C’è da chiedersi come facciano i palloni aerostatici di Google del progetto Project Loon a mantenere la posizione giusta per fornire connettività wireless a terra. Qualche giorno fa il colosso statunitense ha spiegato in un post che il segreto di questi palloni in polietilene dal diametro di 15 metri e l’altezza di 12 m è nell’intelligenza artificiale – nello specifico il machine learning.
Questa estate uno degli esperimenti in America Latina si è concluso con ben 98 giorni di servizio attivo sullo spazio aereo peruviano. In pratica una volta gonfiato è salito fino a 12 km di altezza e anche più – praticamente nella stratosfera. I pannelli solari montati in cima producono fino 100 watt.
L’energia serve sia ad alimentare le antenne per la ricezione e la trasmissione, che per le comunicazioni a terra alla frequenza compresa tra a 2.4 e 5.8 GHz. Dopodiché per gli spostamenti ha sfruttato le correnti analogamente a come si farebbe con i venti in mare. Il solo cambiamento dell’altitudine permette di agganciare il flusso giusto, che a quelle quote soffia più regolarmente del solito tra gli 8 e i 30 km/h.
Google ha sviluppato modelli matematici e quindi algoritmi software capaci di determinare quale sia l’altitudine migliore per intercettare il vento che ha la migliore chance di mantenere il pallone nell’area stabilita. Più palloni ovviamente concorrono a ottenere la migliore copertura del territorio.
Nel test peruviano, il pallone è partito da Puerto Rico e dopo 12 giorni di viaggio è rimasto a 20 km di altitudine nell’area di Chimbote. In 14 settimane il sistema ha attuato 20mila singole variazioni di altitudine e confermato l’efficienza del modello.
L’epilogo è andato secondo i piani. In coordinamento con il controllo volo peruviano il pallone è stato progressivamente sgonfiato ed è atterrato nella zona di Ica (Perù meridionale).