AGI – Da 26 giorni il signor Salvatore D., 49 anni, si trova nel carcere di Monza da assolto. Assolto per vizio totale di mente per incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti a causa di un grave disturbo psichiatrico, è in cella perché non si trova una Rems libera, cioè la struttura che, per legge, deve accogliere le persone ritenute socialmente pericolose affette da seri problemi di salute mentale.
“Il 12 dicembre è stato assolto definitivamente dal gup di Lodi alla fine del processo con rito abbreviato per totale incapacità di intendere e di volere e il magistrato ha disposto il suo collocamento in una Rems – spiega all’AGI l’avvocata Federica Liparoti, che lo assiste -. Già il 6 luglio era stata revocata dal pm la custodia cautelare in carcere ma, nonostante ciò, ha atteso in prigione il processo per via della carenza delle strutture. Quindi il signor Salvatore D. è in carcere da assolto, senza titolo, essendo venuta meno anche la possibilità di applicare qualsiasi misura cautelare, incompatibile con un’assoluzione”.
Era accusato di rapina in farmacia, di avere minacciato e molestato l’anziana madre e di avere lanciato un sasso contro la porta del municipio del piccolo paese nel Milanese dove viveva. La giudice di Lodi, Ivonne Fiorella Calderon, assolvendolo per incapacità di intendere e di volere lo aveva assegnato per un periodo non inferiore a sei mesi a una Rems “individuata dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”.
Il 23 dicembre il Dap ha rivolto un appello a varie autorità affinchè trovasse “il prima possibile” una Rems in Lombardia. Ricerca al momento fallita. “Finora mi risulta che sia stato chiesto solo alla Rems di Castiglione delle Stiviere che non aveva disponibilità” afferma l’avvocata Liparoti secondo la quale tenere in carcere una persona assolta per vizio di mente “è assimilabile a una forma di tortura”. In Italia ci sono 31 residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza.
Dall’analisi di dati recenti risultano 600 persone ricoverate e 700 in attesa in tutta Italia perché non ci sono abbastanza posti. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è intervenuta in più occasioni censurando la violazione dei diritti fondamentali in casi analoghi e sottolineando il cronico problema delle lista d’attesa.