Pene ridotte per Nicole Minetti ed Emilio Fede al processo Ruby bis. I giudici del secondo appello hanno deciso di confermare le condanne ritoccando però le pene: 4 anni e 7 mesi per Fede e 2 anni e 10 mesi per Minetti.
Per i due imputati il pg di Milano Daniela Meliota aveva chiesto, invece, la conferma delle condanne del precedente appello che erano state a 4 anni e 10 mesi per l’ex volto del Tg4 e 3 anni di carcere per l’ex consigliera regionale.
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Le stesse pene cioè che erano state inflitte nel precedente processo di secondo grado annullato con rinvio dalla Cassazione. Gli ‘ermellini’ avevano sostenuto che nelle motivazioni a quel verdetto ci fosse “un vuoto motivazionale” sostenendo che la Corte non avesse spiegato “in concreto” le condotte contestata agli imputati nonostante “la meticolosità con la quale si è soffermata sui concetti generali in tema di prostituzione, induzione e favoreggiamento”.
Al processo la nuova vita di Minetti, dj tra New York e Londra
Poco prima della sentenza, nel corso della sua arringa, il difensore di Minetti, Pasquale Pantano, aveva chiesto l’assoluzione
paragonando la vicenda della sua assistita a quella di dj Fabo. Come nel caso di Fabo, morto in Svizzera col suicidio assistito – era la tesi – Marco Cappato aveva solo aiutato Fabo nell’esercizio “di un diritto”, ossia la “libertà di decidere della propria vita”, così Minetti aveva solo dato un aiuto alle giovani ospiti alle serate di Berlusconi “nell’esercizio libero della prostituzione”.