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Reddito di cittadinanza, taglio al sussidio a chi salta gli impegni

Gen 13, 2019

MILANO – L’importo del reddito di citattadinanza potrà essere decurtato in caso di mancato rispetto degli impegni connessi all’erogazione del sussidio. È quanto previsto in una delle ultime bozze visionate dall’Ansa del decreto che dovrebbe vedere la luce questa settimana e che dovrebbe includere anche le misure pensionistiche di quota 100. Il provvedimento prevede diverse sanzioni, (da parte dell’Inps quando non sono penali) per chi non rispetta gli impegni connessi al reddito di cittadinanza, anche sotto forma di decurtazione del beneficio da 1 a 6 mesi secondo i vari casi.

La norma prevede poi la decadenza dall’accesso al sussidio per chi non sottoscrive il Patto per il lavoro o di inclusione, per chi non va alla formazione senza giustificazione, o per chi non partecipa (per 8 ore massimo la settimana) ai progetti di pubblica utilità attivati dai Comuni. La colpa più grave resta però quella di mentire in sede di dichiarazione per accedere al reddito. In questo caso si rischia a una condanna tra 2 e 6 anni di carcere.

Decade anche chi presenta “dichiarazioni mendaci” per ottenere il reddito (con relativo recupero di quanto incassato). Perde invece una o due mensilità, o decade, chi non si presenta alla convocazione del centro per l’impiego (basta che non si presenti anche uno solo dei componenti della famiglia). Per chi non rispetta gli impegni del patto per l’inclusione sono previsti fino a tre richiami, e il taglio da 2 a 6 mensilità, prima della decadenza.

Il percorso a tappe per i beneficiari

Il provvedimento traccia già tutto il percorso a tappe per chi beneficerà del reddito. Si parte con la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro da presentare contestualmente alla richiesta. Ma anche, in alternativa, direttamente quando arriva la chiamata dei centri per l’impiego. Questi dovranno contattare le persone entro 30 giorni, quando in famiglia ci siano giovani under 26, disoccupati da meno di due anni o percettori di Naspi. Entro i successivi 30 giorni la disponibilità immediata al lavoro va sottoscritta anche da tutti gli altri componenti della famiglia che possono lavorare. Ai centri per l’impiego va firmato il Patto per il lavoro con il quale si prendono vari impegni, dall’accettare colloqui e selezioni, allo svolgere ricerca attiva di lavoro, al registrarsi alle nuove piattaforme digitali ad hoc che vanno anche consultate “quotidianamente”.

Trascorsi 60 giorni dall’immediata disponibilità al lavoro chi non sarà chiamato dai centri per l’impiego passerà direttamente allo step successivo, cioè l’assegno di ricollocazione (previsto comunque per tutti, al massimo entro la fine dell’anno, per ottenere “un servizio di assistenza intensiva nella ricerca del lavoro). Dall’Anpal (entro i successivi 30 giorni per chi non sia stato chiamato prima dai centri) arriveranno le credenziali per l’accesso diretto alla “procedura telematica di profilazione” necessaria per ottenere “l’assegno di ricollocazione” che serve ad attivare l’affiancamento di un tutor, (o ‘navigator’). L’assegno si può ‘spendere’ ai centri per l’impiego o presso altri soggetti accreditati. Il servizio del ‘navigator’, che dura sei mesi, va richiesto “entro 30 giorni” dalla stipulazione del Patto per il lavoro o dall’arrivo delle credenziali.

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