La BYD, lo scorso anno, ha immesso sul mercato mondiale quasi 4,3 milioni di vetture. Un numero spaventoso che riflette una supremazia che sta incrinando persino le certezze di Elon Musk. Nonostante la concorrenza, il colosso del Paese del Dragone Rosso ha differenziato la gamma, proponendo anche vetture ibride di qualità, oltre alle classiche EV. Il tanto agognato sorpasso alla Tesla è arrivato nei primi mesi del 2025, dove il brand californiano sembra essere piombato in una profonda crisi.
A differenza del focus full electric della Casa di Palo Alto, la BYD sta raccogliendo consensi anche con i nuovi modelli ibridi plug-in, diventati sempre più centrali sul mercato internazionale. In totale BYD ha venduto, nel 2024, ben 4.272.145 veicoli, registrando un aumento del 41,26% rispetto al 2023. Sebbene l’elettrico sia in flessione, la BYD ha migliorato del 12,08% le vendite di EV rispetto all’anno precedente. Le ibride plug-in, vendute da gennaio a dicembre 2024 in 2.485.378 unità, hanno marcato un incremento del 72,83%. Oltre 3,5 milioni di consegne si sono registrate sul mercato locale. Al di fuori dei confini della Cina, il major ha avuto una crescita del 71,86% rispetto all’anno precedente.
I nuovi accordi del colosso di Shenzhen
Il colosso cinese “ha firmato contratti con Pirelli, Brembo e Prima Industrie per i suoi stabilimenti in Ungheria“. Le parole di Alfredo Altavilla, Special Advisor Europa della BYD, a margine del FORUMAutoMotive in corso a Milano, come annunciato da Reuters, garantiscono una continuità per le aziende italiane che non saranno costrette ad aprire stabilimenti all’estero. “Nelle scorse settimane abbiamo approfondito la conoscenza dei fornitori di componentistica italiana – ha analizzato il manager – La proprietà cinese ne ha apprezzato il livello di competenza. Non imporremo loro di delocalizzare le proprie attività, collocandosi nell’immediata prossimità dei nostri impianti“.
La BYD, secondo Altavilla, intende “localizzare in Europa nuovi impianti. Il processo di selezione del terzo stabilimento è cominciato e terminerà per la fine dell’anno. L’Italia è ancora in corsa, ma difficilmente andremo in un Paese poco amico delle auto cinesi. Certo, tutto può ancora cambiare: è auspicabile trovare modi di collaborazione tra player cinesi ed europei“. La città di Szege, in Ungheria, e la Turchia avranno le prime due factory europee del major cinese. In questo modo BYD eviterà anche i dazi imposti dall’Ue. In Cina, la BYD “ha pianificato la costruzione di un network di ricarica proprietario. Valuteremo se fare lo stesso anche in Europa“, ha spiegato Altavilla.
Primo intoppo per l’espansione in Europa
In base a quanto annunciato dal Financial Times, la Commissione europea avrebbe avviato un’indagine preliminare sul progetto dello stabilimento di Szeged, in Ungheria. A Bruxelles starebbero analizzando tutti gli aiuti pubblici, forniti dalla Cina, per agevolare la creazione della fabbrica, la prima in Europa dell’azienda di Shenzhen. Le parti in causa non hanno ancora confermato l’inchiesta e, per ora, non vi sarebbe il coinvolgimento delle autorità locali. Un eventuale scandalo sarebbe un duro colpo per il major del Paese del Dragone Rosso in una fase di enorme crescita. In Cina BYD è tra i marchi dell’Automotive che hanno goduto di più incentivi in assoluto, nell’ordine di miliardi. Il brand fondato dal miliardario Wang Chuanfu, e di cui è importante azionista Warren Buffett, in patria, nel 2024, ha raggiunto il 16% del mercato totale e il 34% per la filiera delle EV.
Il Financial Times ha citato le dichiarazioni del ministro per l’Europa, Janos Boka. “Non c’è da stupirsi, ed è risaputo da tutti, che qualsiasi investimento che avviene in Ungheria appare molto rapidamente nel radar della Commissione e la stessa Commissione segue con doppia attenzione ogni decisione di aiuti di Stato che viene presa in Ungheria“, ha annunciato Boka, ministro per gli affari dell’Unione europea dell’Ungheria. Il primo ministro Viktor Orban ha, in passato, criticato l’Ue, in particolare per la posizione assunta nella guerra in Ucraina. Per ora non sono arrivate conferme ufficiali su un’indagine che potrebbe rappresentare un forte scossone per il gruppo di Shenzhen ma anche per l’intera filiera dell’Automotive.
Ostacoli anche in Messico
I problemi per BYD non sono relativi solo all’Europa. Nel caso in cui Bruxelles accerti che il costruttore abbia beneficiato di aiuti non conformi alle normative comunitarie e quindi da valutare non equi, BYD potrebbe trovarsi in una posizione piuttosto scomoda. A quel punto dovrebbe rimborsare le sovvenzioni ricevute e persino pagare delle multe per violazione dei regolamenti. Sono rimbalzati dei rumor, emersi sulle colonne de Il Sole 24 Ore, anche in merito alla possibile costruzione da parte di BYD di un nuovo stabilimento tedesco. Risulterebbe il terzo sulla lista, dopo quelli in Turchia e Ungheria, nel Vecchio Continente. Tuttavia, Alfredo Altavilla ha negato sul nascere il progetto teutonico. Intanto, in Messico sono sorti altri problemi per il brand cinese. L’azienda starebbe trovando più ostacoli del previsto nella creazione di un impianto in una località messicana ancora da individuare. I dazi imposti da Trump potrebbero dirottare il progetto negli Stati Uniti. Il Governo cinese vorrebbe espandersi in Nazioni legate alla “Belt and Road Initiative”, ossia la replica, su scala globale, della Via della Seta di epoca medievale. Per ora il progetto è in stand-by a causa della delicata situazione geopolitica.
La capitalizzazione della BYD è salita a 161 miliardi di dollari. Un anno fa era intorno a 80 miliardi. Gli unici timori potrebbero derivare dalle probabili inchieste che potrebbero rallentare il successo della gamma cinese. Inoltre, verrà presentato un sistema di guida assistita rivoluzionario, battezzato God’s Eye, che sarà presente anche sui modelli più accessibili in listino. I tecnici si sono messi all’opera anche per svelare un sistema di ricarica ultraveloce, che permette in soli 5 minuti di raggiungere un’autonomia di ben 400 km, grazie a un’architettura elettrica avanzata da 1000 volt. Sono già state svelate in Cina la Han L e la Tang L, che in futuro saranno declinate anche nelle versioni ibride DM-p. I due modelli sono proposti, in prevendita, a prezzi compresi tra 270.000 e 360.000 yuan, ovvero 34.000 – 46.000 euro al cambio attuale. Verranno installate, infine, 4.000 nuove stazioni rapide in tutta la Cina. L’obiettivo che il colosso si era preposto era il 10% del mercato globale delle EV entro il 2030. A giudicare dai recenti risultati e dalle mire espansionistiche, BYD, salvo intoppi, riuscirà a superare anche il target prefissato.