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Scatta l’ispezione al centro di Cona dopo le proteste

Gen 10, 2017

Da stamattina gli ispettori inviati ieri dal Viminale saranno a Cona, in provincia di Venezia. Nel centro di prima accoglienza la scorsa settimana c’era stata una lunga protesta dei rifugiati scatenata dalla morte, in realt per cause naturali, di un’ivoriana di 25 anni, Sandrine Bakayoko.

La giovane migrante era stata ritrovata morta nel bagno a causa di una tromboembolia polmonare. Un fatto accidentale motivo, tuttavia, di una dura contestazione sulle condizioni del centro da parte dei suoi connazionali sfociatain una sorta di breve sequestro di alcuni addetti alla gestione da parte di un gruppo di migranti.

Ieri le tensioni hanno avuto un nuovo episodio, sia pure contenuto. Alcuni richiedenti asilo nigeriani hanno esposto cartelli all’ingresso chiedendo di cambiare il referente interno della cooperativa. Ma il ministero dell’Interno, guidato da Marco Minniti, aveva gi deciso di mandare gli ispettori a Cona. Occorre verificare nel dettaglio le condizioni del centro di accoglienza. Valutare se ci sono carenze nella gestione. Pianificare, soprattutto, un eventuale ridimensionamento delle presenze: l’aspetto pi ostico da realizzare.

In provincia di Venezia, il centro rifugiati di Cona conta 1.400 presenze, ridotte di 100 unit – trasferite in Emilia Romagna – dopo la sollevazione della settimana scorsa. A circa 15 chilometri di distanza, in provincia di Padova, c’ un’altra struttura di accoglienza, a Bagnoli di Sopra: ci sono circa 800 immigrati. Concentrazioni di numeri alti a fronte di centri urbani spesso molto pi piccoli per dimensioni di popolazione.

E sono proprio i grandi centri di accoglienza a far emergere, molto pi di quelli piccoli, difficolt e criticit. Tanto che il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha reso noto fin da subito la necessit di ridimensionare le grandi aggregazioni per l’accoglienza. Ma anche per i Cie, i centri di identificazione ed espulsione, che intende rilanciare. A condizione, tuttavia, che siano di dimensioni contenute – 80/100 posti al massimo – diffusi nel maggior numero di regioni possibili e situati vicino agli aeroporti per ridurre l’impatto con i centri urbani. Una questione allo studio del dipartimento di Ps, guidato da Franco Gabrielli, e del dipartimento Libert civili, diretto da Mario Morcone.

Anche sul sistema dei centri di accoglienza in corso un processo di riorganizzazione. Al 31 dicembre dell’anno scorso ha ospitato in totale 176.554 rifugiati e stranieri con un’istanza di protezione internazionale. Da aggiungere i 25.772 minori non accompagnati. L’input politico, ma anche dei tecnici del Viminale, di ridurre i centri pi grandi e distribuire i migranti tra il maggior numero possibile dei Comuni. Ben oltre – l’auspicio dell’Interno – i 2.800 centri urbani oggi impegnati nell’accoglienza.

Da ieri cominciato il confronto tra l’Interno e le singole Regioni. Cos come auspica il ministro Minniti, il dialogo tra prefetti e sindaci pu accelerare la fase di attuazione del piano Anci (Associazione nazionale comuni d’Italia) per la distribizione migranti del 2017. L’Anci ha ipotizzato ingressi sul nostro territorio per 200mila migranti. Il piano pu essere realizzato se il confronto tra prefetti e primi cittadini diventa positivo anche nei casi in cui finora il Comune non ha accettato l’idea di accogliere immigrati. Ieri in videoconferenza i prefetti del Friuli Venezia Giulia, insieme al presidente della regione Debora Serracchiani, hanno parlato del piano Anci con il dipartimento Libert civili collegato da Roma. Oggi sar la volta di Veneto e Toscana, domani Sardegna, Piemonte e Sicilia.

Il 19 gennaio Marco Minniti sar alla conferenza Stato Regioni e i temi in discussione saranno, appunto, il piano Anci e i nuovi Cie. Intanto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha sottolineato che con il piano per i Cie allo studio del governo non si tratta di spalmare quello che ora concentrato ma di pensare dei centri nuovi, riconcepiti completamente.

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