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Recensione Shiny

Ott 30, 2016

Recensione Shiny

Ispirato ai vecchi platform di un paio di generazioni addietro, Shiny si propone ai giocatori come un classico in chiave moderna. Nei panni del robot Kramer 227, andremo a zonzo nei meandri di un pianeta sull’orlo del collasso in cerca dei suoi amici e di energia per alimentare l’astronave per la fuga. Un’esperienza mesmerizzante e ricca di buoni spunti che delizierà i cultori del genere, ma solo quando si degna di funzionare correttamente.

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Una piccola sorpresa questo Shiny. Sulla carta il solito platform che riempie le pagine di Steam, ma quello che l’indie di Garage 227 offre in realtà è un’esperienza unica tra i suoi coetanei nel 2016, senza troppe pretese, ma nemmeno aperta a compromessi.

Niente aiuti, nessun indizio, né gadget di sorta, solo il giocatore nei panni del proprio alter ego e il minimo indispensabile per sopravvivere ai capricci dei level designer, una scuola di pensiero salterina caduta lentamente in disuso nel tempo. Approcciarlo richiede una mentalità altrettanto “vecchia”, fatta di movimenti letargici, ma estremamente precisi e lunghe pause in attesa di uno spiraglio per passare. Abituarsi nuovamente a questi ritmi non è affatto semplice, tuttavia ciò contribuisce a dare al titolo quella nota nostalgica che i giocatori più attempati non tarderanno a cogliere e ad apprezzare.

Emulare i classici però non eleva automaticamente sullo stesso piano e, Shiny ci ha fatto inveire non poco contro il creato per questa recensione. E fidatevi, non perché si tratta di un gioco difficile, benché effettivamente lo sia.

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Il pianeta Aurora è in rotta di collisione con il proprio sole. Gli umani hanno abbandonato la colonia in tutta fretta, lasciando i robot operai in balia del loro triste destino. Nei panni di Kramer 227, dovremo salvare i nostri amici metallici e raccogliere celle energetiche per avviare l’astronave in grado di portare tutti in salvo prima dello schianto.

La semplice premessa narrativa non è che un pretesto come tanti per invitarci a partire all’avventura, ma al tempo stesso delinea uno dei tratti principali del titolo Garage 227: in Shiny non troveremo alcuna minaccia a sbarrarci la strada. Robot corrotti, sistemi di sicurezza, forme di vita indigene incavolate, niente di niente, nemmeno un timer a ricordarci della fine imminente, solo noi e un obiettivo da portare a compimento. I livelli, ambientati perlopiù all’interno dei siti di produzione e dei quartieri residenziali, ormai in rovina, sono completamente deserti e pervasi da sottili nebbie e dai fumi dei macchinari ancora in funzione. Si viene così a creare un’atmosfera malinconica quasi palpabile, che ben si sposa con la colonna sonora, il più delle volte però oscurata dallo sferragliare di macchine e detriti.

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Ci si sente davvero soli e abbandonati in questo dedalo di roccia e metallo. Una scelta coraggiosa da parte degli sviluppatori, che hanno puntato tutto sulla bontà del level design. Baratri, getti di fuoco o gas, presse idrauliche, massi in caduta libera, i 20 livelli che compongono la campagna non sono molti, né particolarmente longevi, tuttavia offrono una sfida avvincente e in continua evoluzione, che regala sorprese fino alla battute finali.

Da un punto di vista squisitamente tecnico non siamo di fronte a un’opera “pixel perfect” come un Mario o un Rayman a caso, è possibile infatti notare più di qualche sbavatura, dovute probabilmente all’inesperienza del team. Le collisioni ad esempio lasciano a desiderare, le tempistiche di alcune sezioni non ci hanno convinto del tutto, i checkpoint sono posizionati un po’ troppo alla rinfusa e la telecamera ci odia, ma nel complesso le varie location sono ispirate e impegnative al punto giusto e i controlli tramite pad funzionano alla grande. Evitate la tastiera: controllare la camera con le freccette da il voltastomaco.

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Ad aggiungere un ulteriore pizzico di sfida ci pensa la barra di energia che capeggia sullo schermo. Kramer 227 attingerà alle sue riserve per ogni azione, come attivare ascensori e pedane, resuscitare i suoi compari, persino correre o saltare e, l’unico modo per rimpinguare le nostre scorte sarà raccogliere le batterie destinate all’astronave o raggiungere i generatori, con la funzione di checkpoint. Non soltanto dovremo quindi districarci lungo un mare di trappole mortali, ma dovremo farlo in modo efficiente, centellinando le doti ginniche del robottino ed evitando spostamenti a vuoto.

E la pratica si complica ai limiti della frustrazione una volta che avremo accesso ai power-up che costituiscono il nostro “arsenale”, ovvero uno scudo per proteggersi dagli impatti, un termostato per dissipare il calore e l’immancabile jetpack, anche loro alimentati dalla preziosa nostra linfa vitale. In soldoni, in Shiny si schiatta parecchio, spesso senza preavviso, serve tempo per entrare nella giusta ottica e nonostante tutto si è costretti a chiudere un occhio, talvolta entrambi, per riuscire a coglierne i pregi. Non una volta però, in circa 6-7 ore, abbiamo sentito il bisogno di buttare tutto al macero – crash a parte, ma quello è un altro discorso – segno che il gioco, nel suo piccolo, riesce a intrattenere e pure piuttosto bene. Sarà colpa dell’estetica old-school?

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E a proposito di old-school, il dettaglio che forse più abbiamo apprezzato di Shiny è il suo vincolare il vero finale della storia, o dovremmo dire “good ending”, alla percentuale di completamento dell’avventura. Voglia di un lieto fine alle peripezie di Kramer? Vi toccherà allora raccogliere tutte le celle d’energia e salvare tutti i suoi amici in ogni livello, un’altra soluzione di design quasi svanita dalla circolazione.

Certo i ragazzi di Garage 227 non invogliano molto nell’impresa, negando la possibilità di rigiocare i livelli già completati tramite un menù apposito o una mappa del mondo, magari con tanto di progressi per capire dov’è sfuggito qualcosa, anziché ricominciare l’intero gioco daccapo, ma ormai siamo venuti a patti con le imperfezioni di Shiny. Fortuna che si può ultimare in un paio d’ore al massimo, qualcosina in più se si punta al 100%.

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Nessuna impurità può però eguagliare il tormento inflitto dai madornali bug del software, tanto che siamo stati costretti più volte a rimandare quest’articolo in vista di patch correttive che rendessero il titolo vagamente fruibile. Purtroppo anche oggi dopo una mega-patch da 3 GB (i file originali ne pesavano 5) Shiny continua a fare i capricci, ma se non altro possiamo avviarlo senza il timore che esploda da un momento all’altro. I freeze durante i caricamenti in compenso persistono, lo schermo si oscura all’improvviso impostando alcuni settaggi con alcune schede video – compresa quella usata per la prova – e ancora non possiamo giocare i livelli in sequenza senza prima passare dal menù principale a causa di misteriosi stalli. No, così non va affatto bene.

Graficamente invece Shiny si dimostra funzionale. L’art direction regala alcuni scorci suggestivi e abbiamo adorato il design e le movenze di Kramer, inoltre l’Unreal Engine 4 mostra i muscoli con ottimi giochi di luce, valorizzando texture e modelli poligonali.

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