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Segnali negativi dalla Germania: produzione industriale giù. Borse ottimiste sui dazi Usa-Cina

Mar 11, 2019

MILANO – Borse incerte con i segnali macroeconomici che continuano a puntare il barometro dell’Eurozona verso il rallentamento. La produzione industriale in Germania è infatti caduta a gennaio dello 0,8% mensile, dopo il +0,8% di dicembre (dato rivisto nettamente al rialzo dall’iniziale -0,4%): il dato è ben peggiore dell’aumento dello 0,4% che si aspettavano gli analisti. A pochi giorni dopo il taglio alle stime di crescita da parte della Bce – con Mario Draghi che ha annunciato nuove aste di liquidità per le banche – il Vecchio continente si trova ancora a fare i conti con indicazioni negative sulla congiuntura economica.

Dall’altra parte del planisfero, invece, prevale l’ottimismo sull’esito delle trattative commerciali tra Usa e Cina. Nel weekend il viceministro del Commercio Wang Shouwen s’è detto “positivo” sui negoziati, mentre il governatore della Banca centrale Yi Gang ha promesso “di evitare qualsiasi manovra sui cambi” per aiutare l’export. Anche l’advisor economico della Casa Bianca, Larry Kudlow, s’è detto “ottimista” su una soluzione. Un sentimento positivo rafforzato dalle parole del goveratore americano, Jerome Powell, che ha garantito come la Fed non abbia alcuna fretta ad alzare i tassi. Il presidente della Banca centrale Usa si è anche smarcato da Donald Trump, che lo ha attaccato infinite volte: intervistato dalla Cbs ha risposto chiaramente “no” al giornalista che chiedeva se Trump potesse licenziarlo e assicurato che intende portare a termine il suo mandato quadriennale.

In questo quadro, i listini europei partono in cauto rialzo: Milano sale dello 0,5%. Da segnalare il calo teorico a doppia cifra del Cerved, dopo che il fondo Advent si è ritirato dall’acquisto per l’incremento del prezzo in Borsa dopo la notizia del suo interesse. Sempre tesa la situazione intorno a Telecom, con Elliott che apre la sua campagna verso l’assemblea del 29 marzo. Nel resto d’Europa, Francoforte sale dello 0,4%, Londra dello 0,7% e Parigi dello 0,45%.

Le Borse cinesi hanno trovato il rimbalzo fiduciose della svolta Usa-Cina sul commercio: l’indice Composite di Shanghai ha dimezzato le perdite di venerdì e chiuso a +1,92%, a 3.026,99 punti, quello di Shenzhen ha segnato un balzo del 3,90%, a 1.667,82. La Borsa di Tokyo ha terminato la prima seduta della settimana col segno più, anche in questo caso in recupero dopo le recenti perdite (era reduce da quattro sedute negative): Nikkei positivo dello 0,47% a quota 21.125,09, con un guadagno di 99 punti. Venerdì sera Wall Street aveva chiuso la peggior settimana da dicembre, con ribassi fino al 2,5% per i tre indici principali.

Sul fronte valutario lo yen si rafforza sul dollaro, a un valore di 111,10 e a 124,80 sulla moneta unica. L’euro apre stabile sopra quota 1,12 dollari. La moneta europea passa di mano a 1,1237 dollari e a 12493 yen. Dollaro/yen in rialzo a 111,80. La sterlina perde terreno per le incertezze della Brexit, a 1,2989 sul biglietto verde. Tra i dati in programma oggi si ricordano, negli Usa, vendite al dettaglio e scorte aziendali. La Turchia è intanto scivolata in recessione nel quarto trimestre dello scorso anno, con Pil in contrazione del 3% annuale a seguito della crisi che ha portato la lira anche a svalutarsi di un terzo. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi conferma la fase di calo, poco sopra 240 punti base in apertura di settimana. Il decennale italiano rende meno del 2,5%.

Tra le materie prime si segnalano le quotazioni del petrolio in recupero in avvio di settimana anche se i prezzi rimangono ancora sotto la soglia dei 57 dollari al barile. I contratti sul greggio Wti con scadenza ad aprile guadagnano 41 centesimi a 56,48 dollari al barile. Il Brent ne guadagna 22 a 65,96 dollari al barile. Poco mosse le quotazioni dell’oro in avvio di settimana. Dopo il netto rialzo di venerdì il lingotto con consegna immediata non segna variazioni di rilievo e passa di mano a 1.298 dollari l’oncia.

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