Si è svolto il 23 settembre, presso il Centro Ricerche ENEA Casaccia, a pochi chilometri dalla Capitale, il primo test drive italiano di Toyota Mirai, la rivoluzionaria berlina a idrogeno lanciata dalla Casa giapponese ormai otto anni fa e giunta alla sua seconda generazione. L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile è da anni impegnata nella ricerca sull’alimentazione a idrogeno e sulla tecnologia a celle combustibili, soluzione introdotta da Toyota proprio a partire da Mirai.
Il primo test drive italiano dell’innovativa berlina a idrogeno ha concluso il percorso formativo dei 50 partecipanti alla H2 Summer School organizzata dal Dipartimento ENEA di Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili, in collaborazione con Sapienza Università di Roma e Associazione Italiana di Ingegneria Chimica.
Toyota Mirai: rivoluzione a idrogeno
Mirai, in giapponese, significa futuro. E Toyota ha sempre sostenuto molto chiaramente di essere in prima linea nello sviluppo delle tecnologie di alimentazione a idrogeno: la maggiore Casa automobilistica nipponica ha iniziato a sviluppare veicoli elettrici a celle a combustibile nel 1992, per lanciare la prima auto a idrogeno di serie nel 2014.
La tecnologia Toyota a celle a combustibile di idrogeno, che oggi offre un’autonomia di 650 chilometri e ha da poco battuto il record dei mille chilometri con un pieno, punta a scrivere un nuovo futuro per la mobilità sostenibile, che va ben oltre le emissioni zero con l’introduzione del concetto di “emissioni negative”. Toyota Mirai è infatti dotata di un particolare filtro catalizzatore nella presa d’aria capace di catturare micro polveri inquinanti come particolato PM 2,5, biossido di zolfo e ossidi di azoto: la berlina a zero emissioni di Toyota non si limita ad avere un impatto neutro sull’ambiente, ma pulisce l’aria mentre si muove.
Il sistema sviluppato da Toyota genera energia attraverso la reazione di idrogeno e ossigeno, che avviene all’interno delle celle a combustibile: il processo, istantaneo, alimenta un motore elettrico che fornisce potenza alla vettura, che emette esclusivamente acqua.
In Italia sono due le auto a idrogeno attualmente in commercio, entrambe asiatiche: oltre alla Mirai, anche il SUV Hyundai Nexo utilizza una tecnologia fuel cell e dispone di filtri che puliscono l’aria dal particolato. Le vendite nel nostro Paese, però, si fermano a poche decine di unità l’anno, a causa in primo luogo della mancanza di un’infrastruttura che consenta agli automobilisti italiani di mettersi in linea con quanto avviene nel resto del mondo: nel 2021, infatti, si è registrato un +84% delle vendite di auto alimentate a idrogeno a livello globale.
ENEA conduce il primo test drive in Italia
Il primo test drive della berlina a idrogeno firmata Toyota si è svolto al Centro Casaccia dell’ENEA, e non è un caso: il centro di ricerca alle porte di Roma, oltre ad essere il più grande complesso di laboratori ed impianti dell’Agenzia, è anche stato scelto per ospitare la “Hydrogen demo Valley”, il primo incubatore tecnologico italiano per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno. Il progetto di ENEA, finanziato dal Ministero della Transizione Ecologica, abbraccia tutta la filiera dell’idrogeno: produzione, distribuzione, accumulo ed utilizzo, come vettore energetico ma anche come materia prima per la produzione di altri combustibili.
La filiera italiana dell’idrogeno, in effetti, stenta a prendere piede: quando arrivò la prima Mirai in Italia, nel 2019, c’era un unico distributore di idrogeno, a Bolzano; oggi, a distanza di diversi anni, le stazioni di rifornimento a idrogeno presenti sul territorio nazionale sono soltanto sette. Secondo quanto riportato nel piano nazionale di sviluppo della mobilità a idrogeno, entro il 2025 saranno costruite 197 stazioni di servizio, di cui 141 destinate ai veicoli privati: lo scenario, infatti, prevede che le vendite di auto FCEV potrebbero superare di molto le 20.000 unità entro il 2025.
“Per accelerare la penetrazione dell’idrogeno in questo settore la maturità tecnologica da sola non è sufficiente”, spiega Giulia Monteleone, responsabile della divisione ENEA Produzione, Storage e Utilizzo dell’energia, “è necessario intervenire contestualmente anche sugli aspetti normativi, regolatori e incentivanti favorendo la realizzazione di stazioni di rifornimento di idrogeno su tutto il territorio nazionale, così come è necessario promuovere la cultura dell’idrogeno favorendone la conoscenza e l’accettabilità sociale”.