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Riforma Pa, prontuario per chiarire quando si rischia il licenziamento

Feb 4, 2017

Appuntamento a met febbraio per la revisione della riforma Madia della Pubblica amministrazione, azzoppata da una sentenza della Corte costituzionale dello scorso novembre. A met mese, se non ci saranno intoppi, il Consiglio dei ministri si occuper dei tre decreti correttivi su partecipate, dirigenza sanitaria e licenziamenti per gli assenteisti, necessari per rimettere in carreggiata la riforma dopo la censura della Consulta. Dei tre, il piatto forte costituito dal provvedimento sul licenziamento disciplinare per gli statali, che dovrebbe introdurre un vero e proprio “decalogo” delle situazioni a rischio, per meglio informare i dipendenti sulla normativa di riferimento.

Promemoria delle situazioni a rischio licenziamento

Il “decalogo” dovrebbe fare chiarezza sulla questione, mettendo in fila una per una le condizioni che determinano l’espulsione del dipendente: dalla falsa attestazione della presenza in servizio allo scarso rendimento. E la sanzione massima si attiverebbe anche, nei casi pi gravi, per il responsabile gerarchico del dipendente assenteista che chiuda un occhio (o tutti e due) davanti agli illeciti. La casistica elencata nel “decalogo” si occuper anche delle gravi e reiterate violazioni del Codice di comportamento spesso all’attenzione delle cronache. Per esempio, l’accettare regali costosi o l’abuso dell’auto di rappresentanza. Il decreto dovrebbe anche fissare i tempi massimi della procedura disciplinare ordinaria, che dovrebbe essere conclusa nel giro di 3-4 mesi al massimo. L’iter accelerato (massimo un mese) oggi previsto per il licenziamento dei “fubetti del cartellino” dovrebbe poi essere esteso a tutte le forme illecite che portano a licenziamento accertate in flagranza.

Procedura semplificata per l’azione disciplinare

A parte il capitolo licenziamenti, il decreto correttivo rivede anche tempi e procedure dell’azione disciplinare. Al momento, l’orientamento quello di precisare la competenza dei contratti a stabilire le regole per le infrazioni di minore gravit, quelle per le quali previsto il solo richiamo verbale. I tecnici del ministero della Pa stanno lavorando anche ad una semplificazione dell’iter, che dovrebbe permettere una gestione unificata per le sanzioni pi gravi, con pi amministrazioni che faranno capo a uno stesso ufficio. Inoltre i vizi formali, i cavilli giuridici, non potranno fermare l’azione di censura. Anche in questo caso, grazie all’estensione di una clausola anticipata dal Dlgs anti-furbetti del 2016, la violazione dei termini interni fissati per la procedura non potr impedire di andare avanti, n potr annullare la validit della sanzione inflitta, fatto salvo il diritto alla difesa. Inoltre se il giudice accerta una sproporzione con la sanzione disciplinare, il procedimento si ripete. Il decreto correttivo sul pubblico impiego sar anche l’occasione per introdurre sanzioni contro le assenze “mirate”, nei periodi di superlavori degli uffici pubblici (dichiarazioni fiscali, scadenze tributarie) e in prossimit di finesettimana e ponti o di un grande evento.

Effetti della sentenza costituzionale 251/2016

Ad aprire nuovamente il cantiere della riforma del pubblico impiego imponendo il ricorso a decreti correttivi stata la sentenza 251/2016 della Corte costituzionale che ha imposto l’intesa con le Autonomie, invece del pi semplice parere, per gli aspetti della riforma Madia su cui le competenze statali si sovrappongono con quelle di Regioni ed enti locali. In particolare, la censura dei giudici costituzionali ha fatto naufragare i provvedimenti attuativi gi approvati su societ partecipate, licenziamenti veloci degli assenteisti e dirigenti sanitari: decreti rimasti in vigore, ma esposti al forte rischio di bocciatura costituzionale in caso di ricorsi perch “viziati” da un percorso di approvazione che passato appunto dal parere e non dall’intesa.

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