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Quasi tutta Italia gialla, ma dall’Alto Adige all’Umbria crescono i lockdown locali

Feb 8, 2021

emergenza covid

Sono in zona rossa da lunedì 8 febbraio la provincia di Bolzano, la provincia di Perugia e sei comuni di quella di Terni; 27 comuni del Basso Molise. Si aggiungono a tre comuni in Abruzzo e al comune di Chiusi in Toscana

di An.Ga.

Sci e concorsi, cosa cambia questo mese. Incognita spostamenti

Sono in zona rossa da lunedì 8 febbraio la provincia di Bolzano, la provincia di Perugia e sei comuni di quella di Terni; 27 comuni del Basso Molise. Si aggiungono a tre comuni in Abruzzo e al comune di Chiusi in Toscana

8 febbraio 2021


3′ di lettura

Una settimana all’insegna del giallo più diffuso ma anche del rosso localizzato. È quella che si apre lunedì 8 febbraio. Anche la Sardegna è tornata nella fascia con le minori restrizioni, unendosi ad altre 15 regioni e alla Provincia autonoma di Trento. Ma inizia anche il lockdown in Alto Adige, deciso per tre settimane dalle autorità locali, così come in Umbria in provincia di Perugia e in alcuni comuni del ternano. Il resto d’Italia – Puglia, Sicilia e la parte rimanente dell’Umbria – resta arancione.

Aumentano i lockdown provinciali e comunali

È stata la circolazione delle varianti virali del Covid (soprattutto inglese e brasiliana) a rendere necessario prendere provvedimenti particolarmente restrittivi con l’istituzione di zone rosse locali o provinciali. Sono in zona rossa da lunedì 8 febbraio la provincia di Bolzano (che ha un’incidenza settimanale di 686 nuovi positivi su 100mila abitanti – a fronte di una media nazionale di 130), la provincia di Perugia e sei comuni di quella di Terni; ventisette comuni del Basso Molise. Si aggiungo a tre comuni in Abruzzo e al comune di Chiusi in Toscana. È stata la circolazione delle varianti virali del Covid (soprattutto inglese e brasiliana) a rendere necessario prendere provvedimenti particolarmente restrittivi.

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Il nodo degli spostamenti tra regioni

Passato il primo weekend in giallo per la maggior parte del Paese, con folla in città e sulle spiagge, mentre l’epidemia appare stabile su numeri ancora alti, ci si avvia ad un’altra scadenza importante: la fine del divieto di spostamento tra Regioni (anche gialle) il 15 febbraio, con la decadenza del decreto legge varato per le feste di Natale. La fine del divieto di spostamento tra regioni viene invocata tra gli altri dai gestori di impianti sciistici, la cui riapertura, ma solo nelle zone gialle, è stata già avallata dal Comitato tecnico scientifico e prevista proprio per il 15 febbraio. Bisognerà vedere cosa deciderà il nuovo esecutivo guidato da Draghi, che secondo alcune previsioni potrebbe giurare prima di venerdì, proprio il giorno del monitoraggio settimanale della cabina di regia e delle eventuali ordinanze del ministro della Salute.

Nel Lazio al via la vaccinazione degli over 80

E la minaccia costituita dalle mutazioni – anche quella sudafricana e quella brasiliana – si intreccia alla campagna vaccinale, che ha accumulato circa tre settimane di ritardo a causa dei pesanti tagli delle aziende alle forniture di dosi. Il siero di AstraZeneca è arrivato invece con due giorni di anticipo e le 250 mila fiale del primo carico saranno somministrate da martedì agli under 55 in buona salute, a partire da insegnanti e membri delle forze dell’ordine. Contestualmente si procederà a completare la vaccinazione di sanitari e ospiti delle Rsa e si procederà con quella degli ultraottantenni (nel Lazio da lunedì 8 febbraio con 214 mila già prenotati). Queste ultime categorie hanno avuto destinati i vaccini Pfizer-BioNtech e Moderna, per un totale di oltre 2,5 milioni di dosi somministrate finora.

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Obiettivo 4,5 milioni di vaccinati entro fine aprile

Oltre 1,1 milioni di italiani hanno ricevuto anche il richiamo e sono quindi davvero vaccinati. L’obiettivo è immunizzare 4 milioni e mezzo di persone entro fine aprile. A marzo si prevede che l’Agenzia europea del farmaco (Ema) dia via libera al vaccino della statunitense Johnson&Johnson, monodose, quindi più facile da conservare e da somministrare: l’Italia ne aveva opzionate inizialmente decine di milioni di dosi. Ma viste le brutte sorprese delle ultime settimane da parte di altre aziende, sembra ormai chiaro che la vera campagna di vaccinazione di massa difficilmente inizierà prima di marzo. «Completare la campagna vaccinale» è tra gli obiettivi indicati da Draghi nel suo finora unico breve discorso, al Quirinale

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