L’Agenzia dell’Entrate chiede il conto a Eni, nel processo sulla presunta corruzione del ministro dell’Energia algerino Chakib Khelil, tramite la controllata Saipem. Ammonta a 10 milioni di euro la richiesta avanzata dall’Agenzia al collegio giudicante della quarta sezione penale del Tribunale di Milano presieduto dal giudice Giulia Turri, che vale come provvisionale. Inoltre stato richiesto anche un risarcimento equitativo del danno patrimoniale e non patrimoniale. Nel procedimento risulta imputato l’ex amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni.
Il procedimento per corruzione internazionale
Al centro del processo ci sono le presunte tangenti che sarebbero state pagate da Eni al ministro dell’Energia algerino Chakib Khelil e al suo entourage. L’ipotesi dell’accusa che le presunte mazzette siano state pagate per consentire a Eni di ottenere appalti per la gestione di pozzi petroliferi nello Stato africano. Stando alle ricostruzioni della pubblica accusa, la corruzione si sarebbe concretizzata attraverso la societ Saipem, controllata da Eni, che avrebbe mascherato le tangenti in provvigioni.
L’istanza presentata anche dall’ente algerino per l’energia
La richiesta della provvisionale per 10 milioni, pi il risarcimento danni, stata presentata sia dall’Agenzia dell’Entrate sia da Sonatrach, ente di Stato algerino che si occupa della gestione delle risorse energetiche. L’avvocato Gabriella Vanadia, che rappresenta l’Agenzia (parte civile per il solo reato di frode fiscale), ha presentato la richiesta assieme al legale di Sonatrach. Quest’ultima, in particolare, la societ statale che deteneva il giacimento di gas a Menzel in join venture con la First Calgary Petroleum.
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