• 10 Gennaio 2025 0:21

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QJ SRK 921 RR, “ricetta italiana” in salsa cinese

Gen 9, 2025

Dopo che per anni abbiamo nutrito diffidenza verso la qualità, l’affidabilità e la tecnologia delle Case motociclistiche cinesi, pensando che avrebbero continuato a produrre solo scooter e motocicli di piccola e media cubatura, rileviamo che il loro interesse si sta progressivamente spostando verso categorie e cilindrate più prestigiose (quelle presidiate esclusivamente da Marchi giapponesi e occidentali), che sino a non molto tempo fa erano ritenute da loro inavvicinabili.

Le “partnership” delle Aziende motoristiche del Dragone con i più importanti produttori occidentali e l’acquisto di Marchi motociclistici europei (e pure italiani), sta portando la Cina ad aprire inesorabilmente nuovi fronti espansionistici nei mercati mondiali. E l’acquisizione di brand come la Benelli (storico Marchio pesarese con una lunga tradizione nel mondo delle moto) da parte del Gruppo cinese QJ Motor nel 2005, è stata una mossa che si è rivelata fondamentale per conquistare più ampie quote di mercato.

Le nuove sfide per le Case cinesi

Analizzando la situazione, le tendenze e pure quanto si è visto all’ultima esposizione milanese dell’EICMA, sembra evidente l’intento dei produttori cinesi di agire su due fronti paralleli. Da una parte l’offerta di modelli attraverso blasonati Marchi nostrani all’uopo acquisiti (Benelli, Moto Morini, SWM, Mondial, Morbidelli ecc.) e dall’altra, la creazione di altrettante proposte con i propri brand in Oriente, sintomo della necessità di affermare anche il proprio “know how” in categorie e cilindrate nelle quali non erano mai stati presenti in precedenza.

Ci riferiamo alle moto sportive di media e alta cilindrata, dove le Case giapponesi e occidentali vantano un notevole consolidato di credibilità. Prendiamo la QJ Motor (che, oltre a possedere il Marchio Benelli, dichiara di avere una partnership con la MV Agusta): fondata nel 1985 come parte del Qianjiang Group (che a sua volta è parte del megagruppo automobilistico Geely), è oggi una delle aziende più importanti nella produzione di motociclette e scooter in Cina, nonché un attore emergente a livello internazionale.
Anche all’ultimo Salone di Milano ha allestito uno stand amplissimo e rutilante di prodotti, peraltro riusciti non solo nell’estetica. Non c’erano esclusivamente scooter e piccole o medie naked, ma anche un’autorevole presenza di modelli sportivi di cilindrata elevata, alcuni già in vendita nel nostro Paese (come la SRK 800, con motore a 4 cilindri), assieme ad altri che dimostrano chiaramente l’intenzione di allargare la gamma verso l’alto.

Design accattivante, ma dejà vu…

È il caso della velleitaria SRK 921 RR, presentata in versione pressoché definitiva e pronta a entrare ufficialmente nel nostro mercato (si parla della prossima primavera). Con il motore a 4 cilindri di 921 cm3 (la Casa dichiara che sia di derivazione MV Agusta, così come il telaio…), si fa notare per le linee grintose e dettagli di pregevole ricercatezza, come il cattivissimo scarico a 4 “canne sovrapposte” che fuoriescono dal fianco destro. Il design complessivo è gradevole, anche se in parecchi spunti ricorda altre sportive italiane (made in Varese o in Borgo Panigale…).

Nella parte anteriore della carenatura integrale, spiccano l’affilato cupolino, che ingloba due coppie di fari e, nei lati, un paio di alule aerodinamiche. Il serbatoio e il codino impettito sono collegati attraverso strutture in contrasto di colore (rosso o nero) caratterizzate da una certa raffinatezza, mentre la carenatura è ben raccordata al resto e lascia intravedere alcune parti del telaio in tubi di colore nero, chiuso posteriormente da massicce piastre pressofuse in lega leggera.

“Sospesa” come si deve

La ciclistica della QJ SRK 921 RR è affidata a componenti di qualità: la forcella a steli rovesciati è una Marzocchi regolabile di 43 mm Ø, come pure dello specialista bolognese è l’ammortizzatore di sterzo posto tra la piastra superiore della forcella e il serbatoio. Al retrotreno troviamo, invece, un monoammortizzatore, anch’esso ampiamente registrabile.
La massa dichiarata (215 kg in ordine di marcia) non è propriamente contenuta per questo tipo di veicolo e comunque superiore a quella delle concorrenti giapponesi e occidentali, mentre è da maximoto la scelta delle coperture – 120/70 anteriore e 190/50 posteriore – montate su cerchi in lega di 17”. L’impianto frenante è affidato a un doppio disco anteriore di 320 mm Ø con pinze radiali Brembo a quattro pistoncini; dietro troviamo un disco singolo di 260 mm Ø, sempre con pinza Brembo.

A onor del vero, di questa interessante proposta sportiva le informazioni ufficiali non sono troppo abbondanti: sebbene se ne dia per certo l’arrivo nelle concessionarie del Bel Paese nei primi mesi del 2025, la SRK 921 RR non compare ancora nel sito italiano della QJ Motor). Ma soprattutto non si sa nulla, al momento, del prezzo (anche se, come ci hanno ormai abituato i Produttori cinesi, dovrebbe essere concorrenziale rispetto a quelli degli analoghi modelli giapponesi ed europei.

Prestazioni dichiarate da ipersportiva

Al passo coi tempi il motore: un quattro cilindri in linea frontemarcia raffreddato a liquido, con distribuzione bialbero a camme in testa a sedici valvole e alimentazione a iniezione elettronica. Niente male la potenza e la coppia di cui è accreditato (dati esposti all’EICMA): rispettivamente 163,2 CV (120 kW) a 13600 giri/’ e 93 Nm a 11000 giri/’.

Non v’è dubbio che questo e altri modelli che andranno ad arricchire “l’alto di gamma” del comparto delle 2 ruote sportive rappresentano una sfida importante per i Produttori cinesi che, per potersi affermare definitivamente sul mercato, dovranno dimostrare di avere una qualità costruttiva all’altezza delle aspettative e una rete di assistenza efficiente e capillare.

Corsi e ricorsi storici…

Valutando la situazione, appare evidente l’analogia tra la progressiva “invasione” del Vecchio Continente attuata dall’industria motociclistica cinese rispetto a quella giapponese degli Anni 60. In quell’epoca, le Case del Sol Levante erano accusate di copiare senza ritegno i modelli europei, ma col tempo e il sedimentarsi dell’esperienza, sono riuscite ad affinare i loro veicoli, raggiungendo un livello di personalità, di innovazione e – soprattutto – di qualità che le ha fatte presto raggiungere i vertici assoluti del settore, con l’effetto collaterale di dare una bella scossa alle Case nostrane da anni adagiate sugli allori…

Oggi, la Cina può contare sul vantaggio di avere un più agevole accesso a tecnologie avanzate e a collaborazioni strategiche con i migliori marchi europei (il che permette di accelerare il processo di innovazione e crescita…). Viene solo da chiedersi se le Case del Dragone, così come hanno fatto quelle giapponesi, riusciranno a guadagnarsi la stima e la fiducia di un mercato così selettivo ed esigente come quello di sportive e supersportive… Voi cosa ne pensate?

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