Donald Trump non ha perso tempo e ha voluto stracciare via tutti i proclami green del predecessore alla Casa Bianca con una politica più liberale. Gli americani, nei prossimi anni, non saranno limitati nella scelta delle loro automobili e non dovranno accettare compromessi in nome dell’ecologia. Una presa di posizione netta dovuta anche dallo spettro di una crisi che sta investendo la filiera dell’elettrico. Persino il punto di riferimento Tesla ha aperto il 2025 con numeri in flessione e l’hype per le EV sembra, oramai, calato negli USA.
In alcuni Stati, come la California, era dilagata la moda delle vetture elettriche di Elon Musk. La crescita sembrava essere inarrestabile ma complice anche il boom dei competitor cinesi c’è stato un netto capovolgimento degli equilibri. Il neo eletto Presidente degli Stati Uniti ha deciso di imporre dazi molto alti ai brand stranieri, decidendo di bloccare anche lo sviluppo delle colonnine di ricarica. Un duro colpo alla mobilità elettrica in controtendenza con il programma da 5 miliardi di dollari, il National Electric Vehicle Infrastructure (Nevi), deciso da Biden per la crescita delle infrastrutture su tutto il territorio nazionale.
Trump mette nei guai Tesla
Il piano per costruire stazioni di ricarica negli USA avrebbe dovuto portare a una ulteriore crescita della filiera alla spina. Il Nevi, decretato nel novembre 2021, fa parte dell’Infrastructure Investment and Jobs Act (IIJA) da 1.200 miliardi di dollari e ha rappresentato uno dei punti focali della campagna di Donald Trump. Dopo essere stato rieletto il tycoon newyorkese ha deciso di passare ai fatti. La Federal Highway Administration (Fhwa) americana ha immesso un promemoria in cui ha ordinato agli USA di sospendere tutti i piani di distribuzione delle infrastrutture per i veicoli elettrici ed evitare la spesa dei fondi federali stanziati nell’ambito del programma green.
La presa di posizione, già inserita in uno dei tanti ordini esecutivi firmati dal Presidente nel primo giorno del suo secondo mandato, sta scatenando degli interrogativi negli USA. Sul piano legale, due giudici federali hanno ordinato all’amministrazione del tycoon di eliminare i blocchi imposti ad altre voci di spesa dello Stato federale. Si sta cercando di analizzare se Trump possa legalmente stoppare il finanziamento di premi già contrattualizzati, ma la sua posizione è risultata chiara sin dalle prime campagne elettorali. Nonostante l’appoggio ricevuto da Elon Musk ha criticato le auto a zero emissioni.
La guerra di Trump all’elettrico
Il presidente degli USA, nel corso della sua campagna elettorale, è arrivato a dichiarare: “sono contro chi possiede le auto elettriche: non è giusto che gli Stati Uniti obblighino gli americani a comprare elettriche“, e “se verrò rieletto bloccherò le auto elettriche“. Gli USA vantano le maggiori risorse petrolifere e verranno utilizzate per “diminuire i prezzi e ridurre l’inflazione“. In questo caso Elon Musk potrebbe vedere i numeri di Tesla, ulteriormente, in calo nel corso dei prossimi anni. Senza i finanziamenti la Casa californiana potrebbe rivalutare i suoi programmi di rilancio con un ampliamento della gamma. Negli ultimi anni la sua rete di ricarica, inoltre, è diventata il punto di riferimento del mercato.
Il brand di Cupertino aveva ottenuto la quota maggiore di sovvenzioni dal programma Nevi, che attribuisce i finanziamenti agli Stati, i quali, a loro volta, usano i fondi per garantire sovvenzioni per la realizzazione di colonnine di ricarica. Tesla aveva ricevuto il 13% di tutti i premi già entro la metà dello scorso anno e aveva deciso di investire quel patrimonio per velocizzare la diffusione della sua rete di Supercharger, disponibile per quasi la totalità di tutte le EV del mercato. Elon Musk, per ora, ha deciso di non sbilanciarsi su X con dichiarazioni ufficiali sulle scelte di Trump.