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Ponte Morandi, il gip: “Tursi può demolire ma quello che rimane è una prova”

Dic 9, 2018

“Il Comune potrebbe demolire, ma ciò che rimane del ponte Morandi, per noi è una prova”, si limita a dire il giudice per le indagini preliminari. Angela Nutini è un magistrato dai modi garbati, anche se coi giornalisti preferisce parlare poco. Sopratutto in questi giorni, la soglia del suo ufficio è invalicabile. Ma non ti sbatte la porta in faccia: «Ho molto da lavorare, scusatemi…». Concede qualche precisazione: «I risultati, delle analisi sui materiali fatte in Svizzera, non sono ancora arrivati (consegna prevista per martedì prossimo, ndr); quando arriveranno, dovremo dare tempo ai nostri consulenti che li leggano e li mettano insieme a tutto il lavoro peritale che hanno fatto in loco, sul luogo del disastro. Dovranno fare una relazione. Poi ci vorranno tempi tecnici perchè gli avvocati e i periti di parte (Procura, indagati e parti offese) la acquisiscano e la leggano. Tutto questo sicuramente non potrà avvenire entro il 31 dicembre».

Così è. Il sindaco-commissario, però, ha promesso di iniziare la demolizione il 15. «Capisco le esigenze, ma l’udienza del 17 ci servirà per stabilire i tempi in cui dovrà essere fatto tutto ciò». Tradotto: la Procura difficilmente potrà dissequestrare il ponte. Proprio per “non inquinare le “prove. D’altra parte lo stesso Marco Bucci dice di “voler rispettare le necessità dei pm e del gip”. A dettare l’agenda sono i tempi di procedura. A meno che si voglia rischiare ricorsi e controricorsi, partire con il piede sbagliato per un processo delicato, “che deve dare giustizia a 43 morti e 260 famiglie senza una casa”. Sicché, al nono piano (Procura) e al decimo (Ufficio Gip) di Palazzo di Giustizia prevedono uno slittamento dei tempi dell’incidente probatorio, e con essi anche quelli di demolizione.

L’udienza del 17 dicembre servirà a fissare una nuova data per la discussione in aula. Bucci sa di non potere fare forzature neppure di fronte alle possibilità prospettate dal procuratore capo Francesco Cozzi: «Si può iniziare a dissequestrare a pezzi, buttando giù parti che non interessano l’incidente probatorio o che salvaguardino le prove». Tant’è che il commissario l’altro ieri, quando ha presentato il progetto di demolizione, si è corretto: ha parlato di apertura dei cantieri il 15, non di inizio lavori. Ha detto che “per la rimozione servono gru, macchinari, attrezzature”. Per allestire tutto ciò, ci vogliono giorni.

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Il sindaco, però, si porta avanti. Ha scelto il progetto di demolizione stilato da 10 ditte, buona parte genovesi. Esclusa Autostrade per l’Italia. «Abbiamo vagliato le migliori offerte, selezionato i pezzi migliori e ne abbiamo fatto un progetto unico — spiega il commissario straordinario —. Abbiamo spinto le ditte a costituire un’Associazione Temporanea di Imprese”. Non dice quali, ma pare che della cordata facciano parte Carena (costruzioni), EcoEridania (bonifiche), Fagioli (trasporti eccezionali), Vernazza (sollevamento), Siag e Despe (demolizioni con esplosivi).

Bucci, comunque, assicura che il 31 marzo 2019 intende iniziare la ricostruzione del nuovo viadotto: «Voglio vederlo in piedi entro la fine dell’anno, poi se lo apriamo o inauguriamo dopo, non mi interessa». Il coordinamento progettuale, la direzione lavori e il supporto alla struttura commissariale per la demolizione e la costruzione sono stati assegnati a Rina Consulting S. p. a: con un corrispettivo pari al 5,65% dell’importo dei lavori e un tetto massimo di 14milioni di euro.

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