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Propaganda Isis sul web, pm Torino ipotizza proselitismo

Gen 2, 2017

In seguito a una segnalazione della Polizia postale sulla diffusione via internet di materiale propagandistico a sostegno dell’Isis la procura della Repubblica di Torino ha aperto oggi un fascicolo di indagine per “proselitismo”. Il reato ipotizzato dai magistrati l’arruolamento con finalit di terrorismo internazionale”, previsto dalla legge n. 43/2015 che ha introdotto nuove fattispecie di delitti ed inasprito le sanzioni per contrastare “foreign fighter” e “Lupi solitari”. Nel caso specifico, nel mirino degli inquirenti sono le attivit di proselitismo via Web e sui social che intendono aumentare, potenzialmente, il numero di persone pronte a compiere atti di violenza.

“profili” sospetti riconducibili a soggetti domiciliati in Italia

Monitorando le piattaforme social con l’aiuto di un mediatore di lingua araba gli specialisti della Polizia postale hanno infatti individuato foto e video inneggianti alla Jihad: ci sono, fra l’altro, immagini di decapitazioni e di torture a militari. Alcuni dei numerosi “profili” esaminati dagli operatori sarebbero riconducibili a un piccolo numero di persone che risultano domiciliate in varie localit italiane.

Resta in carecere marocchino arrestato a Milano

Resta invece in carcere a San Vittore Nadir Benchorfi, il 30enne di origine marocchina fermato ai primi di dicembre a Milano e sospettato di essere un aspirante terrorista dell’Isis, in quanto, con Telegram e altri mezzi di comunicazione via Internet, si era detto disponibile a compiere attentati in Italia chattando con un uomo che si trovava in Siria. Il Tribunale del Riesame ha respinto nei giorni scorsi l’istanza di scarcerazione presentata dalla difesa. Benchorfi, che lavorava in un centro commerciale ad Arese, nel milanese, sarebbe entrato in contatto, durante la sua permanenza in Germania, con alcuni foreign fighter partiti dallo Stato tedesco tra il 2012 e il 2014 per combattere con lo Stato islamico. Legami che il trentenne avrebbe mantenuto anche al suo rientro in Italia. L’uomo avrebbe inoltre inviato somme di denaro nei teatri di guerra per sostenere la jihad.

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