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Ponte Genova, la strategia di Autostrade per salvare la concessione

Nov 29, 2018

Se Giovanni Castellucci ha di fatto confermato le anticipazioni del Sole 24 Ore che lo vedevano in uscita da Autostrade per l’Italia (Aspi), probabilmente non stato solo per l’esigenza di concentrarsi sulla capogruppo Atlantia in vista dell’integrazione con la neoacquisita Abertis. Ci sarebbero anche ragioni legate alle strategie difensive del manager e della societ nei due pi importanti processi in cui sono coinvolti: il crollo del Ponte Morandi (43 morti) e l’incidente del bus precipitato dal viadotto Acqualonga (40 morti). Sono strategie raffinate. Lo si capisce non solo dal calibro dei legali messi in campo (come Paola Severino, ex ministro della Giustizia, che ha accompagnato Castellucci ieri al primo interrogatorio in Procura a Genova), ma anche da una serie di dettagli.

Mettiamoli tutti insieme. Ne uscir un quadro che consentir di capire anche come sta andando la battaglia per conservare la concessione, di cui il Governo ha avviato la caducazione subito dopo la tragedia di Genova e che teoricamente dovrebbe dare un primo esito entro febbraio.

L’uscita da Aspi

Castellucci pianificava di abbandonare il ruolo di amministratore delegato di Aspi gi nella seduta di consiglio di amministrazione del 3 agosto, 11 giorni prima prima del crollo del Ponte Morandi. Ma possibile che la mossa non sia stata determinata solo dal successo nell’operazione Abertis: negli stessi mesi, diveniva anche meno remota la possibilit di essere condannato ad Avellino per la tragedia del bus, dopo che il perito del giudice ha confermato e rafforzato il parere degli esperti nominati dai pm. Tanto che il 10 ottobre la pubblica accusa ha chiesto per lui 10 anni di reclusione.

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Altri potenziali problemi potrebbero venire dall’inchiesta sul crollo del cavalcavia di Camerano (Ancona) avvenuto sull’A14 il 9 marzo 2017 (due morti). Risale invece a dopo la tragedia di Genova il provvedimento che a Roma avvia il processo su difetti costruttivi e infiltrazioni camorristiche avvenuti nel decennio scorso; qui Castellucci non indagato, ma lo sono altri dirigenti tra cui il capo della manutenzione Michele Donferri Mitelli, uomo di fiducia dell’ad. L’udienza preliminare prevista per il 6 dicembre e potrebbe svolgersi in un clima di tensione per ragioni che non dipendono da Aspi: a Gennaro Ciliberto, il testimone di giustizia le cui denunce hanno fatto partire le indagini, stata negata (verbalmente e senza spiegazioni) la scorta per recarsi quel giorno al Tribunale di Roma.

Anche nell’ottica di tutte queste vicende, lasciare Aspi potrebbe essere consigliabile anche dopo una condanna in primo grado. vero che lo statuto della societ non richiede requisiti di onorabilit particolarmente stringenti e che tale condanna non necessariamente pregiudicherebbe la possibilit di partecipare a gare pubbliche. Ma altrettanto vero che per la giurisprudenza della Cassazione l’amministratore delegato di una societ concessionaria di pubblico servizio una figura di garanzia.

Cos la magistratura potrebbe anche valutare di percorrere la strada del commissariamento della societ e il ministero delle Infrastrutture potrebbe utilizzare la mancata sostituzione dell’amministratore delegato per aggiungere un argomento a favore della caducazione della concessione. Senza contare le possibili ripercussioni negative sui mercati finanziari.

I controlli straordinari e l’incidente di luned

Meglio, dunque, rassicurare tutti. Cosa che Castellucci ha fatto sia davanti ai pm sia davanti ai giornalisti. Soprattutto quando ha parlato di ulteriori verifiche e accertamenti sulla sicurezza della rete che stiamo conducendo anche con l’ausilio di societ esterne. Si tratta di un’operazione straordinaria di monitoraggio il cui esito assolutamente confortante.

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Per, neanche 48 ore prima che Castellucci parlasse, un pezzo di cemento armato si staccato dal ponte sul fiume Reno, al chilometro 10 dell’A14 (Bologna Borgo Panigale), in carreggiata nord. Il pezzo, pesante 2,4 chili, stato proiettato verso l’alto dalle ruote di un camion, sfondando il parabrezza della vettura che seguiva e ferendo al volto una signora americana, che ora rischia di perdere un occhio.

Pu anche essere stata solo una casualit e il ponte sul Reno non una di quelle strutture complesse cui si riferiva primariamente Castellucci. Ma il pezzo che si staccato era di sostegno a un giunto. noto che i giunti di quel ponte causano molti sobbalzi ai veicoli in transito e a volte ne danneggiano le gomme, creando situazioni di pericolo anche solo per questo. Il tutto in uno dei tratti pi trafficati d’Italia. Era quindi una situazione da tenere bene sotto controllo.

Disponibilit, ma limitata

Delle altre mosse difensive principali di Castellucci, alcune sono state evidenti e altre sono rimaste sotto traccia. Fra le prime, l’avvalersi della facolt di non rispondere (scelta prevedibile in questa fase, fatta da tutti i 15 indagati finora interrogati dai pm, tranne tre) ma rilasciando dichiarazioni spontanee, consegnando documenti alla Procura e dichiarandosi disponibile a un nuovo interrogatorio quando sar terminato l’incidente probatorio in corso (le prossime udienze sono previste per il 17 e 18 dicembre, pi o meno quando i reperti di macerie inviati in Svizzera per analisi torneranno e i periti dei pm termineranno la loro relazione).

La disponibilit, per, stata circoscritta nei limiti delle competenze a lui facenti capo e delle deleghe previste dall’organizzazione societaria, ha chiarito la Severino. Una delimitazione non facile, sia a causa della giurisprudenza della Cassazione sia a causa della strategicit del Ponte Morandi. Essa, per esempio, comporta che il viadotto dovesse essere inserito nel programma di valutazione e messa in sicurezza antisismica previsto gi dal 2003 dall’ordinanza n. 3274 della Presidenza del Consiglio, cosa che non risulta sia stata fatta. Dato che il programma incide sui piani economico-finanziari della societ che sono fondamentali nel regolare il rapporto con lo Stato e sono di competenza del consiglio di amministrazione, si potrebbe argomentare che Castellucci debba rispondere anche su questi aspetti, che invece finora secondo Aspi sono di competenza delle sue strutture tecniche.

Risarcimenti e tariffe

Tra le dichiarazioni spontanee, quella di aver gi avviato in proprio l’iter per il giusto risarcimento a 150 eredi delle vittime senza attendere i tempi delle assicurazioni. Una cosa che il Codice penale considera favorevolmente ai fini della determinazione della pena (mentre lamentele sui rimborsi erano giunte dai commercianti che hanno dovuto sospendere l’attivit).

Castellucci ha anche detto che gli interventi di manutenzione effettuati dalla societ, sulla base delle previsioni della convenzione in essere, non vengono remunerati in alcun modo in tariffa (una questione complessa, che non noto se e come sia stata dettagliata davanti ai pm).

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La ricostruzione impossibile

Non sembra, ma anche la ricostruzione del Ponte pu rientrare fra le strategie difensive. Questa una tra le poche spiegazioni di un’apparente stranezza: fra i progetti di ricostruzione presentati al commissario-sindaco Marco Bucci, tre prevedono il riutilizzo dei monconi di viadotto rimasti in piedi, nonostante il fatto che gi una settimana dopo il crollo i periti dei pm avessero comunicato che erano anch’essi a rischio.

L’allarme fu confermato qualche giorno dopo dai documenti acquisiti anche presso Aspi dalla commissione ministeriale ispettiva che svolgeva l’inchiesta amministrativa sul disastro: dalle schede delle ispezioni svolte nel tempo e da altre stime, emergevano criticit.

molto dubbio che eliminare queste criticit sia pi conveniente rispetto a ricostruire tutto con un progetto completamente nuovo: gi prima del crollo si valutava che quella che comportava l’abbattimento della vecchia struttura fosse la soluzione migliore. N l’ipotesi di salvare i monconi stata mai evocata da Bucci. E allora perch qualcuno la tiene in vita?

Secondo il progetto di retrofitting che Aspi fece approvare dal ministero prima del crollo e l’interpretazione che di essi hanno dati i dirigenti della societ sentiti dalla commissione, gli interventi previsti dal progetto non servivano a scongiurare un crollo probabile, ma a migliorare la struttura prolungandone la vita utile. Quindi ora far vedere che si vuole recuperare i monconi significherebbe confermare che, tranne la parte crollata per cause ancora non accertate, la struttura era ancora “buona”.

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Ci sarebbe di aiuto ad Aspi e potrebbe non essere casuale che uno dei tre progetti che prevedono il riutilizzo dei monconi sia stato presentato dal Codacons: almeno negli ultimi anni, l’associazione dei consumatori non ha avuto nei confronti della societ quell’atteggiamento aggressivo che non di rado la contraddistingue con altre controparti. E, quando Aspi stata condannata per la contraffazione del brevetto del Tutor, l’associazione intervenuta contro gli interessi dell’impresa che aveva fatto causa alla societ.

Il Codacons membro della Consulta per la sicurezza e la qualit del servizio, costituito una dozzina di anni fa proprio da Aspi. Un organismo che, aldil della evidente pubblicit a pagamento che ne ha fatto la societ in occasione del decennale, non ha mai dato grandi segni di incisivit. Per esempio, dagli ordini del giorno delle sedute che sono stati resi pubblici, non risulta si sia mai occupato della tragedia di Avellino, nonostante all’epoca (2013) fosse l’incidente stradale pi grave della storia d’Italia assieme al rogo nel traforo del Monte Bianco (1999).

I ritardi del ministero

Il Codacons riuscito a passare il filtro dell’incidente probatorio, facendosi ammettere come parte offesa nel processo di Genova. Cos due suoi periti hanno avuto accesso all’area riservata dove sono state custodite le macerie pi rilevanti. Il ministero delle Infrastrutture, nonostante abbia ingaggiato la difficile battaglia per togliere la concessione ad Aspi, era assente: ha rinunciato a costituirsi parte offesa, mentre almeno per ora non ha esitato a garantire il patrocinio dell’Avvocatura dello Stato a uno dei principali indagati, il suo dirigente Roberto Ferrazza. Si pu recuperare in futuro, ma forse gi adesso stanno accadendo cose importanti che potrebbero influenzare l’esito del processo.

Non si ha notizia di attivit supplementari in corso al ministero per controllare tutta la rete Aspi e contestare eventualmente altre inadempienze: ufficialmente atteso solo l’avvio dell’agenzia per la sicurezza stradale e ferroviaria, prevista dal decreto Genova approvato qualche giorno fa. I tempi non saranno brevi, mentre i termini della procedura avviata dal ministero contro Aspi continuano a correre.

Cos, per quel che se ne sa ad oggi, la carta pi importante in mano al ministero sembra la relazione della commissione ispettiva sul crollo del Morandi, che ha scoperto non poche anomalie gravi ma ha avuto solo un mese di tempo per operare e quindi non riuscita a completare l’acquisizione di altri atti. Ci sono poi gli esiti di alcuni controlli svolti nel 2016-2017 dall’ufficio per il Centro-Sud della direzione generale di vigilanza sulle concessioni autostradali (Dgvca), che riguardano soprattutto problemi alle barriere di sicurezza. possibile che siano in corso altre attivit tenute rigorosamente segrete.

Di certo, pi approfonditi sono stati gli studi giuridici sulla possibilit di togliere la concessione ad Aspi senza incappare nei pesantissimi costi previsti dalla convenzione in vigore. Ma non meno approfonditi saranno gli studi della controparte.

Il risiko del Triveneto

Ci sono comunque altri segni che indicano una volont ministeriale di rendere la vita difficile al gruppo Atlantia. Si intravvedono in come si sta cercando di sciogliere i nodi incrociati delle autostrade del Triveneto. Una partita che riguarda anche Aspi, sia pure indirettamente: al centro c’ la Brescia-Padova, controllata da Abertis che ora confluir in Atlantia.

Questo gestore ha la concessione scaduta e nei mesi scorsi, prima che s’insediasse l’attuale governo, ha cercato di ottenere una proroga, legata al completamento del collegamento autostradale Valdastico Nord. La proroga stata bocciata dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, ma l’ultima parola va al ministero e tra gli enti locali veneti e trentini ora pare prevalere la volont di fare quest’autostrada.

A giudicare anche da un emendamento al decreto fiscale bocciato ma in lista per confluire nella manovra economica di fine anno, il Governo non si opporr. Ma metter paletti per evitare che si ripetano proroghe basate su investimenti di dubbia utilit pubblica o fattibilit, che consentono anche di rincarare i pedaggi e/o di tenerli pi alti del necessario.

L’emendamento prevede che, quando una concessione scade e non viene ancora riassegnata, si fissano un programma di investimenti (soprattutto per la sicurezza) e il relativo piano finanziario. Il tutto senza arrivare a una vera e propria proroga.

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