Dai del pane allo yokai-cane
Gli yokai si nascondono un po’ dappertutto: alberi, corsi d’acqua, sui pali della corrente, sotto le auto, persino nell’immondizia, e una volta stanati con il radar sarà nostro compito rimetterli in riga. Se avremo fatto colpo – letteralmente – lo spirito potrebbe chiedere la nostra amicizia, donandoci la sua Medaglia, con cui poterlo richiamare in qualunque momento, vuoi per combattere o risolvere enigmi.
La “cattura” è un evento totalmente casuale e diventa via via meno frequente con l’aumentare del grado degli yokai incontrati, ma possiamo aumentare le nostre chance offrendo del cibo prima dell’inizio dello scontro. Ogni yokai ha gusti ben precisi e rifilandogli qualcosa che non gradisce si rischia solo di farlo incavolare, ragion per cui è sempre bene avere le tasche ben fornite prima di andare a caccia – soldi e negozi fortunatamente non sembrano mancare mai.
Non hai abbastanza medaglie per farti obbedire dai tuoi yokai
La gestione degli yokai è pressoché identica a quanto visto nel primo capitolo, con qualche feature in più. Potremo avere un massimo di 6 membri attivi in squadra, 3 dei quali combatteranno in prima linea. Gli yokai però non prenderanno ordini da noi, ma agiranno come meglio credono a seconda del proprio temperamento.
Non poter impartire ordini, tantomeno modificare tecniche e abilità – fisse per ogni yokai – può suonare seccante e in effetti lo è nelle primissime battute, tuttavia una volta acquisita maggiore dimestichezza con le varie meccaniche si scopre un combat system sorprendentemente dinamico.
Avviene tutto sul touch screen – come il resto del gioco a dire il vero – dalla “rotazione” della formazione all’utilizzo degli oggetti. E poi possiamo indicare bersagli, minimizzando il rischio di turni a vuoto, attivare mosse speciali o liberare gli yokai afflitti da status alterati attraverso brevi minigiochi, raccogliere tesori di passaggio e persino punzecchiare i nemici per renderli vulnerabili. E il tutto in tempo reale.
Peccato solo che gran parte delle funzioni elencate restino nell’ombra per via del livello di difficoltà tarato al ribasso (comprensibile considerato il target demografico), tuttavia non mancheranno occasioni per abusarne, specie in fase di end-game.
La strada è lunga, ma siamo su quella giusta!
Dopo aver passato in compagnia dozzine di ore e svariati viaggi in treno, possiamo tranquillamente includere Yo-kai Watch 2 nell’elenco dei titoli da tenere d’occhio per Nintendo 3DS, una console che non sembra affatto stanca nonostante i 6 anni sul groppone e il debutto di Switch.
Un’esperienza fresca, a tratti molto spassosa e con un’identità ben definita, la produzione Level-5 ci ha sorpreso, dimostrandosi un titolo versatile e ricco di personalità. Quantità e una qualità non subito lampante vanno a braccetto in un’avventura adatta sia a lunghe sessioni sul divano sia tra una pausa a l’altra mentre si va a zonzo.
Ci troviamo quindi innanzi a un pacchetto completo e abbastanza solido, seppur lontano dalla perfezione: la struttura a missioni spezza continuamente il ritmo e i ripetuti spostamenti, in particolar modo a bordo dei mezzi pubblici, diventano ben presto pedanti. Digerito lo scoglio dei continui intermezzi i più grandicelli potrebbero inoltre essere scoraggiati dall’impostazione ingenua e fanciullesca del canovaccio proposto dal team nipponico, ma basta prenderla alla leggera e si riesce ad assoporare appieno quanto di meglio ha da offrire la formula di gioco. Alcune gag poi sono involontariamente esilaranti.
Sebbene i richiami alla ventennale saga di Game Freak si sprechino, Polpanime e Spiritossi non sono affatto cloni di Pokémon. Incipit, filosofia e bacino d’utenza sono pressoché identici, tuttavia continuando la sua crescita e affilando l’ottima base di partenza il brand di Level-5 ha il potenziale di intraprendere la sua strada e offrire qualcosa in più rispetto alla ben più blasonata concorrenza. Se amate il genere e vi portate spesso il 3DS in giro, con Yo-kai Watch 2 passerete tante ore divertendovi.