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Secondo Confindustria sulle auto elettriche rischiamo la dipendenza dalla Cina

Apr 22, 2022

AGI – Puntare solo sull’auto elettrica in Italia e in Europa vuol dire mettere a rischio milioni di posti di lavoro e creare una dipendenza dalla Cina, simile a quella con la Russia per il gas. Questo il quadro tracciato da Marco Bonometti, presidente del Gruppo Omr e membro del consiglio generale di Confindustria, in un’intervista all’AGI.

“Puntare solo sull’auto elettrica – attacca Bonometti – è un suicidio. Può essere una delle varie soluzioni per ridurre le emissioni, ma nella situazione attuale non è sostenibile avere in Europa tutte auto elettriche: non c’è sufficiente energia, sia a livello di quantità che di qualità (l’energia pulita)”.

“In Italia non abbiamo energia sufficiente per far girare fabbriche e dipendiamo al 95% dal gas per produrre energia”. Inoltre, per quanto riguarda l’auto elettrica, “mancano le materie prime per le batterie: litio e nichel. Ma anche se dovessero esserci in futuro, se prima dipendevamo dal gas russo, con l’auto elettrica dipenderemo da componenti che arrivano dall’Asia, in particolare Cina e Taiwan”.

Insomma, “se oggi siamo in mano alla Russia per il gas, domani saremo in mano alla Cina per le batterie“. Secondo l’ex presidente di Confindustria Lombardia, “non possiamo affrontare la transizione tecnologica se prima non riusciamo a risolvere il problema energetico. Ci devono dire che energia ci daranno, quanta e a che prezzo”.

Secondo Bonometti, “l’Europa avrebbe dovuto approntare una batteria tutta europea, magari alimentata dall’idrogeno”. In ogni caso, non ha senso puntare solo sull’elettrico perché “le tecnologie si stanno evolvendo ed è assurdo stabilire oggi quello che avremo a disposizione tra 10 anni”. 

La guerra in Ucraina, continua l’esponente di Confindustria, “ha messo in evidenza l’infondatezza del ‘Green deal’ europeo, sostenuto più da logiche ideologico-politiche che da ragioni scientifico-industriali. Serve prima di tutto un mercato europeo dell’energia che sia indipendente ma anche competitivo”.

Dunque “sì alla decarbonizzazione ma con neutralità tecnologica. L’Europa contribuisce solo per l’8% all’emissione di CO2 e di questo solo l’1% dipende dalle auto. Capiamo, invece, se nella transizione tecnologica l’auto elettrica venga considerata una delle componenti, assieme a motori endotermici alimentati con carburanti non fossili o biometano, idrogeno, carburanti e-Fuel o derivati da vegetali. Inoltre devono essere considerate tutte le emissioni di CO2 dal processo per produrre le vetture e fino alla fine vita della vettura, non solo l’attività di circolazione”.

Anche sull’occupazione, puntare solo sull’auto elettrica può essere devastante: “Se apriamo a tutte le tecnologie alternative, avremo un incremento dell’occupazione; se invece ci basassimo solo sull’elettrico, perderemo in Europa milioni di posti lavoro”.

In Italia le aziende dell’automobile “rappresentano il 7% del Pil, se si mette assieme tutto l’indotto. Le imprese coinvolte sono 6 mila per 300 mila addetti, con un gettito fiscale di 77 milioni all’anno”. Un intero settore che “rischia di essere messo in ginocchio” se si confermerà di voler puntare solo sull’auto elettrica. 

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