A Milano rimangono troppe auto. Seppur in modo minore in confronto alla media nazionale, la città meneghina registra un sensibile aumento nel parco circolante, passato dalle 945.000 unità nel 2013 alle 993.000 nel 2023. Sembra, dunque, non sortire gli effetti auspicati la politica varata dall’Amministrazione Comunale in carica, presieduta da Giuseppe Sala. Nonostante le nuove direttive per l’Area B e l’Area C, gli investimenti nel trasporto pubblico e le manovre riguardanti le piste ciclabili, i numeri suscitano allarmismo.
Le disposizioni dovevano contribuire a ridurre il flusso veicolare, ma così non è stato. Ancora oggi larga parte della popolazione ricorre alle vetture e, anzi, il trend è addirittura in crescita, se rapportato a dieci anni prima. Segno che gli sforzi degli enti locali rimangono insufficienti? L’aumento delle automobili, superiore alle 700.000, e delle due ruote (moto e scooter), passate da 156.000 a 192.000 esemplari, inducono a riflettere. In rapporto al 2019 camion e furgoni sono circa 4.000 in più, pari a oltre 66.000 complessivi.
Incide l’emergenza sanitaria
Sullo scenario attuale incide l’emergenza sanitaria da Coronavirus. I timori del contagio (alimentati dai virologi) e il bisogno di maggiore spazio personale hanno, infatti, persuaso tante persone ad acquistare un mezzo privato. Nel corso del decennio gli analisti hanno rilevato due picchi: tra il 2014 e il 2017 e, soprattutto, tra il 2021 e il 2023. La libertà di muoversi e le condizioni climatiche più miti hanno stimolato l’interesse attorno a moto e scooter. Una nota positiva, comunque, sussiste: il progressivo rinnovamento del parco auto, con una quota sempre maggiore di esemplari ibridi ed Euro 6.
In confronto alla media italiana, il tasso di motorizzazione di Milano rimane inferiore (51 auto ogni 100 abitanti, contro le 66 a livello nazionale), ma ben maggiore rispetto ad altre capitali europee, come Berlino (34), Londra (35) e Madrid (36). Nel 2023 il Comune meneghino ha registrato appena 29.000 macchine rottamate, mentre 42.000 sono state quelle nuove.
Programmi non sufficienti
Le rilevazioni su Milano stupiscono anche per via delle politiche varate dal Comune, volte a ridurre il parco circolante. A partire dal 30 ottobre 2023, l’accesso all’Area C ha subito un aumento di costo, raggiungendo i 7,5 euro per ingresso (con una tariffa ridotta per i residenti a partire dal 41° accesso).
Sebbene possa impattare sulle tasche dei conducenti, la decisione è apparsa inevitabile, figlia dell’esigenza di disincentivare l’uso del mezzo privato nelle zone più congestionate del centro città. Secondo le analisi degli esperti, ne sarebbe derivato minori traffico, incidenti e inquinamento. In breve, la qualità di vita generale avrebbe avuto di che guadagnarci. Nel mentre, per contrastare le code e le attese agli sportelli le istituzioni hanno decretato la digitalizzazione dell’Area B.
Una serie di manovre oculate mira a osservare le concentrazioni di elementi nocivi all’ambiente, come PM10, PM2,5 e NOx, a riflettere gli ambiziosi obiettivi della Giunta Sala: meno 45% di emissioni di anidride carbonica entro il 2030 e il conseguimento del titolo di “Città Carbon Neutral” entro il 2050. Mirano allo stesso scopo la promozione del trasporto pubblico e le misure di tutela delle categorie fragili (ciclisti e pedoni), interessanti nella teoria, inefficaci alla prova dei fatti. Al momento, i risultati della campagna tardano, infatti, a manifestarsi.