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Sea Watch vince l’appello e torna in mare. Palazzo Chigi smentisce Salvini sulla Gregoretti

Dic 19, 2019

2′ di lettura

«Sea Watch ha vinto l’appello al Tribunale Civile di Palermo: la SeaWatch3 è libera! Dopo più di cinque mesi bloccati in porto a Licata, ci stiamo preparando per tornare in mare. La giustizia trionfa sul (ex) decreto sicurezza». Lo ha scritto la Ong Sea Watch su Twitter, annunciando il ritorno in mare della sua imbarcazione dopo un periodo di sequestro durate oltre cinque mesi.

In base alla decisione del tribunale di Palermo, la capitaneria di porto di Licata non ha titolo per trattanere la nave e deve lasciarla libera di tornare in mare. L’imbarcazione era finita sotto sequestro lo scorso 29 giugno, quando aveva attraccato nel porto di Lampedusa e fatto sbarcare i 40 migranti che si trovavano a bordo da più di due settimane.

Polemiche sul caso Gregoretti

Il dissequestro di SeaWatch non è l’unica notizia di giornata sul fronte migranti. A Roma continua a tenere banco la polemica sulla richiesta di autorizzazione a procedere del tribunale dei ministri di Catania contro Matteo Salvini per il cosiddetto caso Gregoretti, l’imbarcazione della Guardia Costiera costretta a trattenersi fuori dal porto di Augusta (Siracusa) per il veto posto dall’allora ministro dell’Interno.

L’istanza del tribunale sarà discussa in Aula al Senato entro 60 giorni, con un voto probabile al 20 di gennaio. Salvini, accusato di sequestro di persona, si è difeso sostenendo che la sua posizione fosse stata concordata in Consiglio dei Ministri. La circostanza è stata smentita da una nota di Palazzo Chigi: «La questione relativa alla vicendadella nave Gregoretti non figura all’ordine del giorno e non è stata oggetto di trattazione nell’ambito delle questioni “varie ed eventuali” nel citato Consiglio dei Ministri (31 luglio 2019, ndr), né in altri successivi», si legge in una nota firmata dal segretario generale di Palazzo Chigi e inviata l’11 ottobre scorso al Tribunale dei ministri di Catania.

Fonti della Lega, citate dalle agenzie di stampa, confermano invece la tesi di Salvini: «Per risolvere la vicenda Gregoretti ci furono numerose interlocuzioni tra Viminale, presidenza del Consiglio, ministero degli Affari Esteri e organismi comunitari. Il via libera allo sbarco fu annunciato dal ministro dell’Interno, appena conclusi gli accordi per la redistribuzione degli immigrati in una struttura dei vescovi italiani e in

cinque Paesi europei. Accordi raggiunti grazie a una intensa attività diplomatica».

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