L’introduzione del nuovo Codice della Strada ha portato con sé un innalzamento del livello di attenzione nei confronti di comportamenti alla guida potenzialmente pericolosi, come la guida in stato di ebbrezza. Tuttavia, come dimostra una recente vicenda di cronaca, l’applicazione rigorosa della normativa può talvolta condurre a situazioni paradossali, in cui la sanzione prevista per un’infrazione si abbatte su chi, in realtà, è vittima di una situazione imprevista e al di fuori del proprio controllo.
La vicenda di Viterbo: multato nonostante il malore
Soggetto di questa storia è un avvocato quarantenne di Viterbo, ingiustamente multato e privato della patente a causa di un malore che lo ha costretto a fermarsi a lato della strada. La vicenda, risalente alla notte del 14 dicembre, pochi minuti dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada, ha visto l’uomo protagonista di un concatenarsi di eventi sfortunati.
Sofferente di un malore, probabilmente una congestione, l’avvocato è stato colto da un improvviso attacco di dissenteria, costringendolo ad accostare la sua vettura in una rientranza della strada. L’uomo ha lasciato l’auto accesa per riscaldarsi, data la temperatura rigida. La sua posizione e l’apparente stato di malessere hanno attirato l’attenzione di una pattuglia di polizia, insospettita da quella che sembrava una situazione anomala.
Gli agenti, avvicinatisi all’auto, hanno chiesto all’uomo di sottoporsi all’alcoltest, ma questi si è rifiutato. La negazione della verifica, come previsto dal nuovo Codice della Strada, equivale alla sanzione massima, quella prevista per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico superiore al 2%.
Dopo il rifiuto dell’alcol test
A quel punto, la situazione si è ulteriormente complicata: un’altra auto, sopraggiunta a velocità sostenuta, ha tamponato le due volanti parcheggiate a bordo strada. Gli agenti hanno quindi contestato all’uomo anche la responsabilità dell’incidente, accusandolo di averlo provocato.
L’avvocato, però, ha contestato la ricostruzione della polizia, offrendo una versione dei fatti radicalmente diversa. Il suo rifiuto di sottoporsi all’alcoltest non era dovuto a un eventuale stato di ebbrezza, ma alla necessità impellente di far fronte al suo malore. Inoltre, l’uomo ha rifiuta qualunque responsabilità per la causa dell’incidente, in quanto la sua macchina era correttamente ferma in una rientranza e non costituiva un ostacolo alla viabilità.
Il giudice di pace, accogliendo la ricostruzione dell’avvocato, ha emesso un provvedimento cautelare di sospensione dell’ordinanza del prefetto con cui gli era stata ritirata la patente. La decisione del giudice ha riconosciuto la legittimità del rifiuto dell’alcoltest, considerando le circostanze eccezionali in cui l’uomo si trovava.
Norme troppo rigide?
Questa vicenda solleva un interrogativo importante sull’applicazione rigida delle norme del Codice della Strada. Se da un lato è fondamentale garantire la sicurezza stradale e sanzionare comportamenti irresponsabili come la guida in stato di ebbrezza, dall’altro lato è necessario valutare attentamente il contesto in cui si verificano le infrazioni. In questo caso specifico, l’applicazione letterale della norma ha portato a una sanzione ingiusta nei confronti di una persona che, in realtà, era vittima di uno stato di emergenza.
La vicenda dell’avvocato di Viterbo ci ricorda che la legge, per essere giusta, deve essere applicata con discernimento, tenendo conto delle fattispecie specifiche di ogni caso. L’obiettivo finale del Codice della Strada non è quello di punire indiscriminatamente, ma di garantire la sicurezza di tutti gli utenti della strada.