• 28 Marzo 2024 12:00

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“Saman non è stata protetta”. La denuncia dei musulmani d’Italia

Giu 11, 2021

AGI – Nella vicenda di Saman Abbas, la ragazza pakistana scomparsa da Novellara e che gli inquirenti ritengono sia stata uccisa dopo essersi opposta a un matrimonio combinato nel suo Paese, “l’Islam non c’entra”, ed è “evidente che ci sono state delle falle nel protocollo d’intervento e su queste dobbiamo intervenire subito”. Lo dice Yassine Lafram, originario di Casablanca, alla guida dell’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche d’Italia, in un’intervista all’AGI.

“Credo che questa tragica vicenda – aggiunge – debba farci riflettere sulla complessità degli strati che la compongono. La continua ricerca di colpevoli sul piano sociale su cui scaricare le colpe non aiuta ad evitare nuovi casi simili. Ragioniamo in primis su chi aveva il dovere di monitorare e salvaguardare Saman, soprattutto dopo le denunce. Poi c’è una responsabilità più ampia spartita sulla nostra società e qui ognuno ha il dovere di riflettere su come meglio aumentare la propria azione affinché non ci siano più altre Saman”.

In attesa di stabilire con certezza cosa sia successo a Saman, la comunità islamica in Italia ha immediatamente reagito con sdegno alle atroci notizie che emergono dall’inchiesta. Lafram ha deciso di lanciare una fatwa contro i matrimoni forzati nell’Islam. La fatwa è un parere religioso che tutti i credenti sono tenuti ad osservare e che spesso interviene in casi ritenuti di assoluta gravità come, appunto, per la vicenda di Saman.

La vicenda ha colpito tutti per l’ingiustizia e le atrocità che stanno emergendo giorno dopo giorno. Che idea si è fatta?

“Continuiamo a seguire, come dal primo giorno, gli aggiornamenti sulle indagini – dice il presidente dell’Ucoii – Quello che purtroppo sembra sia accaduto sinora, sebbene ancora gli inquirenti non hanno con certezza definito l’omicidio, è atroce solo pensarlo. Penso a lei, a quella ragazza che voleva vivere la sua vita e al suo futuro spezzato. Mi vengono in mente poi anche tanti episodi recenti di violenze su donne giovani e meno giovani perpetrati da uomini in generale e credo che sia l’intera societa’ che dovrebbe ripensarsi, capire cosa sta succedendo”.

L’Ucoii ha deciso di intervenire duramente contro i matrimoni forzati nell’Islam con una fatwa, qual è il suo significato e che valore ha per un credente musulmano?

“La fatwa, che abbiamo emanato in concertazione con l’Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose in Italia, è un parere religioso che trova le sue fondamenta nei testi sacri del Corano e nella tradizione profetica dell’islam. E’ emessa perché sui matrimoni forzati non ammettiamo ambiguità: l’Islam non concepisce questa usanza tribale e considera la donna e l’uomo liberi di scegliere in egual modo”.

Quello di Saman a suo giudizio può essere considerato un caso isolato in Italia o crede che il fenomeno sia molto più diffuso?

“Non possiamo parlare di casi isolati, in quanto all’interno di alcune famiglie è possibile che persistano alcuni residui culturali retrogradi che non hanno nulla a che vedere con la religione – prosegue Yassine Lafram – Tuttavia non ci risultano, a livello di frequenza, grosse cifre. Comunque siamo nella cornice della violenza di genere, ma sembra che in questa volta non si voglia parlare di femminicidi nei quali questo caso si deve sicuramente annoverare”.

L’Ucooi parla di femminicidio…

“Siamo di fronte ad un femminicidio vero e proprio, che tenta – dice Lafram – di prendere una veste religiosa senza riuscirci, dettato dal contesto patriarcale, e dalla cultura del possesso maschile sulle donne, che è trasversale a tutte le culture. Il caso viene trattato come se fosse un femminicidio di serie B, come a voler dire che non possiamo considerare Saman uguale a qualsiasi sua coetanea autoctona, nemmeno da morta. Non possiamo e non dobbiamo tradirla due volte”.

Qual e’ il valore che ad oggi si da’ alla figura femminile nel mondo islamico?

“In ogni Paese dove è praticato l’Islam o dove l’Islam è principale religione possono esserci delle concezioni diverse, alcune lesive dei diritti delle donne. Guardando all’essenza della nostra fede religiosa, una donna è pari all’uomo, in una cornice di complementarietà, e ha i suoi stessi diritti civili, economici e giuridici”.

Crede che le nuove generazioni possano rappresentare una svolta contro le radicalizzazioni e nel portare avanti i veri valori dell’Islam?

“Su questo bisogna fare di più certo. Le giovani generazioni sono il nostro presente e futuro e bisogna investire su di loro e tutelarli – conclude Yassine Lafram – questa tutela deve essere concepita a 360 gradi. In materia religiosa, necessitiamo di agevolare gli spazi di aggregazione dei musulmani riconoscendoli e dandogli gli strumenti necessari per poter continuare l’impegno, che tutt’oggi si porta avanti a livello territoriale, per l’insegnamento dell’islam autentico, lontano dalle minacce che si insidiano nel web”. 

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