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Recensione Civilization VI

Nov 20, 2016

Civilization VI

Civilization VI è il nuovo capitolo della saga che, pur non inventandolo, ha reso celebre il genere 4X. Un titolo ancora una volta azzeccatissimo, ricco di importanti novità e altrettante solide certezze di gioco.

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Civilization è probabilmente il primo vero 4X di grande successo. Sebbene il termine sia successivo al primo titolo della saga (che è targato 1991), indubbiamente la presenza costante degli elementi inseriti nelle famigerate quattro “X”, ovvero esplorazione, espansione, sfruttamento e sterminio, fanno di Civilization l’emblema del genere.

Questo sesto capitolo, disponibile sui computer di tutti gli appassionati, non è da meno e anzi rimescola completamente la sua natura, offrendo ai giocatori un prodotto tanto solido quanto differente. Non possiamo infatti negare, già in prima battuta, che questo Civilization VI ha davvero lasciato il segno, soprattutto per il grande lavoro fatto nel produrre un titolo che sapesse sposare la tradizione della serie con le necessarie novità che un acquirente si aspetta di trovare per giustificare un nuovo acquisto.

Il gioco presenta subito il solito menù snello e minimalista. Come sempre il giocatore ha la possibilità di entrare nel vivo di un match rapido o di personalizzare mappa e avversari. Per quanto concerne la personalizzazione bisogna onestamente avvisare che è chiara la presenza in un futuro prossimo di numerosi DLC. Le mappe di gioco sono poche, le civiltà numerose ma forse leggermente più “appiattite” rispetto alla versione completa del capitolo precedente. Nonostante questo però, come sempre, ogni scelta comporta conseguenze profondamente diverse dal punto di vista tattico.

Grandi novità di gioco

La partita inizia, per i neofiti, con un ottimo e ben integrato tutorial, che si inserirà tramite pop-up in presenza delle features principali o solo di quelle aggiuntive rispetto al V (una scelta questa selezionabile in avvio). Certo, per padroneggiare le diverse tattiche di vittoria, consigliamo la lettura continua della “civilopedia”. In questa edizione di Civ. sono presenti alcune novità davvero significative. Innanzitutto è finita l’era dei lavoratori infiniti, adesso i Costruttori possono essere utilizzati solo 3 volte (con alcune eccezioni) ma al contempo riescono a creare istantaneamente il miglioramento selezionato. La gestione dei miglioramenti diviene quindi un problema non solo di bilancio economico, ma anche e soprattutto di produzione cittadina: costruire 3 miglioramenti inutili equivale esattamente a perdere il valore produttivo e i turni di gioco usati per creare un Costruttore. Un danno enorme, soprattutto negli imperi piccoli.

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Altra grande novità è quella dei distretti cittadini. Concetto già visto in altri giochi simili, il distretto cittadino rappresenta un vero e proprio quartiere, che occupa fisicamente un esagono all’interno dei nostri confini – e ad una certa distanza dal centro cittadino – e che a sua volta può ospitare strutture affini. Per fare un esempio: il distretto commerciale, una volta occupato il suo esagono, permetterà la costruzione del Mercato, della Banca e via discorrendo. Anche le Meraviglie dovranno trovare la loro collocazione fisica, aumentando la difficoltà di costruzione delle stesse. Una trasformazione che si può definire quasi epocale rispetto alle tattiche di gioco precedenti. In Civilization VI il territorio acquista un’importanza fondamentale: ogni tipo di risorsa e di terreno varia i bonus dei miglioramenti e dei distretti, comportando soluzioni costruttive imprevedibili. Le città inoltre mutano sensibilmente fisionomia a seconda dell’ambiente geografico, tendendo più alla specializzazione che alla semplice crescita.

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I cambiamenti di gameplay sono numerosi, ma riteniamo che l’aspetto cittadino e territoriale sia il più importante di tutti. Da menzionare inoltre sia la nuova natura dei Grandi Personaggi, ora presenti in numero limitato e sbloccati nel corso delle ere dalle civiltà che raggiungono per prime un certo punteggio, sia la nuova struttura delle Politiche Sociali, ora più funzionali e adattabili in tempo reale.

Diplomazia ancora fiacca

Punto ancora piuttosto debole della saga, nonostante sia stato anch’esso aggiornato, è quello diplomatico. Sebbene le varie nazioni seguano in maniera più logica e coerente quelle che sono le agende politiche a loro assegnate (agende che sono consultabili nel corso dei colloqui diplomatici), è innegabile che gestire i rapporti internazionali sia davvero fastidioso.

Tendenzialmente qualsiasi accordo, dalla semplice ambasciata, fino all’alleanza difensiva, verrà rifiutato dalla controparte, salvo poi essere proposto il turno successivo direttamente dal computer. Inoltre non si può non percepire l’unico vero requisito dietro a ogni contatto diplomatico: il raggiungimento di un determinato valore, risultato di una somma di fattori principalmente politici e ambientali.

Il problema però è che tale valutazione non tiene minimamente conto della situazione concreta della nazione stessa. In parole povere offrire un’alleanza difensiva al Ghandi di turno, pur se circondato da nemici e con l’acqua alla gola, sfocerà in un “no” secco senza una buona valutazione diplomatica (spesso ottenuta grazie a fortunate coincidenze, fatte di politiche sociali affini e via discorrendo).

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Per quanto concerne il punto di vista grafico, Firaxis ha fatto davvero un gran bel lavoro. Il gioco risulta essere paradossalmente più leggero del precedente, sia come prestazioni che come stile visivo: sagome più dolci, textures morbide e una bellissima palette di colori fanno di questo Civilization VI un vero piacere per gli occhi. Nuove anche le animazioni, nettamente più fluide e intriganti rispetto al V. Grande plauso anche allo stile grafico caricaturale adottato per dipingere i vari capi di Stato presenti nel gioco. Notevole, come sempre, la colonna sonora firmata da Christopher Tin, vincitore di un Grammy per “Baba Yetu”, storico main theme di Civilization IV. “Sogno di Volare” è la canzone che accompagna i giocatori per questo sesto capitolo. Fa piacere sottolineare che Tin, in omaggio a Leonardo Da Vinci, cui è ispirata la melodia, e alla grande tradizione classica, ha composto “Sogno di Volare” con un testo completamente in italiano.

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