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Realtà virtuale oltre il videogioco: Area 360 di Forge Reply

Ott 20, 2016

Dagli ologrammi ai muri virtuali

Una ambiente molto più vario

Il secondo laboratorio di Area 360 è dedicato a più soluzioni di realtà virtuale, tutte meno ingombranti, molte meno immersive, ma che dimostrano a quante soluzioni si presti questa tecnologia.

La prima postazione ospita un ologramma, o quanto di più vicino si riesce a produrre attualmente. Purtroppo, siamo ancora lontani da quanto vediamo nei film di fantascienza, con immagini iper realistiche proiettate nell’aria.

Ologramma+PareteVROlogramma+PareteVR
L’ologramma è ancora lontano da quanto vediamo nei film di fantascienza, ma il muro virtuale che vediamo dietro è molto realistico.

Le soluzioni olografiche attuali hanno ancora bisogno di uno schermo e di un proiettore alle spalle, ma grazie ai miracoli del software e ad una attenta scelta dei materiali, si riescono a creare illusioni molto credibili.

Lo schermo è una superficie curva in polimero trasparente e la resa ha forti problemi causati dalla luminosità abbagliante della lampada del proiettore (che in molte posizioni illumina direttamente gli utenti) e di contrasto dal momento che l’immagine è un po’ slavata.

Ciononostante, la sensazione di tridimensionalità degli oggetti ricreati da questa postazione è forte ed è facile capire come possa tornare utile per fare formazione su oggetti complessi o strutture tridimensionali.

Tramite un controller da tenere in mano, si può interagire con i modelli, assistendo anche ad animazioni attivate da azioni specifiche. La superficie curva dello schermo permette a tutti di vedere l’oggetto dalla giusta prospettiva, adattandosi alla posizione di tutte le persone che assistono alla spiegazione.

Dal momento che non servono occhialini e che basta posizionarsi davanti allo schermo per avere piena visione 3D di quanto mostrato, questa soluzione risulta molto comoda per fare formazione “al volo” a un pubblico anche piuttosto vasto.

Un muro virtuale

Poco più avanti, troviamo quello che in breve può essere descritto come un “pezzo di cave”, una parete che reagisce esattamente come una delle pareti del sistema presente nel primo laboratorio, con il grosso vantaggio di essere trasportabile e di installazione piuttosto veloce.

Il muro è semplicemente un telo da videoproiezione, con il proiettore controllato dal computer posizionato davanti al telo stesso (e di solito a terra, soluzione molto comoda che risulta anche poco ingombrante grazie ai nuovi proiettori a tiro ultracorto).

Casco anticoCasco antico
L’antenato di Oculus e HTC Vive! Spartano, poco realistico, goffo… ma da qualche parte si doveva partire.

Usare un sistema di proiezione frontale aiuta anche a tenere più alta la luminosità oltre che a rendere il sistema ancora più versatile. In teoria, infatti, si può usare questo muro virtuale anche senza telo, proiettando l’ambiente direttamente su di una parete bianca.

L’utilizzatore del muro deve indossare gli stessi occhialini con i marker che si usano nel cave e un sistema di illuminatori e videocamere poste sopra e/o sotto allo schermo permette di identificarne la posizione.

Il grosso vantaggio di questo sistema è che con una frazione del costo di un cave si ottiene un sistema di realtà virtuale molto semplice da spostare e comodo per fare presentazione di macchinari complessi presso le sedi dei clienti o durante fiere o eventi.

Schermo panoramico per simulatori

Dopo due soluzioni all’avanguardia per visualizzazione, siamo rimasti un po’ sorpresi nel trovare anche una postazione sicuramente spettacolare, ma poco connessa alla realtà virtuale.

A destra del muro virtuale, infatti, si trova un enorme schermo avvolgente che proietta l’utilizzatore in quello che potremmo definire un enorme videogioco.

Schermone grande JPGSchermone grande JPG
Un enorme schermo concavo è ottimo per i simulatori complessi.

In effetti, ci spiegano, il concetto d’uso di quel tipo di postazione è proprio quello di preparare l’utilizzatore all’uso di macchinari o veicoli complessi, usando dei simulatori che in molti casi ricordano dei videogiochi.

Nell’esempio che ci è stato mostrato, ci trovavamo a bordo di un elicottero basato su di una nave appoggio. L’idea era quella di mostrare come funziona il sistema di atterraggio assistito in dotazione alle navi militari che tramite una serie di luci aiuta il pilota dell’elicottero ad atterrare sul ponte anche in caso di mare mosso o al buio.

La qualità dello schermo è splendida, con un effetto di “avvolgimento” davvero notevole e una efficacia sicuramente elevata nel preparare i piloti (del resto i simulatori si usano da decenni in questo campo), ma questa è veramente “border line” come definizione di realtà virtuale.

Infine, il classico HTC Vive

L’ultima postazione che abbiamo trovato è forse la più familiare. Grazie alle numerose fiere in cui Tom’s Hardware porta abitualmente la realtà virtuale a contatto con il pubblico, ci siamo trovati subito a nostro agio con il caschetto e i controller.

L’uso che se ne fa in Area 360, però, è molto diverso da quello ludico che vediamo spesso in giro. L’area primaria di utilizzo è quella della formazione tecnica.

Nella demo a cui abbiamo partecipato, eravamo calati nei panni di un tecnico alle prese con una stazione dell’alta tensione alla quale era necessario accedere per controllarne l’efficienza e metterla fuori linea.

Il grandissimo vantaggio della realtà virtuale in questi ambiti è che anche se il tecnico non ha mai visto l’installazione presso la quale andrà a lavorare, con qualche ora di addestramento potrà imparare tutte le procedure di sicurezza previste e, soprattutto, verificare di persona in quali spazi andrà a operare, arrivando preparato a gestire le eventuali criticità create da passaggi angusti o componenti difficili da raggiungere.

In definitiva

La realtà virtuale è cresciuta lentamente nel settore professionale negli anni passati, ma adesso è facile prevedere una grande accelerazione nell’adozione di strumenti di questo tipo da parte di molte aziende, soprattutto se impegnate nella costruzione e gestione di macchine molto ingombranti.

Il costo di un cave può sembrare elevato, anche se varia molto a seconda del progetto, ma spesso è di molto inferiore a quanto un’azienda spende per trasportare in una fiera una macchina per confezionamento o grandi componenti industriali.

Perché allora non portare dai clienti un muro virtuale in grado di mostrare anche l’interno della macchina o un processo a velocità rallentata invece di spendere molto di più per mostrare un prodotto finito che magari non rende completamente l’idea delle sue potenzialità fuori dall’ambiente in cui deve essere calato?

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