PESCARA. I dissidi in famiglia non c’entravano nulla. C’è una brutta storia di estorsione e droga dietro il misterioso omicidio di Alessandro Neri, il giovane di Pescara ritrovato ucciso con un colpo di pistola alla nuca il 5 marzo dell’anno scorso sul greto di un fiume alla periferia della città. I carabinieri di Pescara hanno eseguito questa mattina sei ordinanze di custodia cautelare per spaccio di stupefacenti, estorsione, porto abusivo di armi e incendio. Un centinaio le perquisizioni tra Pescara, Chieti e Teramo. Il movente sarebbe una partita di droga di cui Alessandro si sarebbe fatto garante senza riuscire a saldare quanto dovuto.
Le sei persone nei confronti delle quali il Gip, su richiesta della Procura, ha emesso i provvedimenti di arresto non sono accusate di omicidio ma gli inquirenti mettono la loro cattura in diretta relazione con la fine del giovane che, il 5 marzo dell’anno scorso, dopo aver accompagnato la madre a fare la spesa, si recò con la sua auto ad un appuntamento e fu probabilmente ucciso in macchina per poi essere abbandonato sul greto di un fiume. L’auto venne poi ritrovata parcheggiata in centro a Pescara.
Le prime indagini si concentrarono sulla pista familiare perché la mamma di Alessandro, tornata dal Sudamerica qualche anno prima per andare a lavorare con il figlio nella nota azienda vitivinicola del padre, dopo qualche tempo era stata allontanata dai familiari per alcuni dissidi e lasciata fuori dagli affari.
Alessandro, ragazzo senza macchia e molto riservato, aveva cominciato ad occuparsi di aste online, comprava e rivendeva partite di merci e frequentava alcune persone nel giro della droga. E’ in questo ambito che probabilmente è maturato il suo omicidio.