AGI – “Non tutti i beni sono stati restituiti e non si è trattato di una semplice appropriazione indebita perché l’indagato ha trafugato oggetti di grande valore dopo essersi procurato con un inganno le chiavi della cassaforte”: l’arciprete di Aragona, don Angelo Chillura, attraverso il suo legale Salvatore Pennica, si oppone cosi’ alla richiesta della procura di chiudere il caso e disporre l’archiviazione dell’indagine a carico di un 37enne, ex collaboratore della chiesa Madonna del Rosario. Il pubblico ministero Giada Rizzo, concluse le indagini, preso atto dell’atteggiamento collaborativo dell’indagato, che ha un incarico di docenza in un’università siciliana, ha chiesto l’archiviazione “per particolare tenuità del fatto” dall’accusa di appropriazione indebita.
Il magistrato della procura, in particolare, sottolinea che gli oggetti trafugati, messi poi in vendita su internet, sono stati restituiti. Tesi che l’arciprete, che due anni fa ha denunciato l’episodio ai carabinieri, contesta, tanto da chiedere al gip, attraverso il suo difensore, di disporre nuove indagini evidenziando la circostanza che il 38enne non ha commesso una semplice appropriazione indebita ma un vero e proprio furto. La circostanza scaturisce dal fatto che, secondo la sua versione, si sarebbe fatto consegnare le chiavi della cassaforte da un’altra collaboratrice della chiesa per prendere gli oggetti di maggiore valore fra cui calici in argento, mantelli e altri paramenti sacri. L’indagato, dopo avere ammesso di avere trafugato i beni e averli messi in vendita su una piattaforma on line, si è poi attivato chiedendo la restituzione e spendendo, a suo dire, una cifra di circa 17.000 euro.
Il legale dell’arciprete sollecita adesso altre indagini fra cui un accertamento patrimoniale che confermi quest’ultima circostanza e l’audizione di una serie di altri collaboratori della chiesa e dell’arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, “per confermare o meno la circostanza dell’integrale restituzione dei beni trafugati”. Il caso approda adesso davanti al gip di Agrigento, Giuseppa Zampino. L’udienza è stata fissata per il 21 gennaio: il giudice sentirà tutte le parti. Dopo avere ascoltato il pm, il legale dell’arciprete e il difensore dell’indagato, l’avvocato Alfonso Neri, deciderà se archiviare il procedimento, disporre nuove indagini oppure ordinare l’imputazione coatta.