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Quale Italia nel mondo «post-globale»?

Gen 19, 2017

Globalizzazione addio? La domanda che incornicia la copertina del Rapporto sull’economia globale e l’Italia, promosso dal Centro Einaudi di Torino e presentato oggi a Milano – in anteprima per la stampa presso UBI Banca e poi nella sede di Assolombarda – scaturisce dall’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti (contro le previsioni pressoch generali) e dal dichiarato protezionismo del nuovo inquilino della Casa Bianca.

Le discontinuit appaiono crescenti sull’orizzonte mondiale e soprattutto su quello europeo: intervistato dal Times e da Bild, Trump ha dichiarato che la Nato obsoleta perch non si occupa del terrorismo e che Brexit una scelta intelligente, visto che l’Unione europea un mezzo per raggiungere i fini della Germania. Questo nuovo scenario post-globale ben delineato anche sull’ultimo numero di Foreign Affairs, l’autorevole bimestrale del Council on Foreign Relations che intitola: Out of Order? proprio il saggio di apertura sul futuro del sistema politico ed economico internazionale.

Per contro, sulle nevi svizzere di Davos, alla kermesse organizzata dal World Economic Forum, il segretario generale del Partito comunista e presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping ha difeso la globalizzazione e il libero commercio, quasi mettendosi alla testa di una virtuale coalizione anti-protezionista, mentre Trump – “convitato di pietra” – rispolverava le critiche al capitalismo globale degli slogan antagonisti dei primi anni Duemila.

A Davos Trump ha comunque mandato l’italo-americano Anthony Scaramucci, fresco di nomina alle relazioni esterne della Casa Bianca, per gettare acqua sul fuoco: N gli Usa, n la Cina vogliono una guerra commerciale. Secondo Scaramucci, il presidente eletto sar amico dell’Europa e non intende chiudere la Nato, che per va riformata. La lezione imparata che il mondo cambia: occorre adattarsi, riposizionarsi, forse anche travestirsi, con buona pace di Mao tse-tung e del Gotha della finanza internazionale convenuto a Davos.

Un anno cruciale per l’Europa

Giunto alla ventunesima edizione e pubblicato da Guerini e Associati (pagg. 241, euro 21,50), il Rapporto del Centro Einaudi a cura di Mario Deaglio, docente emerito di economia internazionale all’universit di Torino, si avvale anche dei contributi di Giovanni B. Andornino, Giorgio Arfaras, Gabriele Guggiola, Paolo Migliavacca, Anna Paola Quaglia, Giuseppe Russo e Giorgio Vernoni. Per definire il nuovo presidente degli Stati Uniti, nel momento in cui si accinge a prestare giuramento, Deaglio ha detto che un enigma sorridente e inquietante. La scelta di Rex Tillerson, capo della Exxon, alla segreteria di Stato, conferma l’intenzione di Trump di riaprire il dialogo con la Russia, dopo le sanzioni volute da Obama. Questo potrebbe significare per l’Italia la possibilit di invitare al G-7 di fine maggio a Taormina Vladimir Putin (escluso nel 2014 per la questione della Crimea), se non nella formula piena del G-8, magari nell’ambito di una pi informale sessione outreach (che proprio il governo italiano aveva tenuto nel G-8 dell’estate 2009 all’Aquila). In ogni caso il 2017 sar per l’Europa un anno cruciale, con le elezioni presidenziali e legislative in Francia e quelle politiche in Germania e nella precariet della situazione italiana, dopo le dimissioni del governo Renzi in dicembre, in seguito alla sconfitta nel referendum costituzionale.

La crisi in Ucraina prima e l’emergenza migranti poi – scrive Paolo Migliavacca – hanno scavato un grande solco anche tra i paesi orientali e quelli occidentali dell’Europa. Profonde crepe s’intravedono pure all’interno del nucleo originario dei paesi fondatori dell’Unione. Tanto che il vecchio e ricorrente progetto di un’Europa “a pi velocit” – cos caro fino a pochi anni fa alla Germania – oggi sarebbe difficilmente proponibile per la scarsit di soggetti dotati dei requisiti necessari.

La ripresa faticosa dell’economia italiana

Per quanto riguarda l’Italia, sottolinea Deaglio, si tratta di non spegnere, anzi di rafforzare, i lumicini di ripresa che ardono ormai in gran parte dell’economia, ma che non riescono a dare sufficiente luce e calore. A fronte di consumi che vanno bene e investimenti delle imprese che vanno cos cos, ma non sono negativi, non si vede ancora la ripresa degli investimenti immobiliari: Devono riprendere i cantieri, chiosa. Il 2014 e il 2015 sono stati i primi anni di (modesta) crescita dell’economia italiana, dopo la crisi iniziata nel 2007-2008; purtroppo l’atteso riscaldamento della ripresa nel 2016 si materializzato con cifre di incremento del Pil sotto le aspettative. Forse la speciale debolezza delle statistiche da collegare ai turbinosi mutamenti strutturali che l’economia globale sta vivendo. Ad esempio, possibile che la quantit di scambi effettuati su internet in Italia negli ultimi cinque-sei semestri sia fortemente sottostimata.

Una nota di speranza arriva infatti dal numero di “start up” innovative, in costante aumento negli ultimi anni. Citando un articolo del Sole 24 Ore, il Rapporto scrive che la “sharing economy” ha generato scambi per 3,5 miliardi nel 2015 e arriverebbe a 25 miliardi nel 2025, man mano che le giovani generazioni diverranno protagoniste di quei consumi che, in buona parte, non faranno parte del Pil, a meno che non si cambino in profondit le regole della contabilit nazionale.

Il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca, commentando il Rapporto del Centro Einaudi, ha aggiunto che se l’Italia vuol rimanere agganciata in modo propulsivo al sistema europeo deve affrontare, con estrema decisione, i due nodi ancora da sciogliere: debito e produttivit. In questo contesto di luci e ombre, ha concluso Rocca, esistono importanti opportunit: Grazie all’eccellenza nel settore “life science”, Milano pu giocare un ruolo chiave ospitando un importante istituto come l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco; la partita ancora aperta anche per l’Eba, l’Autorit bancaria europea che, trovando sede a Milano, potrebbe dare vita a un polo in grado di coagulare partner internazionali con istituzioni e operatori finanziari italiani.

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