanto i maschi azzurri stavano a guardare e non c’è dubbio che in certe epoche ci siano campionesse o campioni che nascono in un certo luogo e non in un altro. E lì trovano terreno fertile per crescere. Basta riflettere sull’attuale momento del tennis maschile statunitense dove i nomi più altisonanti sono quelli di Fritz e Tiafoe: non esattamente ConnorsAgassi o McEnroe.

Ma ciò non toglie che del patrimonio che Schiavone, Vinci, Pennetta rappresentavano non è stato conservato nulla. La Schiavone si occupa d’altro nella vita e con il tennis italiano ci sono state incomprensioni profonde, la Pennetta fa la mamma e la coach-ombra di suo marito Fabio Fognini. Per la Vinci si era parlato di un ruolo tecnico di base: non se n’è fatto nulla.

Il risultato è che la giocatrice italiana di maggior peso oggi è Camila Giorgi, che, sfortuna da Covid a parte, è un’eterna incompiuta che pare più determinata nel creare book fotografici in intimo sexy per deliziare i suoi follower su Instagram che non a vincere tornei. Nonostante l’appassionato lavoro che svolge la capitana GarbinTrevisan e Cocciaretto devono fare i conti con limiti fisici che in un tennis dove la fisicità conta eccome le penalizzano.

Ma soprattutto non si vede all’orizzonte quel singolo talento che  da solo potrebbe trainare l’intero movimento. Ed è questo a colpire maggiormente: è come se i colpi magici di Schiavone e Vinci o l’agonismo pazzesco che la Pennetta mise in mostra nella seconda fase della sua carriera non fossero stati raccolti da nessuna. La responsabilità è solo delle onde che prima lambiscono un certo paese e poi lo lasciano all’asciutto? Chissà.

AGI – Che ne è stato dello squadrone femminile che ha vinto quattro Fed Cup, l’ultima otto anni fa, e pure due titoli Slam, Francesca Schiavone a Parigi e Flavia Pennetta a New York dopo una finale giocata contro Roberta Vinci? Se nel settore maschile abbiamo dieci tennisti fra i primi 100 del mondo e quasi tre fra i primi 20 (il neo idolo Sinner è 23), il piatto del tennis rosa oggi piange parecchio, con solo due tenniste fra le prime cento: una, la Giorgi, è n.80 e l’altra, la Trevisan, è 99. Con la Paolini che è 103, tra la centesima e la duecentesima posizione della classifica Wta, le tenniste azzurre sono appena quattro: la  Trevisan più Cocciaretto (111), Errani (112), Gatto Monticone (177).
E adesso che la povera Giorgi è risultata positiva al Covid (è in isolamento a Charleston, dove ha dovuto dare forfait al torneo) per sostituirla nel proibitivo match con la Romania (che schiera Simona Halep, numero 3 del ranking) in programma il 16 e il 17 aprile, la capitana di Fed Cup Tathiana Garbin ha dovuto raschiare il fondo della classifica, convocando al suo posto la ventitreenne Bianca Turati, numero 281 del ranking, al suo esordio in azzurro.
Dell’agguerrito ma ormai antico team capeggiato da Schiavone e Pennetta resta in gioco Sara Errani, reduce da dolorose vicende di doping, che ha disputato un buon Australian Open ed è determinata a uscire di scena solo dopo aver cancellato quella pagina buia. Ma il resto? Quella eredità è andata perduta.
Certo: l’attuale boom del tennis maschile dimostra che esiste un movimento ondulatorio del talento tennistico.Quando Pennetta and Co vincevano tanto i maschi azzurri stavano a guardare e non c’è dubbio che in certe epoche ci siano campionesse o campioni che nascono in un certo luogo e non in un altro. E lì trovano terreno fertile per crescere. Basta riflettere sull’attuale momento del tennis maschile statunitense dove i nomi più altisonanti sono quelli di Fritz e Tiafoe: non esattamente Connors, Agassi o McEnroe.
Ma ciò non toglie che del patrimonio che Schiavone, Vinci, Pennetta rappresentavano non è stato conservato nulla. La Schiavone si occupa d’altro nella vita e con il tennis italiano ci sono state incomprensioni profonde, la Pennetta fa la mamma e la coach-ombra di suo marito Fabio Fognini. Per la Vinci si era parlato di un ruolo tecnico di base: non se n’è fatto nulla.
Il risultato è che la giocatrice italiana di maggior peso oggi è Camila Giorgi, che, sfortuna da Covid a parte, è un’eterna incompiuta che pare più determinata nel creare book fotografici in intimo sexy per deliziare i suoi follower su Instagram che non a vincere tornei. Nonostante l’appassionato lavoro che svolge la capitana Garbin, Trevisan e Cocciaretto devono fare i conti con limiti fisici che in un tennis dove la fisicità conta eccome le penalizzano.
Ma soprattutto non si vede all’orizzonte quel singolo talento che  da solo potrebbe trainare l’intero movimento. Ed è questo a colpire maggiormente: è come se i colpi magici di Schiavone e Vinci o l’agonismo pazzesco che la Pennetta mise in mostra nella seconda fase della sua carriera non fossero stati raccolti da nessuna. La responsabilità è solo delle onde che prima lambiscono un certo paese e poi lo lasciano all’asciutto? Chissà.

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