• 24 Novembre 2024 2:49

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Querela per diffamazione notificata di notte, Giannini: “Come un manganello”

Mag 24, 2024

AGI – Montano le polemiche politiche, dal vicepresidente di Azione, Enrico Costa, al leader di Avs, Nicola Fratoianni, che arriva a chiedere l’intervento del ministro dell’Interno Piantedosi, dopo che l’ex direttore della Stampa ed editorialista di Repubblica Massimo Giannini ha raccontato durante la puntata di ‘Otto e mezzo’ in onda ieri sera su La7 un episodio che lo riguardava, mentre in studio si discuteva delle polemiche sui tre giornalisti fermati a Roma dalla polizia mentre documentavano un blitz di ‘Ultima Generazione’. “Due mesi fa a Milano, reduce da una puntata di Fazio, nella quale avevo dato giudizi critici rispetto a questa maggioranza, sono andato a dormire in hotel – ha raccontato Giannini – e alle 4 di notte mi hanno svegliato 4 agenti di polizia per notificarmi una querela per diffamazione”.

“Alle 4 di notte”, ribadisce il giornalista che poi spiega di aver chiesto ai poliziotti il motivo dell’urgenza di questa notifica. “Si fa, è la prassi”, la risposta degli agenti. “Ma è la prassi quando dovete prendere un narcotrafficante, non quando dovete notificare una querela a un giornalista”, la replica di Giannini che poi si è detto convinto che non ci sia “alcun dubbio” che dietro c’è una regia politica: “Qualcuno ha dato ordine agli agenti di notificare una querela alle 4 di notte in albergo, così come avevano dato ordine alla Digos – ha aggiunto – di identificare il loggionista della Scala che aveva urlato ‘Viva l’Italia antifascista’, cosi’ come hanno dato ordine di prendere e chiudere in cella per un’ora tre giornalisti”. “Con tutto ciò che rappresenta il dissenso rispetto a questa maggioranza, a questa coalizione e al partito che guida il governo – ha concluso – si adotta il manganello, l’intimidazione”. 

Cronisti fermati, Piantedosi: “Un equivoco”

E sulla vicenda dei tre giornalisti fermati a Roma durante una manifestazione di Ultima Generazione, interviene il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. 

 

“Come spiegato nei comunicati ufficiali della Questura di Roma e del Dipartimento della Pubblica sicurezza si è trattato probabilmente di un equivoco fondato sul fatto che legittimamente le persone che sono state fermate non hanno dichiarato subito le proprie generalità e pertanto la propria condizione di giornalista e altrettanto legittimamente sono state poi assoggettate a procedure di identificazione che hanno fatto un po’ rumore”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervenuto al festival dell’Economia di Trento al tavolo “Criminalità, confisca, gestione e destinazione dei beni”, in merito ai tre cronisti fermati ieri a Roma dalla polizia prima di un’azione di Ultima Generazione a via Veneto.

“Talvolta può succedere pure che ci siano delle sbavature, non è stato in questo caso ma può succedere – ha spiegato il ministro Piantedosi – non faccio professione di perfezione dell’azione delle forze di polizia, mi dispiace quando viene ricondotta ad un clima generale presunto o dalle direttive perché questo va contro quella che è la professionalità intrinseca delle nostre forze di polizia che prescinde da qualsiasi direttiva politica”. “In Italia non si può dire che ci sia un limitazione del dissenso – ha concluso – e men che meno della libera manifestazione di quella che è una nobile professione come quella del giornalista”. 

 

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