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Questi quattro piloti di moto hanno fatto la storia del Motomondiale

Apr 18, 2023

Che cos’hanno in comune Mike Hailwood, Randy Mamola, Eddie Lawson e Loris Capirossi? In più di settant’anni di Motomondiale sono gli unici piloti che hanno vinto almeno una gara della classe regina (500-MotoGP) con tre marche di moto differenti. Sembra un primato da poco, ma non lo è perché spesso, i cicli innescati dai grandi campioni, ad esempio i cinque titoli consecutivi di Michael Doohan o i tre di Kenny Roberts e Wayne Rainey, si sono conclusi in sella ad una marca di moto, spesso la migliore del lotto in quel frangente. Per non parlare dei quindici titoli del leggendario Giacomo Agostini, di cui tredici si sono consumati alla guida di MV Agusta.

Oltre all’indiscutibile talento, l’aspetto che affascina di più di questi “fab four”, è la versatilità nell’adattarsi al maggior numero di moto possibili e portare al massimo il proprio standard nelle situazioni più diverse. Diverse come le carriere di questi piloti che, un po’ per i periodi diversi in cui hanno gareggiato e un specialmente per le caratteristiche di ognuno, hanno vissuto stagioni agli antipodi.

Mike “The Bike” Hailwood è stato il pilota britannico più acclamato e vincente della storia del mondiale velocità. Una carriera intrisa di leggenda che l’ha reso il principale avversario di Agostini e l’uomo da battere degli anni sessanta. Già, perché Mike è il personaggio che ha di fatto traghettato il mondiale pioneristico dei vari Anderson, Lomas e Duke, verso il motociclismo moderno, quello fatto di motociclette molto più leggere e performanti e soprattutto, delle prime giapponesi. Ha vinto complessivamente nove titoli ed è terzo, a pari merito con Ubbiali e Rossi, nella classifica dei piloti con più mondiali di sempre. Lo definivano nato con la sella incollata al sedere per l’attività del padre che commerciava motociclette, ha ottenuto la prima vittoria nella Classe 500 al TT dell’Isola di Man con una Norton nel 1961, anno in cui ha trionfato anche a Monza, ma con una MV Agusta privata. Passato in MV ufficiale l’anno successivo, ha vinto ventisette volte in quattro stagioni, conquistando quattro Campionati del Mondo 500 consecutivi (‘62-‘63-‘64-‘65), sulla moto del Conte. Dal 1966 guiderà le nuovissime Honda arrivate dal Giappone per vincere la concorrenza europea, ma sarà solo secondo finale dietro al nuovo beniamino della marca di Schiranna, proprio Agostini. Tra il 1966 e il 1967 conquisterà otto vittorie con la Honda, terza marca che l’inglese ha portato sul gradino più alto del podio.

Funambolico e dotato di un talento esagerato, forse troppo, Randy Mamola è uno dei grandi piloti della scuola statunitense che ha spopolato in 500 tra la fine degli anni Settanta e metà anni Novanta. Capace di numeri da “circo volante”, è uno dei più amati della sua epoca. Celebre anche per essere stato in lunga parte della carriera in lotta per il titolo senza mai conquistarlo. Nato a San Jose nella contea di Santa Clara in California dal 1979 al 1992, ha totalizzato un bottino di tredici vittorie che sarebbe bastato per vincere almeno due titoli iridati. Passato agli annali per essersi classificato quattro volte secondo e due volte terzo, detiene come pochi colleghi il primato di aver vinto anch’egli almeno una gara della classe regina con tre moto di marche diverse. Cinque vittorie con la Suzuki, quattro con la Honda e quattro in sella alla Yamaha raccontano di fatto quanto sia stato abile ad adattarsi a tutte le moto, con le quali ha ottenuto sempre lo stesso rendimento. Solo in Cagiva non ha vinto gare, ma la moto dei fratelli Castiglioni era agli inizi e doveva ancora raggiungere il livello della concorrenza. Con la marca italiana ha conquistato uno dei cinquantasette podi della sua carriera.

Della stessa dottrina di Mamola, ma con un carattere introverso ed opposto al connazionale, Eddie Lawson ha vinto quattro titoli mondiali della classe 500. Talento purissimo e mai sopra le righe, il pilota originario di Upland nella Contea di San Bernardino in California, ha vinto complessivamente trentuno gare ed è salito sul podio settantotto volte. Capace di attirare l’interesse di personaggi come Kenny Roberts e Giacomo agostini, che l’hanno voluto come pilota nei rispettivi team, Lawson ha conquistato tre volte la classe 500 in sella alla Yamaha, per poi firmare il poker con l’Honda ufficiale. E’ ricordato per essersi laureato campione per due anni di seguito prima con la moto di Iwata e l’anno dopo l’HRC. Ma dopo una carriera piena di soddisfazioni dove si è aggiudicato il 40% dei campionati che ha disputato, è entrato definitivamente nel cuore degli appassionati italiani per aver portato alla Cagiva la prima storica vittoria nel Motomondiale. Dopo un anno di adattamento, in cui non era comunque mai arrivato più indietro dell’ottavo posto, salendo due volte sul podio, nel 1992 ha vinto il Gran Premio d’Ungheria, entrando nella storia insieme al marchio di Varese, terza marca condotta in trionfo.

Loris Capirossi è uno di quei piloti da cui ti puoi aspettare di tutto. Romagnolo dal talento asciutto e personaggio caparbio oltre che molto intelligente nella guida, ha conquistato titoli nelle classi 125 e 250, con Honda e Aprilia. Passato in 500 nel 1995, la sua prima stagione con una Honda è stata di adattamento alla categoria per passare in Yamaha l’anno dopo. Nel 1996 ha vinto l’ultima gara del campionato in Australia in sella alla marca dei tre diapason, ma dopo aver sofferto molto il cambio di categoria, è ritornato in 250 per altri tre anni. Nel 2000 si ripresenta in top-class con la Honda e il 28 maggio vince il GP d’Italia al Mugello. Poi, per tre anni solo podi fino al passaggio in Ducati che, con l’avvento della categoria MotoGP, schiera il progetto “desmosedici” di cui Loris diventa il pilota di punta. Nelle prime cinque gare ottiene due podi e tre ritiri, ma il 15 giugno a Barcellona, Capirossi regala a Borgo Panigale la prima storica vittoria in MotoGP che corrisponde alla terza marca a salire sul gradino più alto del podio insieme a romagnolo.

Non ci sono per ora altri titolari di un record simile e per quanto possa sembrare facile per i campionissimi, i numeri e i profili di chi è riuscito nell’impresa ci dicono che non lo è per nulla. La MotoGP di ultima generazione ha rimescolato le carte e ci sono tanti piloti che potrebbero tentare di eguagliare i vecchi colleghi e accedere a questo ristretto club, ma per ora sembra che le iscrizioni siano chiuse.

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