Al contempo, però, l’area metropolitana si piazza ai primi posti non solo per reddito, consumi delle famiglie, depositi bancari, start up e opportunità di lavoro, ma anche per l’offerta culturale, sportiva, ricreativa, sanitaria e formativa. Non a caso dal 2006 è Città creativa della musica Unesco; è la provincia più ricca di eccellenze alimentari (22 tra Dop e Igp); anche in pieno Covid tra Usca (le Unità speciali di continuità assistenziale), posti letto in terapie intensive e Covid hotel non è mai finita in affanno; ha il più alto tasso di scolarizzazione in termini di diplomati ed è tra i primi posti per la formazione continua. Così si distingue per indice di trasformazione digitale e diffusione di Internet veloce.
Un premio alla normalità
Il podio è anche un premio alla normalità (nel suo significato migliore) dei due mandati di Virginio Merola, che non ha mia brillato nelle classifiche dei sindaci più amati ma chiude a testa alta il suo ultimo anno a Palazzo d’Accursio: «Anche in pieno Covid – sottolinea – siamo riusciti a ridurre il debito, senza aumentare tariffe e tasse, con sconti Tari per i negozi chiusi, garantendo l’accesso gratis ai nidi a metà dei bimbi, raddoppiando i buoni spesa del Governo per le famiglie in difficoltà, finanziando con 61 milioni il recupero di mille alloggi sociali, lanciando un piano da 120 milioni di euro per l’edilizia scolastica e confermando anche quest’anno 7 milioni di spesa in cultura». E alle accuse di immobilismo, Merola risponde ricordando che è il primo in regione ad aver approvato il Pug, il Piano urbanistico generale, con cui senza consumare suolo si rigenereranno ex caserme, aree dismesse e si costruirà la linea del tram.
«È la matrice di piccola comunità con grande capacità di coesione e di accoglienza ciò che spiega la nostra resilienza: l’attenzione dei lavoratori all’impresa e dell’imprenditore ai dipendenti, la capacità di coniugare fattore economico e umano che risale già al Liber Paradisus (il testo di legge del 1256 con cui il Comune abolì la schiavitù, ndr) perché i servi liberati il giorno dopo erano contribuenti che pagavano le tasse», ricorda il presidente della Camera di commercio di Bologna, Valerio Veronesi. Ma da Piacenza a Rimini «il vero collante sono gli stessi emiliano-romagnoli e il ruolo fondamentale delle donne», aggiunge.
Emilia-Romagna in miglioramento
L’Emilia-Romagna vanta numerosi primati: è prima in Italia per occupazione femminile (67%), per tasso di internazionalizzazione (oltre 11mila euro di export pro capite), per copertura a banda larga di piccoli comuni e scuole.
Il quarto posto occupato nella classifica delle regioni lo conferma, anche perché davanti ha solo i tre territori a statuto speciale del Nord, che godono di quell’autonomia di strategie e spesa che la giunta Bonaccini cerca dal 2017 di ottenere da Roma, in via differenziata su alcune materie chiave. E se non fosse per Rimini che – a causa del crollo del turismo e dell’alto tasso di criminalità – fa un tonfo dal 17° al 36° posto, tutte le altre province recuperano posizioni in graduatoria, con Ferrara, storicamente l’area più fragile e povera della regione, che recupera addirittura 30 gradini.