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Salmaso: “Nessuna immunità di gregge, solo chi è vaccinato è protetto”

Ago 2, 2021

AGI  –  Mi dispiace dirlo ma l’immunità di gregge in questo contesto non è assolutamente perseguibile. Il concetto che chi non è vaccinato è protetto da tutti i vaccinati, cioè appunto dal gregge protetto, non è applicabile nella nostra situazione. Chi è vaccinato è protetto, chi non è vaccinato non è protetto”. Lo ha affermato l’epidemiologa Stefania Salmaso, ospite di Agorà Estate.

 “Non abbiamo assolutamente nessun elemento per pensare di poter raggiungere l’immunità di gregge – ha spiegato – visto che tutti i non vaccinati sono in fasce d’età ben definite e non sono mescolati completamente tra i vaccinati. Quindi questo concetto non è perseguibile, ma non lo è stato fin dall’inizio”. 

Somministrare la terza dose di vaccino, come sta già facendo Israele, è una possibilità che “potrebbe essere valutata dalle agenzie regolatorie, visto che Israele ha detto che gli infettati non hanno sintomi e magari non sono nemmeno contagiosi. Da questo punto di vista abbiamo bisogno di molte evidenze”. 

Secondo Salmaso “l’obiettivo adesso non è l’eradicazione e l’eliminazione del virus circolante. Non abbiamo nessuna possibilità di fare questo. Quello che vogliamo fare è ridurre questa infezione a una circolazione anche endemica, ma che non porti danno. E’ per questo – ha concluso – che bisogna assolutamente continuare a vaccinare per proteggersi e proteggere soprattutto le persone più vulnerabili”. 

Sul tema dell’obbligo vaccinale per gli insegnanti e per il personale della scuola, “si può discutere se siamo favorevoli o meno all’obbligo che è una norma, ma sul fatto che si vaccinino sono assolutamente convinta che sia fondamentale”.

Salmaso ha aggiunto che “per i ragazzi, visto che molti non possono essere vaccinati ancora, vanno organizzati degli screening continui magari con saggi salivari, meno invasivi e che non hanno bisogno di operatori, fatti a rotazione nelle classi per identificare i focolai in modo precoce e dare la sensazione ai ragazzi la sensazione che continuiamo a stare a rischio. Il problema non è solo quando sono in classe, è quando sono fuori. Per questo la scuola dovrebbe diventare il filtro in cui si riescono a identificare le infezioni in queste fasce d’età”. 

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