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Salvini: “Una tassa per poter usare il denaro fermo nelle cassette di sicurezza” – la Repubblica

Giu 11, 2019

Matteo Salvini punta a una strada sbrigativa per aumentare le entrate: una “pace fiscale” sui contanti che gli italiani hanno nelle cassette di sicurezza. “Mi dicono che ci sono centinaia di miliardi in cassette di sicurezza, fermi – dice il leader della Lega e vicepremier, intervendo a Porta a Porta – potremmo metterli in circuito per gli investimenti. Si potrebbe far pagare un’imposta e ridare il diritto di utilizzarli”. Parole che bastano perché il pd, per bocca di Luigi Marattin, parli dell’annuncio di nuova patrimoniale. Non è un’idea nuovissima, quella di Salvini di intervenire sulla ricchezza chiusa nei caveau delle banche, che secondo alcune stime si avvicinerebbe ai 200 miliardi di euro.

Già il governo Gentiloni aveva pensato a una “voluntary disclosure” di contanti o titoli al portatore chiusi nelle casette di sicurezza, con un’aliquota al 35%. E la stessa Lega, un anno fa, rilanciava l’idea, parlando però di un’aliquota più bassa, tra il 15 e il 20%. Il procuratore capo di Milano Francesco Greco ha spiegato comunque già nel 2016 che si tratta quasi sempre di somme “di provenienza illecita”.

Più tradizionale, invece, la carta segreta del ministro dell’Economia Giovanni Tria per convincere l’Europa a rinunciare alla procedura d’infrazione: fatturazione elettronica e rottamazione-ter. Ma non sarà facile. Il ministro dell’Economia, che ieri è intervenuto alla Camera, punta a ridurre il deficit-Pil di quest’anno, lanciato verso il 2,4%, di almeno uno 0,2 per scendere al 2,1-2,2%, dai 3,6 ai 5,4 miliardi. Dove trovarli? L’idea è di riuscirci senza una manovra-bis: il ministro ha parlato di “maggiori entrate tributarie e non tributarie” nella prima parte dell’anno e ha detto che fornirà stime più aggiornate a fine luglio.

A riempire di contenuti le sue parole è stato il direttore generale dell’Agenzia delle entrate Antonino Maggiore, anch’egli in audizione al Senato. Si è mostrato ottimista sull’operazione “pace fiscale”, di fatto un condono strisciante, composta da rottamazione-ter e “saldo e stralcio”. Le cifre di adesione sono in linea con le aspettative: in totale 1,5 milioni di contribuenti. Sono state rottamate 9,4 milioni di cartelle per un controvalore di 21,1 miliardi (nella prima rottamazione erano 9,5 milioni di cartelle per 27,7 miliardi; nella bis 4,5 milioni di cartelle per 13,9 miliardi). Il motivo principale dell’affluenza è la rateizzazione su 5 anni, invece di circa un anno per le precedenti e i tassi d’interesse più bassi. Tuttavia il dato che conta, come ha osservato lo stesso Maggiore, è quanti effettivamente pagheranno dopo aver aderito il 31 luglio.

In base all’esperienza del passato, ricordata da Maggiore, solo il 46-47% degli aderenti in prima battuta, perché molti partecipano solo per bloccare i pignoramenti. Presumibilmente saranno 9-10 miliardi, poco più di quanto previsto dalla Relazione tecnica del provvedimento istitutivo dei condoni. Serviranno per la finanza pubblica? Non molto. In primo luogo perché gli incassi arriveranno in cinque anni, cioè nel tempo previsto dalla lunga rateizzazione, e poi perché le risorse provenienti dai condoni, una tantum, stanno già a copertura di altre misure.

Tuttavia Maggiore ha fornito un’altra informazione importante al Parlamento: il gettito dell’Iva, grazie alla fatturazione elettronica, nei primi cinque mesi dell’anno ha fornito 1,8 miliardi in più. Un terreno dunque scivoloso con i conti in bilico, la procedura d’infrazione avviata e l’economia con crescita piatta. Grattando il fondo del barile tornano, come ha ricordato ieri Tria, anche le risorse non utilizzate frutto delle due misure bandiera per cui i gialloverdi si batterono nell’autunno scorso.

Verranno risparmiati 1,2 miliardi, ha detto Tria: se non saranno sottratti da altre misure potrebbero andare a riduzione del deficit.Tornando alla pace fiscale, la Lega esulta per la cifra complessiva di 38,2 miliardi di controvalore delle adesioni. Tuttavia questa cifra è lorda: è composta da 29,5 miliardi di rottamazione-ter (che scendono a 21,1 al netto dei condoni sugli aiuti di Stato). C’è poi da considerare il “saldo e stralcio”, il condono che si paga per fasce di reddito con l’Isee: il controvalore delle adesioni è di 8,7 miliardi, ma anche in questo caso si scende a 6,5 se si tolgono le sanzioni. Totale: 21,1 più 6,5 fa 27,6. Quanto fu il controvalore della prima rottamazione che incassò 8,2 miliardi.

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