La domanda è semplice, qual è il primo Paese del Vecchio Continente a registrare il sorpasso delle BEV ai danni dei veicoli a benzina? La risposta è altrettanto facile: la Norvegia. La realtà scandinava si distingue come leader mondiale nell’adozione di veicoli elettrici, con un impressionante dato di 9 veicoli su 10 venduti con alimentazione alla spina all’interno dei suoi confini. Nessuno in Europa è in grado di raggiungere gli standard del Paese del Nord. Questo successo è attribuibile a una serie di fattori chiave, tra cui significativi incentivi finanziari, un’infrastruttura di ricarica capillare e un impegno politico costante a favore della mobilità sostenibile. Vediamo nel dettaglio.
I punti di forza della Norvegia
Nonostante la propensione smisurata verso le auto elettriche, la Norvegia ottiene dei grandi vantaggi derivanti dall’industria dei combustibili fossili. Il Paese scandinavo trae forza dalla sua ricca industria petrolifera e del gas. I proventi di questo settore hanno alimentato un fondo sovrano di oltre 1.700 miliardi di dollari, consentendo al governo di investire massicciamente in incentivi per i veicoli elettrici. Inoltre, a differenza di molti altri Paesi, la Norvegia non applica dazi all’importazione e tasse di immatricolazione sui veicoli elettrici. Gli acquirenti beneficiano inoltre dell’esenzione dall’IVA del 25%, rendendo i veicoli elettrici molto più convenienti rispetto alle loro controparti a combustione interna. Solo nel 2021, il vantaggio fiscale combinato per i veicoli elettrici è stato stimato in circa 3 miliardi di euro.
Oltre agli incentivi fiscali, i proprietari di veicoli elettrici in Norvegia godono di una serie di vantaggi, tra cui:
parcheggi gratuiti in molte aree;
accesso alle corsie riservate agli autobus;
riduzione del 50% sulle tasse stradali e sui traghetti.
Ricaricare non è un problema
In Norvegia il problema di dove andare a ricaricare la propria auto elettrica non esiste poiché è presente un’infrastruttura di ricarica capillare. La Nazione del nord Europa vanta una rete di circa 13.000 punti di ricarica, di cui 1.600 stazioni di ricarica ad alta velocità, per una popolazione di 5,5 milioni di abitanti. La capitale Oslo, da sola, offre 2.000 stazioni di ricarica per i proprietari di veicoli elettrici. Inoltre, la bassa densità di popolazione norvegese e l’alta percentuale di case unifamiliari facilitano la ricarica domestica, riducendo la dipendenza dalle stazioni di ricarica pubbliche.
Cosa può apprendere l’Italia
L’Italia è uno dei più importanti mercati delle quattro ruote su suolo europeo, tuttavia le BEV non hanno attecchito in massa, restando ancorate al 5% della quota di mercato. Le ragioni sono molteplici e forse l’esempio delle Norvegia potrebbe fornire qualche spunto importante al Belpaese. Si potrebbe cominciare con il sostenere l’acquisto di veicoli elettrici usati: l’Ecobonus italiano, sebbene apprezzabile, ha evidenziato la forte domanda di veicoli elettrici e la necessità di misure più ampie.
Sostenere l’acquisto di veicoli elettrici usati di classe economica potrebbe renderli accessibili a un pubblico più ampio, in particolare nelle grandi città. In secondo luogo, in Italia si potrebbe investire in infrastrutture di ricarica: è fondamentale sviluppare una rete di ricarica capillare, sia pubblica che privata, per superare le preoccupazioni relative all’autonomia dei veicoli elettrici e incoraggiare la loro adozione. Infine, scegliere di adottare politiche fiscali incentivanti potrebbe essere importante, poiché andrebbe a ridurre le tasse e i dazi sui veicoli elettrici, pur considerando le diverse realtà economiche, per renderli più competitivi rispetto ai veicoli a combustione interna.
La Norvegia dimostra che un impegno politico forte, sostenuto da investimenti mirati e incentivi significativi, può portare a una rapida e diffusa adozione di veicoli elettrici. Sebbene replicare il modello norvegese in toto possa essere difficile per altri Paesi, i suoi principi fondamentali possono servire da volano per accelerare la transizione verso una mobilità più sostenibile.