AGI – “I portuali che ancora partecipano alla proteste vengono portati in giro dalla piazza dei no green pass come delle Madonne di Medjugorje. Mi vergogno e soffro per loro”.
Franco Mariani, che si definisce “uomo che da 40 anni vive nei porti e per i porti”, è il presidente dell’Agenzia Portuale di Trieste, ALPT, la sigla stampata sui giubbotti gialli dei lavoratori del porto diventati emblema dell’occupazione’ dello scalo marittimo, poi sgomberato dalle forze dell’ordine.
“Pensavano di governare il movimento – dice all’AGI -. Guidati da Stefano Puzzer, hanno acceso una prateria credendo poi di spegnerla ma poi non ci sono riusciti. Ora vengono portati in giro come icone e usati da chi li ha strumentalizzati per fare dirette Facebook e puntare a un nuovo soggetto politico. Questa non è più una battaglia sindacale ma politica”.
Secondo Mariani, le conseguenze “saranno pesanti” per “quella ventina di loro che continua a partecipare alle azioni di protesta e che il 10 novembre, giorno della paga, si troverà ben pochi euro in busta”.
Ma anche “per le decine che si sono messi in ‘finta’ malattia e i cui nomi ho segnalato in un esposto alla Procura. Sei contro lo Stato del green pass ma ti piace lo Stato che ti da’ l’assistenza sanitaria? E questo nonostante un’Agenzia che ti offre i tamponi gratis ”.
E le conseguenze saranno pure a danno degli altri che al lavoro vanno regolarmente. “Avevamo previsto per dicembre un premio salariale – spiega -. Premio che non ci potrà più essere perché dobbiamo pagare i tamponi. Tamponi che saranno pagati anche dai portuali vaccinati che dovranno rinunciavi per solidarietà nei confronti di chi ha scelto di non fare il vaccino. In più l’Agenzia pagherà quanti hanno scelto, vergognosamente, di mettersi in malattia. I primi tre giorni sono a carico dell’ Agenzia”.
Mariani afferma che anche adesso, nonostante la situazione sia in “costante miglioramento”, l’attività del porto è danneggiata “perché con tutte le assenze che ci sono, si fa fatica a creare le squadre”, un danno che si aggiunge a quello “gravissimo d’immagine che stiamo subendo”.
“Tutti ciò – riflette- sottolineando che la protesta non è più dei portuali che sono stati sovrastati. Sono scattati altri meccanismi anche di personalismi, come nel caso di Puzzer, che non c’entrano più nulla. Nella storia i portuali hanno sempre fatto lotte importanti, trovando accordi e mediazioni. Se aprono un problema sanno che possono risolverlo altrimenti evitano, come stanno facendo negli altri porti. Questa non è una lotta degna della storia dei portuali”.