È arrivata la condanna. Il mandante del ricatto alla famiglia Schumacher sconterà tre anni in carcere. Il tribunale di Wuppertal, come riporta l’agenzia di stampa Dpa, ha anche comminato sei mesi di pena sospesa e una multa di 1.200 euro al figlio. Due anni di pena sospesa e una sanzione di 2.400 euro all’ex guardia di sicurezza, condannata per favoreggiamento. Ma il capitolo finale è davvero chiuso? Con un disco rigido scomparso e un ricorso già annunciato, la vicenda sembra tutto fuorché conclusa.
La battaglia è appena cominciata
A orchestrare il ricatto, un uomo di fiducia. Qualcuno che aveva accesso diretto alla vita privata del campione. Per anni incaricato di proteggerne la privacy, l’ex guardia del corpo ha tradito la famiglia, passando foto sensibili a Y. T., 53 anni, e al figlio D. T. Con la complicità del padre, il giovane ha inviato il materiale da un indirizzo e-mail tecnicamente irrintracciabile.
Un’operazione studiata nei dettagli. Fino all’ultimo, Y. T. ha tentato di respingere le accuse, definendo il ricatto un “accordo commerciale”. La rete di complici aveva accumulato oltre 1.500 immagini, video e cartelle cliniche. Un archivio dettagliato, capace di svelare ogni frammento della vita privata dell’ex pilota. Minacciavano di pubblicare tutto sul dark web, a meno che gli Schumacher non avessero pagato 15 milioni di euro.
Tuttavia, i piani sono crollati: l’intervento delle Forze dell’Ordine ha impedito di realizzare un profitto economico. Dopo la sentenza, i condannati hanno espresso dispiacere e vergogna. Dall’altra parte dell’aula, gli Schumacher non abbassano lo sguardo. La tensione è palpabile. Nessuna soddisfazione, nessuna tregua. La battaglia è appena cominciata.
“Non siamo d’accordo con tutto ciò che ha detto la corte – ha annunciato Thilo Damm, l’avvocato di famiglia -. Potete stare certi che esauriremo tutte le possibilità legali a nostra disposizione. Non sappiamo dove si trovi il disco rigido mancante, quindi c’è la possibilità che un’altra minaccia provenga dalla porta sul retro. La sentenza è stata indulgente”. Una frase che lascia aperti inquietanti interrogativi. Il materiale rubato è davvero sparito? Qualcuno potrebbe ancora metterlo in circolazione? Domande senza risposta, che rendono questa storia ancora più torbida.
L’incidente a Méribel e il buio
Sono passati oltre undici anni dall’incidente di Michael Schumacher a Méribel. Mentre sciava sulle Alpi francesi, la leggenda della F1 subì una bruttissima caduta. Da lì è calato il silenzio, su richiesta della famiglia. In pochissimi possono vederlo oggi: solo gli amici più stretti, tra cui Jean Todt. In ricordo del passato, i due seguono ancora insieme i Gran Premi. Un rituale, che richiama i giorni di gloria.
A cavallo tra gli anni Novanta e Duemila, furono protagonisti di un’epoca indimenticabile: uno al volante, l’altro a capo della scuderia Ferrari. Mondiali a ripetizione, vittorie scolpite nella storia. Da quel sodalizio nacque qualcosa di più di un semplice rapporto professionale. Todt ha sempre mantenuto il profilo basso nelle rare dichiarazioni concesse alla stampa. Il compagno di mille battaglie non è più lo stesso di prima, ma gli resta vicino, seguendo alla lettera le indicazioni di Corinna. Ed è questa l’unica cosa che importa: la vicinanza delle persone care.