MILANO – La frenata nei colloqui tra Stati Uniti e Corea del Nord e ancor più quella nelle trattative tra Washington e Pechino in tema commerciale, con il rappresentante per il commercio statunitense Robert Lighthizer che ha detto in congresso che “molto resta da fare” per arrivare a un accordo, pesano inizialmente sulle Borse che ritrovano slancio nel pomeriggio. A dare conforto alle contrattazioni è arrivato il primo dato sulla crescita del Pil americano nel quarto trimestre, salito del 2,6%, oltre le attese. In Europa i principali indici chiudono tutti in positivo: Milano cresce dello 0,78%, Parigi dello 0,29% e Francoforte dello 0,25%. Solo Londra si mantiene in calo e perde lo 0,24%. Wall Street è invece tutta in lieve calo: alla conclusione degli scambi nel Vecchio Continente il Dow Jones cala dello 0,09% e il Nasdaq dello 0,08%. In mattinata Tokyo ha lasciato sul terreno lo 0,79% in linea con tutti i principali listini asiatici.
Seduta in calo per l’euro, con la moneta unica che passa di mano a 1,1376 dollari e 126,01 yen. La sterlina cala a 1,3290 dollari dopo che il Parlamento britannico ieri ha votato un emendamento che impone di calendarizzare un voto per la proroga dell’articolo 50 se non dovesse esserci un accordo entro il 13 marzo.
Lo spread scende a 257 punti con il rendimento al 2,75%.
Fittissima l’agenda di dati macro. Tra quelli più importanti, in Cina a febbraio l’indice Pmi manifatturiero della Cina è peggiorato a 49,2 punti, rispetto ai precedenti 49,5, e al di sotto dei 49,5 punti attesi, rimanendo in fase di contrazione per il terzo mese consecutivo e capitolando al minimo in tre anni. In Italia accelera l’inflazione a febbraio secondo i dati prelimanari dell’Istat. Negli Usa, oltre al Pil, si registra anche un balzo dell’indice Pmi di chicago, che misura l’andamento dell’attività aziendale e manifatturiera nell’area di chicago, il dato è salito di 8 punti, il salto maggiore dal febbraio 2017, a 64,7 punti, ben oltre le stime degli analisti.
Quotazioni del petrolio in ordnie sparso: il Wti cresce dello 0,18% a 57,04 dollari. Il Brent è invece in flessione, che scende dello 0,66% a 65,98 dollari. L’oro scende a 1315 dollari l’oncia.