AGI – L’azienda di semiconduttori Silicon Box, con sede a Singapore, ha scelto la città di Novara, in Piemonte, per l’investimento da 3,2 miliardi di euro con cui insedierà la sua nuova fabbrica di chip. A renderlo noto è il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che ha annunciato ufficialmente al Mimit il sito individuato da Silicon Box, insieme ai vertici dell’azienda di Singapore. “Credo che l’Italia – ha dichiarato Urso – possa diventare uno dei poli produttivi fondamentali della microelettronica in Europa e nel panorama internazionale. I dati di questi mesi ci confortano: dall’inizio dell’anno, se sommiamo gli investimenti Silicon Box, con i 5 miliardi di St a Catania, a quelli più contenuti di altre aziende straniere in Italia, raggiungiamo l’ammontare di oltre 9 miliardi di investimenti sulla microelettronica in questo paese”. Il Mimit spiega in una nota che l’investimento a Novara annunciato a marzo, sarà in grado di “creare 1600 posti di lavoro qualificati” e che, come sottolineato da Urso, “l’investimento portato avanti da Silicon box rappresenta un caso modello, un unicum internazionale, il primo impianto di produzione di chiplet in Europa”. Inoltre, prosegue la nota, l’approvazione del finanziamento statale di una parte dell’investimento, da parte dell’Unione Europea, “è ancora in itinere”.
L’azione del governo italiano si inserisce in una strategia che, segnala il Mimit, “incentiva l’insediamento in Italia di grandi investimenti produttivi per rafforzare il vantaggio competitivo dove esistente (come nell’elettronica di potenza) o acquisirne uno dove ragionevole (come nell’advanced backend)”. Il Mimit sottolinea inoltre che ulteriori obiettivi del governo consistono “nell’irrobustire la ricerca industriale avanzata per restare all’avanguardia in settori chiave o estenderlo ad altri settori promettenti e costruire relazioni con paesi like minded volte a stringere alleanze e avviare progetti congiunti”. Il risultato della linea intrapresa dal Ministero delle imprese, è rappresentata tra gli altri, dall’investimento di 5 miliardi di euro a Catania di StMicoeletronics. Annunciato lo scorso maggio, l’investimento St è “il secondo più grande progetto mai approvato dalla Commissione Europea all’interno del pacchetto normativo sul settore” e, secondo il Mimit, “ha creato 2 mila posti di lavoro qualificati, con un sostegno finanziario di circa 2 miliardi di euro da parte dello Stato italiano nel quadro del Chips Act europeo, risultando il secondo più grande progetto mai approvato dalla Commissione Europea all’interno del pacchetto normativo sul settore che punta a raddoppiare la quota di mercato globale dell’Ue nel settore dei semiconduttori entro il 2030, dal 10 ad almeno il 20%”.
Contribuiscono, prosegue la nota, a rendere l’Italia “uno dei principali produttori europei di microchip“, anche gli investimenti esteri minori, come quello portato avanti dalla tedesca Aixtron, che ha impiegato fino a 50 milioni di euro a Torino per la produzione di macchinari e di chips di potenza, e dalla francese SiPearl, con l’apertura di un centro di design a Bologna per chips ad alta performance e bassa potenza per Hpc e intelligenza artificiale”. A questi si aggiunge l’assegnazione della linea pilota sui materiali ad alta resistenza, che la Commissione europea ha voluto realizzare nella Etna Valley in Sicilia con 360 milioni, indica il Ministero delle imprese. Oltre a questo, segnala infine il Mimit, “anche all’interno della presidenza G7 l’Italia ha promosso un Gruppo di Contatto sui chips, per collaborare a 7 sul coordinamento in caso di crisi, la ricerca pre-competitiva e la manifattura sostenibile”. “Abbiamo appena istituito nella citta’ di Pavia la fondazione per i chip e nella città di Torino la fondazione per l’Intelligenza Artificiale, cosicche’ ci sara’ nello stesso territorio attenzione particolare alla ricerca all’innovazione e al trasferimento tecnologico alle nostre imprese”.