AGI – Le città possono ridurre le loro emissioni di Co2 ripensando la loro forma. È quanto emerge da uno studio guidato dalla Università di Shiraz, Iran e pubblicato sul Journal of Environmental Management.
“La relazione tra forma urbana ed emissioni di Co2 è ben riconosciuta. Tuttavia, la maggior parte degli studi finora si è limitata a esaminare la forma urbana a livello macro e manca una comprensione specifica di questa relazione dinamica. Al contrario, questo studio impiega il framework Local Climate Zones (Lcz) per indagare la relazione tra forma urbana ed emissioni di CO2 a livello micro”, ha affermato Ayyoob Sharifi, professore presso l’Idec Institute dell’Università di Hiroshima e co-autore dello studio.
Il framework LCZ è un modo per classificare universalmente le forme urbane. Questo framework è stato utilizzato con successo per valutare meglio gli effetti delle isole di calore urbane. Per questo studio, il team di ricerca ha applicato questo framework per classificare la forma urbana di Baltimora, Indianapolis e Los Angeles, utilizzando metodi di telerilevamento, come i dati di immagini satellitari.
Il caso di Baltimora, Indianapolis e Los Angeles
Le tre città scelte per lo studio sono state selezionate per le loro differenze sia nel clima che nella densità di popolazione. Los Angeles è classificata come un clima caldo e secco con poche variazioni di temperatura, Indianapolis è considerata un clima freddo e umido e Baltimora è un clima misto e umido. Baltimora ha la più alta densità di popolazione delle tre città, mentre Los Angeles e Indianapolis hanno densità di popolazione simili. In confronto, Los Angeles è distribuita su un’area molto più grande di Indianapolis.
Le variabili contrastanti tra le tre città sono state scelte intenzionalmente per determinare se le differenze nella classificazione Lcz potessero spiegare le differenze nelle emissioni di Co2 nel corso di un anno intero o di singole stagioni, a seconda della densità di popolazione e del clima. Le emissioni di Co2 sono state calcolate utilizzando i dati del progetto ‘Hestia’, che calcola la quantità di Co2 da combustibili fossili rilasciata in singole città a livello di strada e di edificio ogni ora. Sebbene lo studio abbia fornito nuove intuizioni sull’effetto delle forme urbane sulle emissioni di Co2, si sono potute fare poche generalizzazioni tra le città.
“I risultati dimostrano che la relazione tra forma urbana ed emissioni di Co2 è complessa e dinamica. I modelli potrebbero essere diversi a seconda del contesto e di fattori quali condizioni climatiche, dimensioni e funzione della città. I modelli osservati in una città specifica non possono necessariamente essere generalizzati ad altre città. Cio’ significa che non è possibile applicare approcci one-size-fits-all per determinare forme urbane ottimizzate”, ha affermato Sharifi. è importante sottolineare che lo studio ha rivelato che oltre agli spazi verdi urbani anche quelli aperti come piazze e ampi slarghi sono fondamentali. “Senza una messa in campo intelligente e adeguata di spazi aperti e verdi, lo sviluppo urbano compatto avrà una capacità limitata di mitigare le emissioni urbane di Co2”, ha affermato Sharifi.