ROMA – Durante la veglia di preghiera Cristina, la mamma di Camilla, ha pianto tutto il tempo abbracciata alla figlia, quella che le resta. Gabriella invece, nella navata della chiesa del Preziosissimo Sangue di nostro Signore Gesù, in cima alla Collina Fleming zona bene a nord della Capitale, ha cercato di trattenere le lacrime. Che rotolano giù quando gli arriva la notizia: Pietro Genovese, 20 anni, il figlio del regista Paolo che il 22 dicembre ha investito con il suo Suv sua figlia Gaia e l’amica del cuore Camilla, è stato arrestato.
“Arresti domiciliari? Meritava qualcosa di più, ha portato via due angeli”, dice la donna, in piedi davanti alla foto delle ragazze che il vice parroco Don Marco ha messo al centro della navata della chiesa anni Sessanta, venuta su insieme al resto delle case del quartiere, in una città in pieno boom economico. Quartiere che ieri pomeriggio ha voluto stringersi accanto a queste due famiglie distrutte dal dolore, in attesa che oggi davanti allo stesso altare vengano celebrati i funerali.
Alta, bionda, avvolta in un golf blu, circondata dagli amici della figlia, Gabriella Saracino, che su Facebook ha pubblicato la foto di Gaia scattata “poche ore prima di salire in cielo” si asciuga gli occhi e riprende a parlare. “Lui (Pietro), anche se l’hanno arrestato, resta un disperato… Comunque, almeno, è una buona notizia. La sua famiglia non ci ha neanche chiamato, ma va bene così… “. E con la forza della disperazione riprende a baciare gli amici di scuola di Gaia, che al De Sanctis frequentava il terzo anno del liceo classico e che, come quel maledetto sabato sera, anche in banco era sempre accanto alla sua “best friend”.
Poco più in là c’è Marino Romagnoli, il papà di Camilla, a commentare i domiciliari: “Non cambia nulla – dice stringendosi nelle spalle – Camilla aveva ancora tanto da darmi, di lui non mi importa”.Preghiere, lacrime, canti. Il viceparroco in un pomeriggio che avrebbe dovuto essere di festa e invece è solo di dolore, ha aperto la veglia con i Misteri Gaudiosi. Ha chiesto alla Madonna di dare la forza a queste due mamme. “Perché anche la Beata Vergine Maria sa cosa vuol dire perdere un figlio”.
Piangono i tanti compagni di scuola. “Qui ci si conosce tutti – racconta una ragazzina – Gaia e Camilla non erano in classe con me, ma nella succursale del De Sanctis di via Serra, siamo poche classi e a ricreazione si sta insieme”. Un gruppetto di signore, finita la cerimonia, sul sagrato della parrocchia racconta lo sgomento di un intero quartiere. “È Natale e nessuno se ne è accorto – dicono – una tragedia troppo grande da sopportare. Qui in via Flaminia, normalmente di questi tempi, non si può camminare per il traffico, il via vai dello shopping. Da domenica mattina tutto si è congelato nella disperazione più assoluta. E anche la notizia degli arresti domiciliari per quell’altro ragazzo non dà nessun conforto. Ci sono solo tre famiglie distrutte “.
È buio quando la chiesa resta vuota. Nel bar di fronte, tra i tavolini solitamente pieni all’ora dell’aperitivo, non c’è nessuno. Brillano le luminarie: lucine sfocate per i tanti occhi pieni di lacrime.