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Siccità? Affidiamoci al rabdomante. Il caso del comune di Bajardo

Ago 24, 2022

Bajardo è uno splendido paesello di nemmeno 350 anime nel Ponente ligure, entroterra di Sanremo. Immerso nel verde dei boschi che fanno da corona all’alta val Nervia, olivi di taggiasca e lavanda. Da quelle parti, tra Dolceacqua e Molini di Triora, anche la topografia è rinfrescante: parla la lingua di ruscelli, laghetti e cascate che scendono gorgogliando dalla Alpi Marittime. Ma la siccità di quest’anno ne ha asciugato la voce. E, come un malato disperato che le prova tutte per rimettersi in sesto – talismani e fatture compresi – anche Bajardo ha trovato il suo stregone. “Da maggio, due delle nostre cinque sorgenti sono asciutte, la falda si è abbassata”, dice al Foglio Remo Moraglia, da giugno sindaco del paese con la lista civica Bajardo nel cuore. “Per questo abbiamo pensato di ingaggiare il rabdomante”. Scusi? “Renato Labolani, un rabdomante. Lo conosciamo perché ha trovato l’acqua ad Apricale, un comune della stessa vallata. Ora a Bajardo ha già trovato due punti al di sotto dei quali dovrebbero esserci delle sorgenti”. La rabdomanzia – dall’unione di due parole greche che significano “verga” e “divinazione” – è una pratica con origini piuttosto oscure. I rabdomanti usano “bacchette magiche” o ramoscelli a forma di Y che, sostengono, si incrociano in presenza di acqua corrente nel sottosuolo. E’ lì che bisognerà scavare il nuovo pozzo. “E’ chiaro che prima di farlo ci dovremo rivolgere agli ingegneri, occorreranno degli studi di fattibilità. Ma adesso ho la certezza che in certi punti si possono raggiungere le falde acquifere con dei pozzi”, insiste il primo cittadino. Certezza? Quella dei rabdomanti è una pseudoscienza: nessuno dei numerosi studi condotti nel corso degli anni ha trovato validi riscontri scientifici. “Per ora è solo un sopralluogo: è come se uno va da un medico a farsi dire se sta bene o no”, dice Moraglia. Più che un medico da uno che legge la mano. “Si tratta di un mestiere antico, un rimedio un po’ da sciamani… ma si fa sulla fiducia. Vedremo quale sarà il nostro destino”. Soddisfatti o rimborsati: se non si trova l’acqua paga il sindaco? “ Molto volentieri. Se la Corte dei Conti dirà che li ho spesi male, sono disposto a sborsare io, come contributo al paese”.

  

“Non sono proprio un rabdomante, io sono andato oltre”, ci spiega Renato “Renè” Labolani, che vanta trent’anni di esperienza nel campo. Quello della radioestesia: “Dove metti in contatto la tua parte conscia con quella inconscia”, sostiene. Perfetto, come funziona? “Uso un pendolo che mi dice tutto: dove è l’acqua, quanta ce n’è, quanto a fondo si trova. Io faccio la domanda: quanta ce n’è in questa faglia? 500 litri, mille, tremila? Finché il pendolo gira vado avanti, poi si ferma”. Renè gode di buona fama: pare abbia trovato l’acqua in un terreno appartenuto alla contessa Francesca Vacca Augusta. Da lì la voce si è sparsa e ora è stato ingaggiato anche da Silvio Berlusconi. A settembre, dice, dovrebbe andare nella tenuta del Cav. a Portofino. Del resto ognuno coi suoi “liquidi” fa quel che gli pare, siano soldi o acqua. Il problema semmai è quando si spendono fondi dei contribuenti.

 

A leggere la determina comunale di Bajardo si resta di stucco. “L’anno duemilaventidue del mese di agosto del giorno diciassette, il responsabile dell’area tecnica, dato atto che è necessario provvedere alla ricerca idrica con metodo sensitivo agricolo” (sic!) ritiene “di procedere attraverso affidamento diretto al sig. Labolani Renato il contratto per il lavoro di cui sopra” per “l’importo di euro 300” più Iva. Al momento quindi il comune ha speso una cifra irrisoria, ma – anche sulla base delle “scoperte” del rabdomante – chiederà altri soldi pubblici. “C’è una misura del Psr (programma di sviluppo rurale) 2021-27 che riguarda anche gli invasi: parteciperemo a quel bando per avere un finanziamento per creare riserve idriche”, spiega Moraglia. Bene. Si spera che l’intervento poi non si basi solo sulle previsioni di un rabdomante. Per quanto rinomato sia.

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