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Si ferma la cordata Fs-Atlantia. Alitalia verso l’ottavo rinvio

Nov 21, 2019

ROMA – Il salvataggio di Alitalia è congelato in attesa dell’ottavo rinvio. Ferrovie dello Stato ieri ha preso atto della frenata comunicata il giorno prima dal socio in pectore Atlantia, che giudica «insufficiente», l’offerta di Delta Airlines. Così il cda di Ferrovie, designata dal governo come “salvatore” di Alitalia, ha dovuto ammettere che «ad oggi non sono ancora maturate le condizioni necessarie» per dare il via a un consorzio».

Ferrovie non ha chiuso la porta alla nascita del consorzio, ma vista l’impasse ha preferito passare il cerino ai commissari Alitalia e al ministero dello Sviluppo, che nelle prossime ore dovranno fornire indicazioni.

A questo punto appare probabile il ricorso all’ennesimo rinvio dei termini per la formazione del consorzio, che scadevano proprio oggi. Meglio una figuraccia – è il ragionamento del governo – che scaricare il peso di una liquidazione della compagnia sulla testa degli 11 mila dipendenti di Alitalia, che diventano 22 mila, indotto compreso.

Saranno dunque gli amministratori straordinari — in carica da ben 30 mesi — a decidere se permettere i tempi supplementari e allungare i termini della formazione del consorzio, per poi incassare i 400 milioni di prestito ponte messi a punto dal governo e che si aggiungono al miliardo (più interessi) elargito dal 2017. Sono soldi che dovrebbero mantenere in piedi la compagnia fino ai primi mesi del 2020, quando, superato un difficile inverno, si arriverà al primo decollo della Nuova Alitalia.

Le indiscrezioni parlano di una proroga di venti giorni. Circa tre settimane per tenere in piedi una trattativa estenuante che si trascina da 120 giorni e finalizzata a spingere i due possibili partner esteri che dovrebbero affiancare Ferrovie e Atlantia, ossia Delta o Lufthansa, verso un definitivo passo in avanti.

Ma quali sono i punti da migliorare nei due piani industriali? Agli americani viene chiesto di fare uno sforzo sulle rotte concesse ad Alitalia mentre ai tedeschi si chiede di tirare fuori del denaro e quindi una partecipazione più convinta al capitale iniziale.

Le due offerte sul tavolo per ora non soddisfano le condizioni: l’ultima versione di Delta — arrivata lunedì — sarebbe stata migliorata e avrebbe aggiunto tre rotte sul Nord America (e quindi più ricavi a favore di Alitalia). A ciò vanno aggiunti i 100 milioni di euro pattuiti da qualche mese. «L’offerta di Delta? Mancano solo dei piccoli accorgimenti», ha commentato il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli.

Lufthansa, invece, ha spedito l’altro ieri sera la sua ultima proposta che parla di «accordo commerciale», ma anche di risk sharing, ovvero un “accollo” condiviso dei mancati introiti che potrebbero derivare da un calo del giro di affari di Alitalia, in particolare, sulle rotte intercontinentali. La compagnia, infatti, passando dall’alleanza con Delta e Air France-Klm (Sky Team) a quella guidata da Lufthansa e United Airlines (Star Alliance), potrebbe perdere qualche milione di euro nel corso della transizione.

Un rischio iniziale di avvio delle operazioni che i tedeschi avrebbero valutato in circa 50 milioni l’anno per i primi due anni. Ma questa offerta non è ancora sufficiente secondo il ministro: «Lufthansa potrebbe ottenere ciò che chiede — meno personale e flotta ridotta — ma l’unica cosa che manca nella sua proposta è la compartecipazione all’equity», ovvero al capitale della nuova società. Delta di milioni sul tavolo ne mette 100. Lufthansa, per ora, zero.

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