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Salva-Banche, dopo l’attesa arriva la procedura per i rimborsi

Lug 13, 2016

MILANO – A otto mesi di distanza dalla risoluzione di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti, che risale al 22 novembre 2015, potrà partire la procedura per il rimborso forfettario agli oltre 10mila obbligazionisti che si sono visti azzerare i bond subordinati per assorbire parte delle perdite registrate dalle quattro banche. Ne dà notizia il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), al quale il governo ha attribuito la gestione del Fondo di solidarietà istituito proprio per lenire le perdite degli investitori, in molti casi risparmiatori inconsapevoli del destino al quale rischiavano di andare incontro.

Si tratta di una procedura che ha potuto vedere la luce solo dopo l’entrata in vigore (3 luglio) della legge di conversione del decreto sulle banche, risalente allo scorso maggio. Il decreto ha stabilito i dettagli per il rimborso forfettario, che è una via che gli obbligazionisti possono percorrere in alternativa agli arbitrati, per i quali si aspettano ancora i decreti di attuazione dal Mef. Gli investitori che si sono visti azzerare i bond subordinati potranno ricevere l’80% del corrispettivo speso per acquistare i titoli delle quattro banche finite in risoluzione, ma devono rientrare in una serie di parametri. Il primo riguarda la data dell’acquisto dei titoli: non oltre il 12 giugno 2014. Devono poi dimostrare di averli avuti ancora in portafoglio il 22 novembre scorso, data della risoluzione delle quattro banche che ha azzerato tutte le obbligazioni subordinate (insieme alle azioni). Gli altri parametri da rispettare per poter ottenere l’indennizzo sono un patrimonio mobiliare inferiore ai 100mila euro alla fine del 2015 e un reddito complessivo 2014, ai fini Irpef, non superiore ai 35mila euro.

Nella conversione del decreto sulle banche, si è estesa la dotazione del Fondo di solidarietà, eliminando il tetto di 100 milioni di euro che era stato posto con la legge di Stabilità 2016. Ora, il testo di legge finale recita che il Fondo di solidarietà deve essere alimentato “sulla base delle esigenze finanziarie connesse alla corresponsione delle prestazioni”, da parte del “Fondo interbancario di tutela dei depositi” stesso. Si tratta quindi di un rubinetto che erogherà rimborsi fino a soddisfare tutte le richieste legittime. Le stime che circolano parlano di 6.500 domande in arrivo, per un valore degli indennizzi che potrebbe assestarsi tra 150 e 200 milioni di euro. Il Fitd, alimentato dai contributi obbligatori delle banche (che versano circa 400 milioni l’anno) dovrà farvi fronte con le risorse fin qui accumulate. Agli esborsi per gli indennizzi, dovranno far seguito reintegri successivi da parte del sistema bancario in modo da garantire sempre la tutela dei depositi dei correntisti, che è la missione del Fondo interbancario stesso. Probabile dunque che le banche vengano chiamate – nel prossimo esercizio – a contribuire al ristoro della dotazione del Fondo.

Tornando alla procedura per la richiesta di indennizzo, questa deve essere presentata entro il 3 gennaio 2017 (decorrenza di sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge). Serve una documentazione allegata, come dettagliato sul sito del Fondo:

  1. il contratto di acquisto degli strumenti finanziari subordinati;
  2. i moduli di sottoscrizione o d’ordine di acquisto;
  3. l’attestazione degli ordini eseguiti;
  4. una dichiarazione sulla consistenza del patrimonio mobiliare;
  5. copia di un documento di identità in corso di validità;
  6. copia della procura conferita, nel caso in cui l’istanza sia presentata al FITD tramite Studi legali o Associazioni di Consumatori.

Per quanto riguarda il modulo dell’istanza di indennizzo e il suo invio, bisognerà attendere ancora fino al 22 luglio perché questo venga caricato sul portale del Fondo. Una procedura guidata sul sito web permetterà la trasmissione stessa dell’istanza di rimborso, che potrà essere altresì inviata tramite raccomandata con avviso di ritorno.

La comunicazione del Fitd arriva a due giorni dall’incontro tra l’Associazione Vittime del Salva-Banche – che ha fortemente criticato questa modalità di rimborso – e il direttore dell’Unità di risoluzione di Bankitalia, De Polis. Un summit dal quale è emerso uno spiraglio: i potenziali acquirenti delle nuove banche, che sono sul mercato, “si sono mostrati sensibili al tema di ristabilire un sano e solido rapporto con il territorio e i risparmiatori delle quattro banche, attraverso l’emissione di nuovi titoli per gli obbligazionisti esclusi dal rimborso forfettario e warrant per i vecchi azionisti”, hanno fatto sapere dall’Associazione.

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