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Ritrovato senza vita il bimbo caduto nel pozzo in Spagna – La Stampa

Gen 26, 2019

Non ce l’ha fatta il piccolo Julen Garcia: i soccorritori l’ hanno raggiunto all’1.25 di stanotte dopo 13 giorni di scavi senza sosta nel pozzo dove è caduto il 13 gennaio a Totalan, una località vicino a Malaga, ma il bimbo era senza vita. «Disgraziatamente…nonostante tanti sforzi da parte di tanta gente, non è stato possibile…#RIPJulen», ha twittato la Guardia Civil, rivolgendo ai familiari «le più sincere condoglianze». Era impossibile, ma ci hanno provato. Sono andati al di là della razionalità per tenere accesa la speranza. Hanno scavato a mano e con le macchine più sofisticate, con i radar e con la dinamite, ma anche i più ottimisti si sono dovuti arrendere.

Appresa la notizia, il padre del piccolo ha avuto un malore ed è stato soccorso dal personale di un’ambulanza presente all’uscita del pozzo. Non si hanno notizie delle sue condizioni. È certo invece che gli enormi sforzi messi in atto per salvare il bimbo di due anni sono stati vani e che in queste ore si sta ora lavorando per estrarre il cadavere dal pozzo, di soli 25 cm di diametro. José e Vicky, i genitori del bimbo, ci avevano sperato fino all’ultimo: «Abbiamo un angelo lassù che ci aiuta». Quell’angelo è il primo figlio della coppia, morto anche lui piccolissimo, a tre anni, per un infarto che lo ha colto sulla spiaggia di Malaga nella primavera del 2017. Ora, per quello che serve, tutta la Spagna si stringe attorno a questa coppia perseguitata dal destino tragico.

Il corpo senza vita di Julen è stato trovato a oltre 100 metri sotto terra. Un agente della Guardia Civil – riferisce El Pais – è stato l’ultimo ad unirsi ai soccorsi dopo che gli uomini della Brigada de Salvamento Minero hanno aperto una galleria di accesso da un pozzo ausiliare. L’ultimo tratto è stato particolarmente duro, per la presenza di grosse rocce, che alla fine sono state fatte saltare con delle piccole cariche esplosive.

spagna

I tentativi di salvarlo

Per raggiungerlo hanno costruito un pozzo alternativo, un progetto complesso, per realizzare il quale sarebbe servito almeno un mese, ma, con la forza della disperazione, i lavori sono durati pochi giorni, pur nelle mille difficoltà geologiche e orografiche. Il mega cantiere tra i campi di Totalán ha impiegato oltre 300 persone, con imprese di tutto il Paese che si sono messe a disposizione, gratuitamente, per il salvataggio impossibile. Una grande opera di ingegneria umanitaria, come è stata ribattezzata, che però si è ridotta a estrarre solo un piccolo corpo senza vita. Gli operai hanno lavorato senza sosta per dieci giorni per passare il testimone ai minatori che giovedì si sono introdotti alla ricerca del piccolo Julen, scavando con pala e piccone una galleria orizzontale. Anche questa operazione è risultata più complessa del previsto: a causa di un terreno dalle caratteristiche sconosciute, ci sono volute tre esplosioni per proseguire. Altro tempo che se ne andava. Ma le speranze di un successo erano poche, per non dire nulle, sin da quella maledetta domenica.

Tutta la Spagna è rimasta aggrappata alla speranza, intorno a quel piccolo pozzo. Dirette tv, preghiere nelle chiese, ritratti dei minatori eroi.

Cosa è accaduto

L’allarme lo ha dato un uomo che passeggiava per le colline di Totolan. Da quel momento, è scattata la macchina dei soccorsi, complicata e ogni momento che passava, sempre più sofisticata. Mai però si è avuto anche un solo segnale concreto che Julen fosse sopravvissuto alla caduta. Il cantiere aperto intorno alla zona del pozzo è andato ingrandendosi giorno dopo giorno. Per raggiungere il bimbo, come prima cosa, si è tentato di aspirare la terra, ma l’operazione è stata subito dichiarata non percorribile. A quel punto sono stati scavati tre tunnel, due paralleli al pozzo (uno alla destra e uno alla sinistra) a circa tre metri di distanza e uno orizzontale. Per riuscirci, però, è servito molto tempo, per i tanti ostacoli trovati all’interno del terreno, tappi di terra, rocce e materiale troppo duro per essere rapidamente penetrato.

E proprio un di questi tappi di terra rappresenta il vero mistero di questa tragedia: il bimbo si trovava a circa 70 metri di profondità, sepolto da un grosso cumulo di materiale che ne ha impedito il salvataggio. La domanda alla quale, almeno per ora, geologi e minatori non sanno rispondere è: come si è formato questo tappo sopra il corpo del bambino? Ormai purtroppo però il tema è diventato poco più che accademico. Resta aperta l’inchiesta della Guardia Civil.

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