stato il Sanremo del dittatore artistico che ha rimesso la canzone al centro della scena, certo. stato il Sanremo delle professionalit, come no, la dimostrazione che non deve essere per forza la televisione ad abbassarsi per inseguire i gusti del pubblico, ma pu succedere anche il contrario, ha sottolineato pi volte Claudio Baglioni in questi giorni, commentando le magnifiche sorti e progressive degli ascolti del festival della canzone italiana a sua immagine.
stato il Sanremo dei conflitti d’interesse, lo abbiamo gi detto. E adesso ve ne diciamo un’altra: stato anche il Sanremo del Manuale Cencelli, con i tre gradini del podio occupati dalle tre major pi una indie label, tutti insieme appassionatamente che neanche Julie Andrews nel famoso musical. Riassumiamo: primo classificato, con Non mi avete fatto niente, il duo Fabrizio Moro-Ermal Meta. Moro artista di Sony Music Italy, la casa discografica che aveva pi concorrenti iscritti in gara (otto per la sezione Big, uno per le Nuove proposte), la stessa che tiene sotto contratto il direttore artistico Baglioni. Meta, invece, artista di Mescal Music, etichetta indipendente con sede a Nizza Monferrato distribuita dalla piattaforma indie Artist First. Al secondo posto, con il tormentone Una vita in vacanza, ci sono gli allegri ragazzi forti dello Stato Sociale, attitudine indie ma soltanto attitudine, perch il contratto discografico ce l’hanno con Universal Music, prima major del mercato mondiale e italiano che in Riviera si presentava con complessivi tre artisti. Terza classificata, con il pop amoroso de Il mondo prima di te, Annalisa che artista di Warner Music, major che di artisti al festival ne aveva portati tre.
Sul podio di Baglioni, insomma, ci sono tutti ma proprio tutti. Potere alla musica e musica al potere. Una roba del genere non accadeva dal 2012, ossia dal secondo festival dell’accoppiata Gianmarco Mazzi-Gianni Morandi che fu vinto da Emma (Universal) davanti ad Arisa (Warner) e a Noemi (Sony).
Come si arrivati al Manuale Cencelli della classifica finale 2018? Per rispondere a questa domanda, bisognerebbe tirare fuori dall’armadio tutto quel delicato sistema di pesi e contrappesi che era il regolamento del festival, tra giuria di qualit, televoto, giuria demoscopica e sala stampa. Qualcuno ha fatto notare che il meccanismo di voto del Sanremo di Baglioni ricordava l’Italicum, per via del peso attribuito al ballottaggio. Se non altro, la classifica parziale che Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino leggevano nelle sere precedenti, insieme con il direttore artistico, sapeva di Rosatellum: c’era una vaga idea di chi avesse raccolto i consensi del pubblico e chi no, ma in quanto a capire chi avesse vinto e chi avesse perso proprio non c’eravamo. Alla fine siamo arrivati qua e va benissimo cos. Perch siamo in Italia e, da queste parti, c’ una sola cosa che conta pi di vincere tutto: vincere tutti.
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