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Rolex, viaggi a Dubai e diamanti: le tangenti prese dai magistrati per aggiustare le sentenze

Gen 15, 2019

C’è anche un incontro del pm Antonio Savasta con l’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti nelle carte dell’inchiesta che ha portato in carcere il magistrato e il suo collega Michele Nardi. Secondo quanto ricostruito dalla procura di Lecce, Savasta, all’epoca pm a Trani, alla ricerca di una sponda romana per ottenere il trasferimento, nel 2015 avrebbe chiesto all’imprenditore toscano Luigi D’Agostino (pure lui coinvolto nelle indagini) di incontrare Lotti.

·L’incontro con Lotti

E a combinare l’incontro sarebbe stato Tiziano Renzi, il padre dell’ex presidente del Consiglio Matteo. Nell’aprile del 2018 è stato lo stesso imprenditore Dagostino, parlando con i pm toscani, a confermare la circostanza: “Fissai – ha fatto mettere a verbale – un appuntamento con Lotti tramite Tiziano Renzi, dicendogli che volevo portargli un magistrato che aveva interesse a mostrare una proposta di legge”. Ad aprile e maggio del 2018 è stato ascoltato anche l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che ha spiegato: “Ho una conoscenza superficiale di Antonio Savasta sicuramente me l’hanno presentato ma non ricordo chi né in quale occasione”, aggiungendo come Dagostino, in generale, gli parlasse “di suoi interessi a Firenze e delle sue attività riguardanti il the Mall e sul fatto che voleva costruire un centro commerciale in Puglia a Fasano”.

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Savasta si sarebbe rivolto a Dagostino per ottenere l’incontro con Lotti e in cambio avrebbe insabbiato le indagini su un giro di fatturazioni false che riguardavano le società dell’imprenditore. E questo è solo uno dei filoni dell’indagine che ieri oltre all’ex pm di Trani ha portato in carcere anche l’ex gip Michele Nardi. Centrale nell’inchiesta è la figura di un altro imprenditore, Flavio D’Introno di Corato che avrebbe corrotto i due magistrati, sperando in una soluzione positiva delle vicende giudiziarie che lo riguardavano. Ed è stato lui stesso alla fine a rivelare lo spaccato di quella che, accusa il gip di Lecce Giovanni Gallo, appare come una “giustizia asservita ai fini personali”.


·Le tangenti

“Ho consegnato circa 300mila euro in contanti a Savasta, un milione e mezzo comprensivo dei regali di Natale a Nardi” fa mettere a verbale l’imprenditore che racconta delle continue richieste di denaro subite e delle rassicurazioni sull’esito positivo di un processo conclusosi poi con una condanna. E Nardi (in servizio, al momento dell’arresto come pm a Roma) a chiedere, sempre secondo D’Introno, “30mila euro” solo per un primo incontro. E poi ancora un viaggio a Dubai, il pagamento dei lavori di ristrutturazione di un appartamento a Roma. Soldi e regali, come un Rolex Daytona o due diamanti, ricevuti dal magistrato. Più o meno simile il sistema, racconta D’Introno, ideato da Savasta che, ad esempio, riceve 20mila euro per aver avviato un’indagine, basata su false testimonianza, che avrebbe dovuto scagionare l’imprenditore.

·Le registrazioni

D’Introno diventa così un testimone chiave dell’inchiesta. Piegato dalle richieste di denaro, decide di collaborare con i pm di Lecce ai quali consegna anche le registrazioni di alcuni colloqui avuti con Savasta a novembre. Il pm è preoccupato, teme l’indagine che poi lo ha travolto. E all’imprenditore consiglia la fuga. “Te ne devi andare, se viene fuori tutta questa roba ce ne dovremmo vergognare a vita….Il merdaio tu non lo devi fare perchè sto in mezzo pure io” dice.

Ai carabinieri D’Introna alla fine confessa: “Con Savasta dovremmo incontrarci tra qualche giorno perchè mi ha promesso di racimolare dei soldi, 50-60mila euro, per consentire di fuggire alle Seychelles visto che ormai dal 3 ottobre la mia condanna è divenuta definitiva. Credo sia dispiaciuto per me ma anche preoccupato dal fatto che io possa rendere dichiarazioni contro di lui”.

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