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Si ferma l’inceneritore di Acerra, torna l’emergenza rifiuti in Campania

Ago 30, 2019

Gli Stir rimescolano l’immondizia, ne fanno un semplice processo di essiccazione, ne tolgono i metalli riciclabili. Tolti ferro e umidità, dagli Stir escono poco più di 1 milione di tonnellate l’anno di spazzatura con un buon potere calorico, ottima per essere bruciata negli impianti più avanzati.

Di questo milione e poco più di tonnellate, 700mila vanno nell’inceneritore di Acerra (ora in via di fermata temporanea) e altre 330mila-350mila vengono esportate in altre regioni o all’estero.

Inadeguatezza impiantistica

Quella della Campania è una situazione squilibrata perché ogni anno la Campania deve sistemare fuori dai suoi confini in modo strutturale circa 350mila tonnellate di rifiuti che non sa come smaltire.

La quantità di 350mila tonnellate l’anno è la dimensione di un inceneritore di taglia media (non grande come quelli di Acerra o di Brescia), ma in Europa tutti gli impianti sono strapieni e non esiste alcun inceneritore che abbia disponibilità per trattare quella quantità di rifiuti.

La concorrenza delle disponibilità viene inasprita dal fatto che c’è un’altra grande area italiana in emergenza, cioè Roma, che paralizza il mercato dello smaltimento con la sua offerta enorme di spazzatura da trattare. Il Lazio è in un’emergenza meno appariscente ma assai più strutturale rispetto a Napoli.

Quindi siccome non c’è un luogo unico capace di smaltire il sovrappiù della Campania quella spazzatura di Napoli viene suddivisa, tramite gare e bandi, su numerosi impianti che ne accettano un po’ per volta.

Code, rifiuti in strada, impianti pieni

La concorrenza che sta facendo Roma per occupare tutte le disponibilità europee di smaltimento sta spiazzando Napoli. Non tutte le gare bandite dalla Campania vanno a buon fine, spesso finiscono deserte a dispetto dei prezzi sempre più appetitosi. Succede che le navi piene di rifiuti spedite a smaltire in Portogallo o in Spagna tornino piene di rifiuti. Insomma, il sistema di smaltimento delle 350mila tonnellate l’anno che la Campania non smaltisce è in affanno, e spesso gli Stir intasati non riescono a liberarsi per tempo dei rifiuti che si ammassano a valle del trattamento.

Se si accumulano i rifiuti dopo il trattamento degli Stir, rallenta e si ferma il processo di lavorazione negli Stir.

Se lo Stir si ferma, il camion carico di rifiuti si mette in coda per scaricare.

Se il camion della spazzatura aspetta ore in coda pieno di rifiuti, non torna in città a vuotare i cassonetti di spazzatura.

Se non passa il camion, i cassonetti pieni di spazzatura vengono ricoperti di immondizia che i cittadini continuano a portare.

E il marciapiede diventa una discarica.

E qualcuno dà fuoco all’immondizia.

La fermata di Acerra

La fermata dell’inceneritore di Acerra per manutenzione durerà circa 35 giorni, dal 31 agosto la prima linea, la settimana successiva le altre due linee con la chiusura completa e ripartirà ai primi di ottobre.

La fermata per manutenzione era stata comunicata più di un anno fa, e la Regione, la città metropolitana (cioè la Provincia) e il Comune di Napoli hanno cercato soluzione per quelle 60-70mila tonnellate in più di rifiuti da smaltire.

Così la Regione ha bandito le gare per sistemare i rifiuti che Acerra non potrà trattare in settembre; diverse aziende hanno vinto l’appalto per lo smaltimento.

Ma la competizione fra Napoli e Roma per assicurarsi i pochi spazi disponibili negli inceneritori e nelle discariche d’Europa in un mercato sempre più intasato costringe i rifiuti aggiuntivi di Acerra a essere distribuiti su più impianti e a essere smaltiti un poco alla volta.

Ma per poter smaltire in alcuni mesi quelle 70mila tonnellate bisogna ospitarle in via temporanea.

E dove?

La Regione ha individuato alcuni depositi in cui accumulare i rifiuti non bruciati ad Acerra, da cui prelevarli a mano a mano che il processo di smaltimento ha luogo.

E quali luoghi sono più adatti i depositi in cui per una ventina d’anni sono stagionate le “ecoballe” ammassate durante l’enmergenza rifiuti di Napoli degli anni ’90?

Le ecoballe

Individuati con gare i siti in cui mettere in via temporanea i rifiuti che per un mese Acerra non può bruciare, ovviamente le comunità locali sono insorte.

Proprio mentre la Regione aveva assegnato tramite gare lo smaltimento delle ecoballe ventenni ormai invecchiate, negli stessi luoghi arrivano rifiuti nuovi. Il timore dei comitati di protesta è che il “provvisorio” anche questa volta si trasformi in “definitivo”.

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