AGI – Serve un patto per l’equità intergenerazionale nelle politiche pubbliche. I giovani leader d’impresa italiani hanno dato vita alla prima edizione di Rome Summit, un forum economico promosso dal movimento giovanile dell’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti), l’associazione dei leader d’impresa cattolici (oltre 3.000 in Italia). L’incontro ha voluto avviare un dialogo fra le Chiesa, nella persona del Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin che ha aperto i lavori, le istituzioni italiane rappresentate dal vicepremier Antonio Tajani e dal presidente della Camera Lorenzo Fontana e le organizzazioni di categoria dei giovani imprenditori italiani maggiormente rappresentative (Confindustria, Coldiretti, Confartigianato, Ance, Confagricoltura, Confapi, Federmanager e Confcooperative).
“Non c’è buona economia – ha affermato Benedetto Delle Site, il presidente di Ucid Giovani – senza buoni imprenditori, quella dell’imprenditore è una nobile vocazione: sono parole del Santo Padre. Giuseppe Toniolo, il cui pensiero sull’economia fu fondamentale per dare forma alla Dottrina Sociale della Chiesa, considerava giustamente gli imprenditori prime cellule dell’organismo economico. Prescindendo, cioè, dagli imprenditori e dai dirigenti, non è possibile costruire una economia veramente all’altezza della persona umana. Qualcuno potrebbe pensare a una economia che addirittura degli imprenditori faccia a meno. Eppure, l’Italia continua a essere la patria di autentiche eccellenze, imprenditori piccoli e grandi che il mondo ammira per il genio e l’inventiva”.
“Mai come oggi – ha osservato – è attuale quanto sosteneva l’economista Joseph Schumpeter: l’imprenditore non è semplicemente un detentore di capitali (il cosiddetto ‘capitalista’), ma è innanzitutto un innovatore. Se è vero che l’imprenditore è un innovatore, ciò è doppiamente vero per un giovane imprenditore, che oggi è chiamato a trasformare modelli di impresa del passato e immaginarne di nuovi”. I dati dell’Istat sul crollo delle nascite in Italia, che rischia di compromettere nei prossimi anni il sistema di welfare, i consumi e gli investimenti. I dati di Infocamere e di Cerved sul calo dell’imprenditoria under 35, a danno dei livelli occupazionali, dell’innovazione e della competitivita’ della nostra economia, sono la risultanza, oltre che di un clima culturale sfavorevole alla nuova vita e alla gioventù anche dell’irrilevanza delle nuove generazioni nella ponderazione delle politiche pubbliche.
Il taglio della pressione fiscale, in quest’ottica rischia di perdere efficacia: essere distribuito indistintamente alla più ampia platea possibile di beneficiari senza tenere in considerazione l’impatto asimmetrico che prima la pandemia e poi la crisi energetica hanno avuto sui giovani, sfavorendoli in ogni ambito: “La denatalità e la fuga di cervelli all’estero, dove spesso è più facile fare impresa, sono – ha ricordato Delle Site – il nostro tallone d’Achille. L’Italia continua a essere un ecosistema sfavorevole per un giovane che, rischiando, provi a intraprendere scontrandosi con una selva di costi fissi, pressione fiscale e contributiva, burocrazia, un vero freno per l’imprenditoria giovanile, viceversa l’assunzione di maternità e paternità viene rinviata nel tempo anche per l’assenza di un vero welfare dedicato alla tutela della vita nuova e della vita giovane. Nessuno sembra rendersi conto che l’assenza di una linea d’investimento importante sulle nuove generazioni non è più sostenibile e finirà per rivelarsi contraria al bene comune, al bene di tutti”.
Serve dunque un patto per l’equità intergenerazionale nelle politiche pubbliche, sostenendo le nuove forme di welfare messe in campo in modo innovativo da molte imprese, e andando a incrementare specificatamente per famiglie e imprenditori under 35 i vari benefici, siano essi bonus o detrazioni fiscali e crediti di imposta. Questo nella prospettiva di assicurare a tutti i giovani una libera assunzione di paternità e maternità nel rispetto della propria età fertile anche in considerazione del fatto che una famiglia che si apre presto alla vita ha maggiori possibilità di andare oltre il primo figlio. Quindi per sostenere l’imprenditoria e l’occupazione giovanile. Tale intervento sul fisco è realizzabile a costo zero, senza provocare ulteriori oneri per lo Stato, con una lieve riduzione dell’intensità di bonus e detrazioni dall’attuale fiscalità generale: “È necessario quindi – ha sottolineato Delle Site – rimodulare le politiche per la sostenibilità, in Italia e nel resto del mondo occidentale, affinché siano guidate da una ecologia integrale, che in sé ricomprenda anche una ecologia dell’umano. Oggi occorre che l’Italia si faccia capofila di un nuovo modello di sviluppo sostenibile. Le nostre imprese possono svolgere un ruolo chiave, a patto che la sostenibilità sia declinata nella prospettiva dell’ecologia integrale: per questo chiediamo al decisore pubblico il riconoscimento del ruolo sociale delle imprese e la più ampia valorizzazione, a partire dalle norme che regolano i nostri bilanci, dei beni cosiddetti intangibili: creando occupazione, facendo formazione, investendo in capitale umano, sviluppando nuove forme innovative di welfare, incubando start-up, le nostre imprese svolgono un ruolo non solo privato ma anche pubblico”.