ROMA – Reddito di cittadinanza anche agli stranieri “lungo soggiornanti” e residenti in Italia da almeno 10 anni. Ma anche solo per gli italiani che risiedono qui da almeno un decennio. Questo prevede la bozza semi-definitiva del decreto legge che istituisce sia il Reddito che Quota 100 per anticipare la pensione, inviata dagli uffici del ministero del Lavoro a Palazzo Chigi per l’ok finale. Esplode la polemica. Brunetta (Forza Italia): “Prima gli italiani è una menzogna. Questo meccanismo impedirà l’accesso al reddito di cittadinanza agli italiani che tornano dopo esperienze all’estero e si ritrovano senza lavoro in Italia”.
“Preoccupazioni infondate – ha voluto precisare il vicepremier Luigi Di Maio – Il reddito di cittadinanza è stato
concepito per gli italiani. Infatti, per rispettare le normative europee e farlo avere ai cittadini italiani, spostiamo quello che è il cosiddetto lungo soggiorno a oltre 10 anni, bypassando le normative europee che ci dicono che dobbiamo darlo a tutti, e lo diamo solo ai cittadini italiani”. “Forza Italia invece – ha concluso – quando era al governo creò gli strumenti sia per gli italiani che per gli stranieri”.
Il Reddito di cittadinanza e Quota 100 (con almeno 62 anni e 38 di contributi) – si legge nell’articolato – partiranno il primo aprile 2019. Da marzo non sarà più possibile fare domanda per il Rei, il Reddito di inclusione. Il Reddito andrà a 1,4 milioni di famiglie, il 27% single. E tra questi circa 260 mila nuclei di stranieri. Chi bara sui requisiti – con dolo e notizie false su reddito e patrimonio – rischia da 1 a 6 anni.
Con la carta del Reddito di cittadinanza, comunque, si potranno prelevare contanti per un massimo di 100 euro al mese, se si è single, che aumentano a seconda della scala di equivalenza in base ai componenti del nucleo familiare (comunque non oltre 210 euro al mese).
Nel testo compare anche la riforma di Inps e Inail. Sparisce la figura di “presidente monocratico” e arriva un consiglio di amministrazione con 5 membri di cui uno è il presidente. Tito Boeri, attuale presidente Inps in scadenza a febbraio, e Massimo De Felice, numero uno Inail in scadenza nel 2020, non decadranno al contrario di quanto si era ipotizzato e non ci sarà alcun commissariamento. Il ministero del Lavoro in un comunicato precisa che le funzioni degli attuali vertici “saranno riviste seguendo una logica di gestione collegiale degli enti”.